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Nuovi italiani, da Schiaffino a Romulo

Redazione

17.04.2014 ( Aggiornata il 17.04.2014 11:31 )

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La convocazione di Romulo per i test di Coverciano, riguardanti praticamente tutti i convocabili per il Mondiale (entro il 13 maggio andrà inviata alla FIFA una lista di 30, mentre i 23 eletti saranno comunicati il 3 giugno), ha fatto sprecare un po' di energie dietro al polveroso dibattito sui cosiddetti 'nuovi italiani'. Categoria giornalistica folle, visto che mette insieme italiani veri (non 'nuovi', ma gente anagraficamente nata e/o calcisticamente cresciuta in Italia) e buoni professionisti stranieri, bravi ma non abbastanza, bisogna dirlo, per essere convocati da Brasile e Argentina. Thiago Motta, Paletta, Osvaldo, Romulo, solo per parlare dei giocatori che Prandelli tiene maggiormente in considerazione (sorvolando su autocandidature alla Jonathan e nomi fatti circolare dai procuratori amici), hanno scelto l'Italia seguendo lo stesso ragionamento che avrebbero fatto scegliendo un club: cioè puntando sulla migliore opportunità possibile, come prestigio e visibilità internazionale. Giusto dal loro punto di vista, molto meno giusto da quello della credibilità del calcio per nazionali, che sembra avere come data di scadenza Qatar 2022 (dopo niente sarà più come prima). Pur con tutto il disfattismo del mondo, non si può dire che il calcio italiano non produca giocatori medi come quelli prima citati, anzi si può dire che ne produca anche troppi per quanti in realtà ne servano. A casa rischia di rimanere Criscito e noi chiamiamo Paletta? Prandelli è incerto su Maggio e Verratti, ma non su Romulo? Non è quindi comprensibile il ricorso a mezzucci, pur rimanendo formalmente nella legge (i nonni di Romulo erano campani, quindi il passaporto comunque gli spettava: non sono stati necessari tarocchi tipo Veron, Recoba e Dida), per arruolare gente rifiutata dalla propria patria calcistica e che ci ha scelto come ripiego. E ribadiamo, non stiamo nemmeno parlando di Schiaffino e Sivori, ai loro tempi italianizzati (cosa che all'Italia non portò bene, al di là della loro classe eccelsa) ma di comprimari: scelte incomprensibili anche usando il metro della furbizia. Quanto al resto, se qualcuno continua a definire 'nuovi italiani' Ogbonna (nato a Cassino, cresciuto nel Torino) e Balotelli (nato a Palermo, cresciuto nel Lumezzane), significa che il problema sono gli italiani vecchi.

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