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Redazione

31.05.2013 ( Aggiornata il 31.05.2013 11:36 )

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Se Rino Gattuso riuscirà a liberarsi del contratto con il Sion, peraltro da lui liberamente firmato l'anno scorso, diventerà il nuovo allenatore del Palermo. L'intuizione di Zamparini forse si rivelerà buona, il curriculum da allenatore di Gattuso è invece senz'altro cattivo: nelle 10 partite alla guida della squadra di Constantin le vittorie sono state solo 2, con 4 pareggi e 4 sconfitte, prima dell'esonero. Il punto non sono le qualità di Gattuso, che conosce il calcio come minimo quanto i migliori laureati di Coverciano, ma la tendenza di fondo del calcio italiano e internazionale. Per dirla in breve, si sta tornando indietro di quasi mezzo secolo, quando l'allenatore era in tutti i sensi una mezza figura: a volte dirigente che sapeva di calcio (esempio: Gipo Viani), altre volte supermotivatore (esempio: Vittorio Pozzo) preposto alla distribuzione delle maglie o poco più, altre volte ancora un personaggio amato dal pubblico (esempio: Meazza). Insomma, la specificità e la cultura di un tecnico contano sempre meno e per molti questo non è un male. Fra questi molti ci sono sempre più proprietari delle società, che non si illudono di trovare al primo colpo il nuovo Guardiola (a volte succede, come è stato per Mancini e Montella) ma che in ogni caso pensano che uno qualunque che si presenti bene e parli bene, come Seedorf o Stramaccioni o Andreazzoli, possa essere un perfetto 'uomo della società'. Soluzione psicologicamente gradita anche alla maggioranza silenziosa dei tifosi, che vede confermato il luogo comune che chiunque potrebbe fare l'allenatore della loro squadra del cuore. Prendendo esempi diversi si può poi dimostrare qualsiasi cosa: Capello che vince tutto dopo anni passati ad occuparsi di hockey ghiaccio e rugby come dirigente, Lippi che lo fa dopo la classica gavetta nel calcio minore, Mourinho che raggiunge la vetta senza avere mai di fatto giocato ed essere entrato nel calcio che conta come traduttore. Di certo c'è che in Italia l'allenatore conta sempre di meno, anche se l'esempio di Conte dovrebbe indurre ad altre riflessioni. Ma la maggioranza degli elettori di Beretta pensa che uno valga l'altro. Per questo nessuno, nemmeno Conte, viene trattenuto con la forza. Bisognerà ricordarsene quando l'Associazione Allenatori prenderà posizione, perché lo farà di sicuro, contro Seedorf mentre fingerà di non vedere Gattuso.

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