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Il disegno contro la Roma

Redazione

05.10.2014 ( Aggiornata il 05.10.2014 21:05 )

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Juventus-Roma è stata una partita selvaggia e bellissima nella sua bruttezza, perché il calcio non è un'esibizione da giocolieri e meno che mai lo sarebbe potuto essere nella sfida della stagione, almeno rapportata al nostro orticello. Cinque gol, mille episodi controversi, intensità in ogni secondo della partita, due giocatori più Garcia espulsi, forse soltanto Buffon e Skorupski hanno meritato di finire la partita senza un cartellino. Un vero spot a favore di un Super Bowl italiano, ma anche una partita che Rocchi ha diretto come peggio non avrebbe potuto, ben oltre i tanti episodi discutibili e il tocco finale del fuorigioco sul gol della vittoria: un arbitro incapace di entrare nello spirito del gioco, prima ancora che di giudicare le singole azioni. Con la crocifissione del direttore di gara ci fermiamo qui, anche se è logico che la Roma se ne sia tornata a casa sentendo antichi e cattivi sapori. Esaurite le moviole siamo già al 'dopo' e a un campionato comunque aperto per le due squadre che si staccavano sul resto della serie A già a luglio. Siamo nella situazione opposta a Calciopoli, quando gli episodi di potevano discutere (sia pure con opinionisti addomesticati) ma ad essere marcio era il sistema, come hanno confermato condanne penali e sportive. Adesso il sistema non viene discusso da nessuno, se non per questioni marginali come le seconde squadre e i diritti tivù (ed in ogni caso Juventus e Roma sono dalla stessa parte della barricata), mentre certi episodi si ripetono con continuità, al pari di battaglie mediatiche ben più intense rispetto al passato. Perché se i tifosi della Juventus sono molti di più di quelli della Roma, c'è molto più equilibrio fra giornalisti-opinionisti o presunti tali: semplificando ma non troppo si può dire che a Sky vinca la Juve e alla Rai la Roma. Quanto ai giornali, ognuno cura il suo bacino d'utenza geografico. Cosa stiamo cercando faticosamente di dire? Che gli errori di Rocchi diventano interessanti, per poterne parlare più di mezzora dopo la fine della partita, soltanto se la Roma ritiene che facciano parte di un disegno. Però bisogna avere le palle (perdonate il francesismo) e soprattutto gli argomenti per far sostenere questa tesi a un dirigente. Altrimenti le lamentele servono solo a procurarsi crediti con il Rocchi della prossima partita. Siccome non amiamo l'equilibrismo, che è cosa diversa dall'equilibrio, esplicitiamo il nostro modesto pensiero: non esistono più 'quella' catena di comando e la miriade di rapporti personali di Moggi, ma la situazione economica, politica e mediatica dell'Italia prima ancora che del calcio italiano, rende pericoloso per la propria carriera sbagliare contro il mondo Agnelli-Fiat (lo sa lo stesso Moggi, del resto, per non parlare di Fabrizio Corona). Nelle situazioni evidenti ci si comporta in maniera lineare, invece nelle situazioni di incertezza sono in molti (per fortuna non tutti) a pensare alla propria famiglia. Nessun complotto, non ce n'è bisogno. Twitter @StefanoOlivari [poll id="64"]

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