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I giardinetti rimandati da Trapattoni

Redazione

21.02.2014 ( Aggiornata il 21.02.2014 11:34 )

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La sola possibilità che Giovanni Trapattoni possa dopo il Mondiale sedersi sulla panchina della Costa d'Avorio, a 75 anni, fa riflettere sullo spirito di uno uomo che non accetta il passare del tempo, con tutti i pro e i contro del caso. La carriera di Trapattoni non si discute, anche se Mazzone o Novellino (due nomi a caso) potrebbero osservare che Trapattoni ha quasi sempre fallito quando non ha avuto in mano la rosa più forte del rispettivo torneo: fu così al Cagliari e allo Stoccarda (due esoneri su due a prima stagione in corso), come del resto sulla panchina azzurra con i tristissimi Mondiali 2002 ed Europei 2004. Discreto invece il ricordo lasciato alla Fiorentina e anche all'Irlanda. Per il resto sempre ottimo lavoro in realtà comunque già grandi di loro, dalla Juventus al Salisburgo passando per Inter, Bayern e Benfica. Da nessuna parte è ricordato come un esteta, nemmeno quando ha messo in campo squadre piene di giocatori tecnici, o un genio della tattica. Ma anche i suoi antipatizzanti o i campioni che lo trattavano con sufficienza (su tutti Platini e Matthaeus) gli hanno sempre riconosciuto serietà e impegno nel lavorare sui dettagli. Trapattoni è da anni un brand e un personaggio, chi lo ingaggia sa che avrà un parafulmini (a maggior ragione nel Terzo Mondo) assicurato. E dal suo punto di vista, fa benissimo a non mollare. Sta bene, il calcio continua a piacergli, soprattutto c'è tanta gente che lo cerca e gli fa proposte: perché mai dovrebbe andare ai giardinetti?

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