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Balotelli più altri dieci

Redazione

17.06.2013 ( Aggiornata il 17.06.2013 12:54 )

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L'Italia di Prandelli ha dimostrato contro il Messico di avere legato il suo destino a quello del suo campione più da copertina, Mario Balotelli. Eppure nella storia azzurra raramente sono mancati i campioni, da Meazza ai giorni nostri. Solo Roberto Baggio per il Sacchi del Mondiale 1994 si avvicina a questo stato di dipendenza preoccupante e al tempo stesso affascinante. Che prescinde anche dal valore tecnico del giocatore, perché per le sorti dell'Italia non sono meno decisivi Pirlo (straordinario al Maracanà) o Buffon. Come sono lontani i tempi del linciaggio mediatico per un asciugamani bruciato (peraltro da un suo amico) o per una cacciatrice di ingaggi fatta passare per Maria Goretti... Ma per una volta l'aspetto calcistico della vicenda è più interessante di quello di costume. Perché Balotelli è vero che è troppo solo in avanti, ispirato da un centrocampo di qualità super (De Rossi-Pirlo-Montolivo) ma poco supportato da un voglioso Giaccherini e da uno svogliato Marchisio, ma il miglior Balotelli è proprio quello che fa da punto di riferimento e non da comprimario (anche se si ricordano sue grandi partite da esterno di centrocampo, anche in fase difensiva). E' anche per questo che tende a 'mangiarsi' chiunque gli stia a fianco, da El Shaarawy a tanti altri, un po' come fa Ibrahimovic (ma Ibra ha più la testa per l'assist). Tolto Giaccherini, che comunque ha fatto quello che per la statistica è un assist, quella vista contro il Messico nell'esordio in Confederations Cup è un'Italia che Prandelli ha davvero in mente di schierare al Mondiale. Difensori esterni che spingono, centrocampo di palleggiatori e due punte esterne che facciano funzionare Balotelli. E' una soluzione spettacolare, che potrà dare frutti quando nessuno dei tre di centrocampo si sentirà sminuito nel fare una corsa in più per gli altri due. Discorso che vale anche per l'attacco, elevato al cubo. Non è che con Di Natale o El Shaarawy necessariamente sarebbero arrivati più gol che con Giaccherini. Certo è che Prandelli fra una predica e l'altra, in mezzo alle pubbliche relazioni nelle quali è maestro, ha effettuato una scelta chiara e coraggiosa. Finora, quando il calcio è stato vero (Europeo e questo esordio in Brasile), la sua Italia ha risposto presente. Siccome siamo convinti che gli allenatori capiscano di calcio più dei calciatori, dei giornalisti e dei tifosi, merita almeno fiducia.

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