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Perché Moratti non denuncia

Redazione

19.11.2012 ( Aggiornata il 19.11.2012 09:15 )

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Juventus e Inter sono le due vere protagoniste dell'eterna Calciopoli italiana, al di là del fatto che le posizioni nell'unica (!) stagione entrata nel mirino della giustizia sportiva, quella 2004-2005, siano 'leggermente' diverse: da una parte radiati dal calcio l'amministratore delegato e il direttore generale, dall'altra niente. Il prima e il dopo sono invece oggetto del nostro bar del lunedì, con i sospetti che non diventano mai denuncia strutturata: in un paese di querelomani, i giornalisti che non si limitano a copiare i comunicati stampa o a esaltare le dieci finali che ci aspettano lo sanno bene, questa mancanza di denunce presso gli organi competenti (Lega, Federazione, i mille gradi della giustizia sportiva) fa più impressione degli errori del Giacomelli della situazione. Parliamo ovviamente di Massimo Moratti e dell'Inter, perché non vediamo cosa la Juventus debba denunciare nelle ultime settimane (i riflessi di Marchetti?). Troviamo questo continuo parlare di 'errori', 'inesperienza', 'atteggiamento' con i giornali sportivi una politica già adottata in piena era Moggi (a proposito, il numero dei 'suoi' allenatori che infesta la serie A è impressionante: aaaaahhh, la competenza...) e che, se la memoria non inganna, poco produttiva. Un po' come sottolineare presunti torti subiti per crearsi crediti per il futuro: tattica che può dare punti importanti a uno Zamparini o a un Cellino, ma che in questa improbabile lotta scudetto ha poco senso. Due partite girate in un certo modo, anche per demeriti propri, possono fare la differenza e non è vero che tutti i punti e tutti i rigori abbiano lo stesso peso. Insomma, possiamo commentare tutte le moviole del mondo e non arriveremo mai a niente. Finché il calcio italiano sarà dominato da poche società e i suoi rappresentanti (diciamo Beretta) non saranno dirigenti con potere assoluto sulle stesse società che li pagano ma semplici tagliatori di nastri i nostri lunedì saranno sempre all'insegna del sospetto (o della certezza). Creare le condizioni perché Chievo e Bologna diventino squadre di potere, nel senso di squadre con le stesse possibilità (in prospettiva) di scudetto di Juventus e Inter, significa anche rendere credibile l'eventuale e a questo punto non più eterna sfida fra Juventus e Inter. Non è insomma questione di un arbitro tifoso (quando si coinvolgeranno gli ex calciatori sarà sempre troppo tardi) o di un arbitro che annusa il vento del Palazzo, ma di pari dignità. La risposta alla domanda 'Perché Moratti non denuncia il complotto, se pensa che ci sia un complotto?' è alla fine semplice: nessuno, nemmeno le presunte vittime, crede che che sia possibile cambiare il sistema. Sinceramente, cosa può fare Beretta? Più produttivo aspettare che i 'cosmopoliti' (cit. Della Valle) lascino definitivamente l'Italia, l'Italia vera. Di cui quella calcistica è solo una caricatura, nemmeno troppo divertente.

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