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Redazione

16.07.2014 ( Aggiornata il 16.07.2014 10:55 )

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In un colpo solo, lasciando la panchina della Juventus con una risoluzione di contratto sì consensuale ma in realtà tutta da chiarire, Antonio Conte ha beffato Andrea Agnelli e i suoi uomini mercato Marotta e Paratici. Per tutti una figura misera a livello di società, mentre la Juventus come squadra non subirà grandi danni. Anzi: meglio un allenatore nuovo e motivato che uno vincente (fino a Chiasso) e insoddisfatto della campagna acquisti, con l'alibi per l'Europa già pronto e quel contratto in scadenza che solo nel calcio italiano sembra essere un problema insopportabile. Adesso è una gara a fare quelli che sapevano già tutto da tempo, ma di certo c'erano solo la stanchezza di Conte dopo tre anni intensi e la sua paura di essere giudicato solo per la Champions. La situazione è precipitata pochi giorni fa, quando alla stanchezza si è saldata la rabbia per un calciomercato a suo giudizio di basso profilo, nonostante per Iturbe e Morata (peraltro non ancora arrivati) fossero stati messi in campo 50 milioni di euro per i soli cartellini, da recuperare nei sogni di Agnelli (che da sei mesi lo offre al PSG) con il solo Pogba e senza quindi il sacrificio anche di Vidal. Conte non giudicava né Iturbe né Morata gente da salto di qualità: a questo punto, essendo in altre dimensioni James Rodriguez e Robben, il messaggio è stato chiaro. Meglio per tutti salutarsi a metà luglio, meglio fare la figura di una società disorganizzata come tante altre che buttare via consapevolmente una stagione. Per forma mentale parliamo più dei 'padroni', quindi in questo caso di Agnelli, che di chi viene da loro pagato, ma nella vicenda abbiamo trovato Conte fin troppo furbo. Prima di tutto perché, non da oggi, si è inventato una pressione mediatica che non esiste: nessuno (né Agnelli né i giornali di Agnelli, che anzi hanno ridicolmente pompato l'Europa League presentandola come un degno surrogato) gli ha mai chiesto l'anno scorso di vincere la Champions League, anche se l'Atletico Madrid che ha meno della metà del fatturato della Juventus ci è andato a 30 secondi di distanza, ma una Juve che faccia il suo (quindi con la rosa attuale) vale tranquillamente i quarti di finale e comunque il passaggio del primo turno. Proprio quello che nella stagione scorsa Conte ha fallito, con tutti i danni finanziari e di immagine annessi. E poi perché, con l'addio di Prandelli alla panchina azzurra, adesso ha uno sbocco che a maggio non aveva. Da qui a darlo per sicuro commissario tecnico ce ne passa, ma adesso è senz'altro diventato il candidato numero uno a prescindere dal nome del nuovo presidente FIGC. E se lo scenario diventerà concreto potrà anche evitare di passare per traditore, passando due anni tranquilli (tanto a Euro 2016, 24 squadre alla fase finale, per non qualificarsi bisogna mettersi a tirare nella propria porta) in Nazionale e valutando nel medio periodo altre opzioni italiane (Milan, se Inzaghi dovesse fallire) ed estere. Conclusione? Chiunque guidi la Juventus 2015-16, ormai diamo per sicuro Allegri con un contratto biennale, partirà favorito per lo scudetto come sarebbe stato Conte. Ma sarà un po' meno vittimista. Twitter @StefanoOlivari

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