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Il capolinea argentino di Stramaccioni

Redazione

15.04.2013 ( Aggiornata il 15.04.2013 12:59 )

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L'Inter di Andrea Stramaccioni è finita da mesi, non sarà una eventuale impresa in Coppa Italia (perché con la squadra in queste condizioni e di fatto solo 15 giocatori disponibili ribaltare il risultato con la Roma sarebbe un'impresa) a cambiare la considerazione che Massimo Moratti ha ormai di lui, al di là del contratto fino al 2014. Nel paese in cui l'allenatore è il capro espiatorio per tutti i crimini, non solo quelli calcistici (da qui partono i discorsi sullo stadio 'zona franca' e 'valvola di sfogo'), come Guerino abbiamo sempre preferito dare le colpe degli insuccessi ai... colpevoli, cioé i proprietari e i dirigenti dei club. Quindi parliamo di Moratti e di cosa lo ha portato a distruggere in sole due stagioni la squadra campione d'Europa e del Mondo. Intanto il Moratti 2013 ha meno soldi del Moratti di prima, quello che anche nelle stagioni peggiori aveva sempre in canna, almeno teoricamente, il colpo per invertire la tendenza (anche se quello per lui decisivo fu nel 2006 messo a segno all'interno del mondo Agnelli). Dal 2009 la Saras, cioé l'azienda di famiglia, non distribuisce dividendi e quindi Massimo Moratti, che controlla l'Inter in prima persona e non attraverso holding di famiglia o magheggi strani, da quella data ripiana i debiti e ricapitalizza con soldi suoi. E' insomma, fatte le debite proporzioni visto che parte da un patrimonio personale molto superiore, avviato sulla stessa strada di Franco Sensi. Perché questa Inter apparentemente al risparmio tanto al risparmio non è, considerato che anche l'ultimo mercato si è chiuso in profondo rosso per colpa della quantità infinita di giocatori medi acquistati a botte di 10 milioni e che i campioni (Julio Cesar, Maicon, Sneijder) sono stati svenduti dopo avere annunciato genialmente (ma qui la colpa è anche di Marco Branca) che erano sul mercato. Insomma, Moratti continua a mettere tanti soldi nell'Inter ma meno di prima. Poi c'è la gratitudine, a essere buoni, o l'incapacità di voltare pagina definitivamente a livello di nucleo storico. L'Inter 'argentina' non è solo una curiosità etnica, ma anche un problema. Non per il numero di argentini presenti in squadra, ma perché quelli che contano (Zanetti e Cambiasso su tutti) pur avendo ancora una dignità calcistica condizionano troppo a livello umano l'inserimento dei nuovi, ma soprattutto influiscono sulla preparazione atletica. Non siamo entrati in possesso delle tabelle di allenamento segrete del'Inter, ma è evidente che è stato condotto un lavoro più leggero (sia in estate che nelle fasi di richiamo) per preservare gli anziani dagli infortuni. Non il normale lavoro differenziato, quindi (non è che Totti si alleni come Lamela), ma qualcosa di uniforme e che oltretutto non ha preservato da infortuni a raffica di giovani e anziani. Senza dimenticare poi le assurde vacanze prolungate a Capodanno, che hanno sorpreso addirittura gli stessi giocatori, da Guarin a Pereira, alcuni dei quali entrati in rotta di collisione con gli anziani. Se Livaja, precisando che non stiamo parlando di Ronaldo, non è più all'Inter è anche per questo tipo di problemi. Su tutto poi aleggia un rimpianto di fondo per il recente passato, che di solito non genera entusiasmo in alcun ambiente. Quindi Stramaccioni può avere sbagliato nella gestione tattica e umana di alcune situazioni, ma la sua Inter è andata male a causa degli stessi motivi che lo hanno portato sulla sua panchina. Come da Istanbul ha fatto notare Sneijder, essendogli stata regalata l'occasione della vita non era nelle condizioni di dire di no a nessuno.

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