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Il bilancio di Ibrahimovic

Redazione

05.06.2012 ( Aggiornata il 05.06.2012 10:45 )

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Zlatan Ibrahimovic lascerà il Milan, che come tutte le altre società della carriera dello svedese si illuderà di avere fatto un affare per poi accorgersi che tre giocatori medi non valgono un campione e costano molto molto di più. Da settimane Adriano Galliani prepara il terreno a questa partenza, a colpi di 'Ibra rimarrà', tanto perché il popolo possa pensare a un tradimento del giocatore mercenario (grande classico dei media, che chissà perchè sono sempre dalla parte dei dirigenti). Solo che il popolo non è sempre bue e dopo qualche settimana di teatrino devi passare al 'Non ci è ancora arrivata una grande offerta' per non perdere totalmente la faccia, mentre educate osservazioni del campione vengono censurate da una Barbara Berlusconi che nello scudetto sfuggito ai rossoneri ha forse più colpe del gol non dato a Muntari contro la Juventus: se l'invendibile Pato fosse andato al Paris Saint Germain a gennaio, magistrale 'stangata' inventata da Galliani con la collaborazione di Ancelotti e Leonardo, con il Tevez riciclato poi da Mancini nel finale di stagione i rossoneri questo campionato lo avrebbero vinto in carrozza. Ma il problema sembra Ibra, che guadagna troppo (ma venti milioni lordi a stagione sono il costo dei famosi tre giocatori medi da Milan: basta mettere insieme gli ingaggi di Pato, Cassano e Boateng, per citare tre elementi buoni ma tranquillamente sostituibili) e che non è attaccato alla maglia. Nel 2004 Moggi, dopo i famosi consigli 'comportamentali' dati a Raiola (metodo Cannavaro), lo prese per 16 milioni dall'Ajax, due anni dopo la Juventus in mezzo a Calciopoli lo vendette (anzi, lo svendette: sicuramente la mossa peggiore della gestione Elkann) all'Inter, che nel 2009 ricavò dalla sua cessione al Barcellona più di 70 milioni (nella valutazione compreso anche Eto'o). Il più grande affare finanziario nella storia calcistica di Moratti, con Guardiola che riuscì a far perdere un patrimonio al suo club al punto che Ibra nel 2010 è diventato milanista per soli 24 milioni pagabili in tre comode rate. Insomma, tutti hanno avuto da Ibra vittorie e soldi (con l'eccezione finanziaria del Barcellona, una follia ancora senza spiegazione) ma il cattivo o lo scontento della situazione deve farlo sempre lui. Non sappiamo se i 40 milioni del Paris Saint Germain rimarranno la migliore offerta, se i rapporti personali fossero diversi Mancini potrebbe indurre il City a mettere sul piatto di più e magari il suo grande estimatore (a parole, perché poi nel 2009 non fece le barricate di fronte alla sua cessione) Mourinho potrebbe far coincidere la sua ossessione Champions con quella del Real per la Decima. Dal lato dell'acquirente vale tutto, mentre è molto chiara la strategia del Milan: costruire una squadra di livello alto per l'Italia, rinunciando in Europa a competere con gente che spende come il Berlusconi di una volta. Non è detto poi che in Champions non si possa vincere, considerando che il Chelsea avrebbe potuto tranquillamente essere buttato fuori dal Napoli negli ottavi di finale: un po' come quelli di Juventus e Inter, altre grandi che si sono autocostrette al downshifting tanto di moda, magari potranno gioire per qualche vittoria (giocandocela fra di noi, uno che vince ci sarà di sicuro) ma di sicuro non potranno più sognare in estate. Stefano Olivari, 5 giugno 2012

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