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Redazione

17.11.2014 ( Aggiornata il 17.11.2014 11:44 )

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Con il Pirlo a scartamento ridotto di questa stagione l'Italia avrebbe annientato la Croazia a San Siro? Probabilmente no, ma non è certo l'assenza di Pirlo il problema evidenziato da una partita il cui pareggio potrebbe in teoria creare qualche problemino per andare all'Europeo 'cani e porci' che nel 2016 si disputerà in Francia. Bisognerebbe però essere superati dalla Norvegia, poi perdere il playoff fra le terze, eccetera, quindi evitiamo scenari apocalittici prima del tempo. Il presente è quello di un'Italia con qualche assenza importante (oltre a Pirlo, anche Bonucci, Verratti e Balotelli, per non citare il solito Montolivo o Barzagli) ma con un buono spirito, che Conte nel secondo tempo ha addirittura schierato con il 4-4-2 con de Sciglio quarto difensore di sinistra, ottenendo qualche segnale di vitalità e qualche sprazzo anche da un El Shaarawy ormai giudicato con lo stesso metro del 'generoso Graziani'. Non è un complimento... Il problema risiede nella qualità media del gruppo azzurro, non troppo distante da quella dell'Italia di Donadoni, del Lippi bis e di Prandelli. La squadra campione del mondo 2006 aveva Buffon, De Rossi e Pirlo nel fiore degli anni, una difesa centrale solidissima (Cannavaro-Nesta, con Materazzi riserva decisiva, senza dimenticare Barzagli), due esterni offensivi come Zambrotta e Grosso, centrocampisti di sostanza (Gattuso) e incursori (Perrotta), Totti all'ultimo urrà azzurro, Del Piero in panchina e tante punte con caratteristiche diverse (Toni, Inzaghi, Iaquinta, Gilardino). Al di là dell'analisi delle singole partite è evidente che la Croazia di Kovac sia più simile all'Italia di oggi che a quella dell'altroieri. Perché il mitico 'estero' viene mitizzato, ma l'imprendibile Perisic gioca nel Wolfsburg che è sì secondo in Bundesliga ma è sempre il Wolfsburg (la Volkswagen ha messo nel calcio meno soldi della FIAT), Modric si è fatto male quasi subito ed è stato sostituito da un Kovacic da compitino come quello interista, Rakitic non è che stia illuminando il Barcellona mentre Mandzukic è un buonissimo attaccante, anche intelligente tatticamente, ma non di un altro pianeta rispetto a Pellé. Insomma, il valore del calcio italiano è inferiore rispetto a quello di una decina di anni fa, ma l'autoflagellazione insita nel nostro DNA nazionale non ci deve indurre a suonare i clacson per un pareggio casalingo strappato alla Croazia. Non è vero che non c'è ricambio, in ogni caso, a partire dalla difesa (Rugani e Romagnoli saranno di quelli che si faranno rimpiangere dai vecchi del 2034) e dalla porta, dove Buffon ha decisamente fatto il suo tempo non tanto in campo, dove un errore può capitare anche ai migliori, quanto nello spogliatoio. Twitter @StefanoOlivari

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