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Redazione

02.06.2014 ( Aggiornata il 02.06.2014 10:27 )

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Cesare Prandelli passa per essere un renziano della prima ora, in senso politico ma anche psicologico (vuole piacere a tutti, in altre parole). Ma il presidente del Consiglio con una probabilità del 100% Giuseppe Rossi nei 23 per il Brasile l'avrebbe inserito, mentre Prandelli mostrando una inaspettata durezza lo ha escluso in favore di Insigne, dopo che il grave infortunio di Montolivo a Craven Cottage aveva di fatto regalato il viaggio ad Aquilani. Rossi è completamente recuperato dal punto di vista medico, dopo l'infortunio al ginocchio che gli ha fatto perdere mezza stagione: solo la sua voglia di essere al Mondiale gli ha permesso di rientrare (e segnare, 2 volte in 3 partite) a fine campionato con la Fiorentina. La condizione fisica è un'altra cosa, ma quella Rossi la stava recuperando e la storia dei Mondiali è piena di giocatori che sono saliti di colpi nel momento giusto. In senso calcistico ogni scelta del c.t. è legittima, anche se il valore di una punta è più oggettivabile di quello di un centrocampista difensivo: per Rossi 17 gol in 24 partite di serie A 2013-14, per Insigne 3 (tre!) in 36. Le caratteristiche sono evidententemente diverse, il napoletano gioca più largo ed è più portato all'assist che al gol, ma il posto (visto che c'era in lizza anche Destro) era di uno in grado di giocare da prima punta o comunque di muoversi bene in area di rigore. È invece meno accettabile la parte umana della non convocazione di Rossi, alla terza grande manifestazione (dopo il Mondiale 2010 ed Euro 2012) consecutiva sfumata. Prandelli lo ha illuso per mesi, convinto (come il 99% degli addetti ai lavori), che Rossi non avrebbe mai recuperato in tempo e che quindi qualche bella parola per 'Pepito' gli avrebbe fatto guadagnare consenso popolare a costo zero. Poi però Rossi è guarito e in quel momento non è più stato uno come gli altri, da convocare o non convocare in base a scelte tecniche, ma una meravigliosa favola che tutta Italia voleva vivere attraverso le gesta dell'attaccante che secondo certi articoli filo c.t. (tutti, essendo ancora viva la sindrome dell'Ottantadue: mai esporsi prima, meglio fare i sapientini poi) sarebbe adesso tornato 'italo-americano'. Magari Prandelli ha in mente un disegno tattico particolare intorno a Insigne, nel caso è stato bravissimo a tenerlo segreto fino a ieri.

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