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Strumentalizzando Morosini

Redazione

24.10.2012 ( Aggiornata il 24.10.2012 11:29 )

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La ventina di ultras del Verona che sabato a Livorno ha insultato Piermario Morosini, il calciatore morto sul campo lo scorso aprile, aggiungendo un'altra serie di simpatiche prodezze (dagli striscioni offensivi a una svastica di cartone, passando per i saluti romani), è costata al club gialloblu cinquantamila euro di ammenda più la diffida del Bentegodi. La decisione del giudice sportivo è stata giudicata soft quasi unanimemente dai media, come se il Verona avesse una qualche responsabilità nei comportamenti di questa gente o potesse limitare la circolazione di cittadini italiani (cosa che può fare invece il Ministero dell'Interno, infatti è attesa una decsione dell'Osservatorio). Invece il giudice Emilio Battaglia ha mostrato equilibrio ricordando che la responsabilità oggettiva, che di fatto mette i club nella posizione di essere ricattati (questo lo pensiamo noi), non può far dimenticare che i tifosi colpevoli di questi fatti erano pochi (20 sui 679 schedati per questa trasferta e sui circa 15mila di media per le partite casalinghe) e che l'Hellas si è dissociata subito dai suoi ultras. Cosa che non si può dire di molte altre società italiane, anche di primo piano: Allegri costretto a 'spiegare' il momento rossonero agli ultras, ammessi a Milanello, rientra ad esempio in questa filosofia di quieto vivere. L'episodio si presta ad alcune considerazioni di carattere generale. La prima: gli stadi più vuoti che pieni rendono qualsiasi sospiro delle curve molto più importante di quanto non sarebbe in stadi pieni di tifosi normali. La seconda: la televisivizzazione del calcio ha indotto gli ultras a percepirsi come i portabandiera di un presunto 'vero spirito del calcio', creando un'area di consenso anche presso ambienti lontani da loro. La terza: l'equazione ultras uguale delinquenti, diffusa da giornali e televisioni, prepara il terreno per quelle punizioni esemplari che piacciono tanto al bar ma che non risolvono alcun problema (cosa gliene importa ai venti eroi del Picchi dei 50mila euro spesi dal Verona?). Ma solo un'esigua minoranza di tifosi da trasferta si mette in viaggio con l'intenzione di provocare, questo bisogna sempre ricordarlo a chi in canottiera invoca il manganello (magari mentre sta picchiando la moglie che vorrebbe vedere X Factor invece del quattordicesimo servizio sulla stessa partita). La quarta, quella secondo noi più amara: questo tipo di atteggiamenti può essere sconfitto solo da un cambiamento culturale, non necessariamente positivo. Dal senso di appertenenza all'entertainment, forse si perderà l'essenza del calcio ma ne guadagnerà la tranquillità. Con economisti alle vongole che spiegheranno la necessità di nuovi stadi e magari anche dei palazzoni e dei supermercati nelle zone circostanti. Anche questo è un insulto a Morosini. Twitter @StefanoOlivari

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