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Non è colpa di Preziosi

Redazione

22.04.2012 ( Aggiornata il 22.04.2012 18:30 )

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I giocatori del Genoa hanno fatto apposta a prendere quattro gol dal Siena? In tempi di calcioscommesse e di partite in ogni caso finte (con dieci squadre su venti senza più obbiettivi è anche logico) la domanda non è retorica. Ma se la risposta è no, come fino a prova contraria noi crediamo, allora quanto accaduto a Marassi non è un problema del calcio, ma di un'Italia che non riesce a far rispettare le più elementari norme di convivenza civile. I giocatori (quasi tutti, Sculli non l'ha fatto e i coraggiosi ultras con lui non hanno insistito, Mesto ha avuto una crisi di pianto) impauriti che si tolgono le maglie e le consegnano al capitano Marco Rossi, la partita che si conclude in qualche modo, il clima che ha ricordato quello di Italia-Serbia, la scontata autoflagellazione di un sistema che ha grandi colpe ma non certo quella di avere prodotto i violenti che bloccano ogni attività ben consapevoli che difficilmente polizia e carabinieri useranno la forza per paura di processi mediatici in un momento politco come questo. Il regista che fa film per 12 spettatori, assistito dallo Stato, griderà all'attentato alla Costituzione appena un cretino in passamontagna si prenderà una meritata manganellata. Perché non stiamo parlando dei tifosi genoani e nemmeno di tutta la curva, ma di poche persone. Non più di duecento. Anche se sono molte di più quelle che dentro di sè hanno approvato questa bravata, Di cosa stiamo a dibattere, allora? Di un fuorigioco, dei diritti tivù, del calciomercato di Preziosi? Ormai andiamo al ritmo di una 'pausa di riflessione' ogni fine settimana, quando almeno in qualche caso basterebbe far rispettare la legge. Anche con l'uso della forza, visto che il livello successivo è quello della giustizia privata. Stefano Olivari, 22 aprile 2012

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