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La scoperta dell’America

Redazione

04.08.2014 ( Aggiornata il 04.08.2014 10:06 )

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522 anni dopo Cristoforo Colombo è stata riscoperta l'America, almeno nel calcio. I 109mila spettatori di Ann Arbor, Michigan, per Real Madrid-Manchester United, paragonati ai 12mila di Philadelphia per Inter-Roma (quel tipo di partita di campionato che secondo molti avrebbe 2 miliardi di telespettatori), sono un atto d'accusa nei confronti del calcio italiano ben più duro dei flop della Nazionale o in Champions League. Perché i risultati possono migliorare, ma lo status si costruisce negli anni se non nei decenni. A parti ribaltate in Italia esistono molti più tifosi dei Los Angeles Lakers, in un momento pessimo e con prospettive future modeste, che dei Cleveland Cavs di LeBron James, per le stesse ragioni. L'Italia degli anni Ottanta e Novanta era la NBA del calcio, il punto di arrivo di tutti i più grandi campioni: nel 1984 Maradona accettò le offerte di un Napoli che nel campionato precedente si era classificato dodicesimo e che in campo internazionale era sconosciuto, sarebbe come se oggi Messi o Cristiano Ronaldo dicessero di sì alla Sampdoria, per citare la dodicesima dello scorso campionato. Impensabile. L'aspetto poco sottolineato della questione è che gli Stati Uniti di oggi non sono calcisticamente selvaggi a cui vendere perline colorate, ma espressione di un movimento di base fortissimo e di un campionato, la Major League Soccer, che ha una media spettatori (18.807 quella del 2013) ormai paragonabile a quella della Serie A. Mediaticamente, poi, i nomi dei più forti calciatori del mondo sono già da anni nella testa anche dello spettatore generalista e non è difficile 'vendere' un'amichevole come grande sfida fra Rooney e Cristiano Ronaldo. E quindi? Non essendoci più i soldi, in bianco o in nero, per andare alla caccia dei migliori, il momento sarebbe propizio per una ricostruzione su basi diverse da quelle del semplice calciomercato. Giocatori locali, cresciuti nel club e nella città, da far giocare non in base a regole calate dall'alto ma in base a semplici considerazioni di opportunità. Solo così certe partite torneranno ad essere interessanti per noi. L'America rimarrà lontana in ogni caso, perché lo spettatore non tifoso preferirà sempre lo spettacolo dei campioni (anche per pochi minuti, come CR7 nel Michigan) a quello dei normali. Twitter @StefanoOlivari

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