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Redazione

28.07.2014 ( Aggiornata il 28.07.2014 10:18 )

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Galliani e Lotito ci sanno fare, la Lega è cosa loro e la federazione mai è stata loro ostile, quindi solo un politicamente corretto abilmente manovrato poteva mettere in discussione l'elezione di Carlo Tavecchio a presidente della FIGC il prossimo 11 agosto. Impresentabile, Tavecchio, ma non certo per la battuta sulle banane che oltretutto sintetizzava anche il pensiero in materia dell'altro candidato Albertini (da sempre l'Associazione Calciatori chiede quote di italiani non solo rispetto agli extracomunitari ma anche ai comunitari più o meno farlocchi) o per l'età, 71 anni, con lui nell'occasione nelle vesti di discriminato al posto del fantomatico Optì Pobà. Impresentabile prima di tutto perché rappresenta una realtà in gran parte finta e quindi da abolire come quella dei Dilettanti, con un peso elettorale assurdo (34% dei delegati) e una ragion d'essere solo a livello giovanile. Impresentabile perché nell'ultimo ventennio ha condiviso le scelte dei presidenti di turno, dall'indistruttibile e sempre potentissimo Carraro (che infatti lo difende) ad Abete, senza nemmeno smarcarsi formalmente come ha fatto con più furbizia Albertini. Impresentabile perché non ha una sola idea, nemmeno di quelle fumose da campagna elettorale, che faccia pensare ad una svolta nel calcio italiano. A meno che sia definibile 'idea' quella di costringere la Juventus o la Roma ad istituire una sezione femminile. Detto questo, Tavecchio ha una cosa che nelle elezioni continua a contare: i voti. Potrebbe farcela anche se la B di Abodi, cioè l'uomo su cui fra due anni potrebbero trovare un accordo il partito Juve (Fiorentina, Roma, Inter) e il partito Milan (Lazio, Napoli, Genoa), ritirasse il suo appoggio. Di certo i media agnelloidi, da Sky ai giornali, gli stanno sparando contro a palle incatenate e non sarà facile reggere la pressione per due settimane. È quindi solo per motivi ambientali e di immagine che una candidatura finora solidissima potrebbe finire in cenere, anche se il sostanziale lavarsene le mani di Renzi e l'appoggio di Berlusconi dovrebbero puntellare il fronte politico. Conclusione? Tavecchio rischia il sogno di una carriera per una battuta mal riuscita, sia pure nella sostanza fondata (a meno che l'obbiettivo delle società sportive non sia diventato fare trading di sconosciuti), ma la vera battuta è proprio che si pensi a lui come riformatore del calcio italiano. Twitter @StefanoOlivari

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