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Redazione

25.03.2013 ( Aggiornata il 25.03.2013 11:34 )

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Il due a due dell'Italia contro il Brasile, giovedì scorso, dovrebbe essere secondo il ranking della Fifa una grandissima delusione. Visto che gli azzurri di Prandelli risultano quinti e la selezione di Scolari invece è diciottesima (!) fra le nazionali del pianeta, dietro anche a squadre come Ecuador, Grecia, Costa D'Avorio e Svizzera che non sembrano esattamente le favorite per la vittoria nel Mondiale dell'anno prossimo. Ma come funziona esattamente questa classifica, spesso citata da chi sta dietro (e all'Italia è capitato spesso) come se fosse frutto di una chiacchierata a tavola di Blatter? Il principio fondamentale del ranking è invece proprio che sia determinabile in maniera oggettiva, senza interventi esterni, tenendo conto del rendimento medio delle singole nazionali nell'ultimo quadriennio. Per calcolare il punteggio di ogni singola partita vinta o pareggiata si tiene conto di tre criteri: 1) Il fatto, appunto, che si tratti di una vittoria o di un pareggio; 2) L'importanza della partita (90' di un Mondiale valgono di più di quelli di un'amichevole); 3) Il valore dell'avversario, dato dal suo ranking e da quello del suo continente. Tutto semplice per quanto riguarda il primo criterio: 3 punti per ogni vittoria, 1 per il pareggio e zero per le sconfitte, 2 per le vittorie ai rigori e 1 per le sconfitte ai rigori. Il secondo criterio indica i coefficienti per cui moltiplicare i punti per così dire 'lordi' della partita: l'amichevole vale 1, le qualificazioni mondiali o per i tornei continentali valgono 2,5, le fasi finali dei tornei continentali e la Confederations Cup 3, le fasi finali della Coppa del Mondo 4. Il terzo criterio è più complicato da spiegare che da mettere in pratica. La forza dell'avversario si calcola con questa formula: 200 meno la posizione del ranking, con qualche eccezione (la prima in classifica vale 200 e non 199, mentre dal 150esimo posto in giù si assegna sempre un punteggio di 50). Il secondo coefficiente riguardante la forza dell'avversario attiene alla confederazione: Uefa e Conmebol si moltiplicano per 1,00, Concacaf per 0,88, AFC e CAF per 0,86 e OFC per 0,85. Si tratta quindi poi semplicemente di effettuare una moltiplicazione. Prendiamo l'esempio concreto di Italia-Brasile. Quanto ha dato questo pareggio agli azzurri? Un punto per uno (era un'amichevole) per 182 (200 meno 18) per 1,00 (la Comnebol vale come l'Uefa). Negli ultimi 12 mesi si prende il valore pieno (da ricordare che il punteggio annuale è dato dalla media dei punteggi delle singole partite), poi andando a ritroso una percentuale sempre inferiore (50, 30, 20) che scende a zero una volta trascorsi 4 anni anni. Semplice, no? Di sicuro è una classifica molto più seria del Pallone d'Oro, almeno i risultati non arrivano via fax. A margine poi valgono tante considerazioni: chi dalle circostanze è costretto a giocare solo amichevoli, come il Brasile qualificato di diritto al Mondiale in casa propria, è svantaggiato rispetto a chi disputa le qualificazioni. Mentre è avvantaggiato chi gioca di solito contro squadre di continenti con un moltiplicatore più alto (in questo senso giocare con San Marino è meglio che farlo con la Nuova Zelanda) e chi arriva alle fasi finali delle manifestazioni continentali rispetto a quelle Mondiali, visto che la sconfitta vale sempre zero punti e questo non è giusto. Certo è che la posizione di chiunque non è frutto di un complotto della FIFA.

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