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L’addio umano di Schumacher

Redazione

04.10.2012 ( Aggiornata il 04.10.2012 11:20 )

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Michael Schumacher lascia la Mercedes, la Formula Uno e le corse automobilistiche. Un finale di stagione scontato, dopo che la casa tedesca aveva ingaggiato Lewis Hamilton per i prossimi anni, ma sentirlo dalla bocca del sette volte campione del mondo (cinque con la Ferrari di Montezemolo, due con la Benetton di Briatore, Montezemolo e Briatore accomunati anche dal fatto di storpiare il suo nome in 'Maicol'), nella conferenza stampa di Suzuka, ha fatto impressione. L'amara conclusione, inaccettabile sia per i campioni che tornano sui luoghi della loro grandezza (Schumacher lo ha fatto nel 2010, a 41 anni e dopo 3 di inattività) che soprattutto per i loro tifosi, è che si possono battere tutti gli avversari tranne il tempo. Nel 2010, dopo uno strano tira e molla con la Ferrari e avere effettuato la scelta Mercedes (in pratica l'ex Brawn GP), un buon sesto posto all'esordio bis in Bahrein e i quarti posti in Spagna, Turchia e Corea come migliori piazzamenti. Sia per lui che per il compagno di scuderia Rosberg c'era la giustificazione di una macchina che doveva crescere, ma questo non toglie che si sia trattata della prima stagione completa di Schumacher in Formula Uno senza nemmeno un podio. Oltretutto con un piazzamento nella classifica piloti inferiore rispetto a quello del compagno: nono contro settimo. E si sa che il compagno di squadra è considerato da tutti i piloti il principale degli avversari...Nessun podio e al massimo un quinto posto nella stagione successica, segnata sempre dalla superiorità di Rosberg e dalle difficoltà, ammesse onestamente da lui stesso, di Schumacher nell'affrontare test al simulatore troppo lunghi. Difficoltà non di concentrazione, ma proprio fisiche. Significativi due episodi: al Nurburgring è diventato il primo pilota a gareggiare in un circuito in cui una curva è intitolata a suo nome (di solito accade con quelli stravecchi o con i morti), mentre nel Gran Premio del Belgio ha celebrato i 20 anni dall'esordio in Formula Uno, avvenuto sullo stesso circuito. Il resto è storia di quest'anno, fra ritiri (sette su quattordici gare, al conteggio attuale) e l'esaltante terzo posto di Valencia nel GP d'Europa, rimontando dalla dodicesima posizione. Con l'ingaggio di Hamilton (viene sempre in mente quell'intervista anni Ottanta di Bernie Ecclestone: ''Alla Formula Uno per avere un successo davvero planetario mancano un tedesco e un negro"), la Mercedes gli ha indicato senza troppi complimenti la via dell'uscita e il pilota più forte di tutti i tempi ha capito. Ha voluto regalarsi e ragalarci un ultimo hurrah lungo tre anni, aggiungendo umanità alla sua indiscutibile grandezza. Twitter @StefanoOlivari

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