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L’Italia di Novantesimo Minuto

Redazione

01.12.2011 ( Aggiornata il 01.12.2011 15:54 )

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È un pezzo di storia della televisione pubblica, era il rito laico collettivo della domenica, dava forma a quello che si era solo potuto immaginare con le parole degli inviati di «Tutto il calcio minuto per minuto». Tutti alle 18.15 incollati allo schermo per vedere i gol delle partite. Era 90º minuto , era il 27 settembre 1970 quando Maurizio Barendson, Paolo Valenti e Remo Pascucci si inventarono una trasmissione che toccò i 20 milioni di spettatori. Poi lentamente tutto è cambiato: la fine del monopolio della Rai sul calcio e il calcio stesso, appuntamento spalmato su due, tre anche quattro giorni con orari diversi. Ora la parabola di 90° minuto rischia di arrivare alla conclusione. Il motivo è sempre lo stesso: una razionalizzazione dei costi, termine politically correct per nascondere la parola che va più di moda in questi tempi di crisi: tagli. Paolo Valenti, con il suo volto sorridente e le giacche spesso sbagliate, è stato l'anima della trasmissione che ha condotto fino al 1990, anno della sua morte. La vedova Bruna Liguori Valenti non ci sta e ha scritto un'accorata lettera al Corriere per salvare il programma dalla scure dei tagli. Scrive: « 90° minuto è parte della storia italiana: è l'appuntamento fisso della domenica pomeriggio per milioni di sportivi». Spiega: «La trasmissione metteva d'accordo proprio tutti, anche le stesse donne, che in altre occasioni avrebbero protestato perché il marito vedeva troppe partite di calcio». Riconosce: «È vero che quel tempo appare lontano, quando in casa c'era una sola televisione e per di più era in bianco e nero». Però si chiede: «Perché non conservare almeno quel momento di genuinità della domenica? 90° minuto infatti non è da considerare solo una trasmissione calcistica, che parla di giocatori e gol. 90° minuto significa qualcosa di più. Quando infatti ci furono i primi episodi di violenza nello sport, sebbene ancora sporadici, Paolo Valenti e la sua trasmissione cominciarono a propagandare la non violenza e il fair play, tanto da divenirne il simbolo. Ed ecco perché ritengo che tutelare l'inno alla non violenza implichi la conservazione di 90° minuto ». Riflette amara: «Possibile che il denaro vinca su qualsiasi cosa?». Una domanda che meriterebbe una risposta. Articolo di Renato Franco pubblicato sul Corriere della Sera

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