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La Pellegrini nuota contro l’ipocrisia

Redazione

14.10.2011 ( Aggiornata il 14.10.2011 10:20 )

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Federica Pellegrini ha ragione. E’ pura demagogia accusarla di scarso amore patriottico perché ha fatto capire a chiare note - forse fin troppo chiare - che se le chiedessero di fare la portabandiera ai Giochi Olimpici di Londra non lo farebbe. Leggo la Gazzetta dello Sport, che riferisce di un Petrucci stizzito (questo l’aggettivo usato prima di riferire le sue parole “Prendo atto. Ma portare la bandiera non è una Via Crucis” e l’aggiunta con il latinismo riferito alla favola della volpe e l’uva “Nondum est matura” che parrebbe sottintendere il seguente concetto : “Ha capito che non l’avremmo prescelto e allora dice che non le interessa”) e titola in prima pagina prendendo posizione in modo inequivocabile: “Gaffe Pellegrini.Portabandiera? No, è faticoso” Dico subito che non la penso come sembrano pensarla alla Gazzetta e nemmeno come la pensa Petrucci. Federica Pellegrini è una straordinaria campionessa che non riesce a starmi simpaticissima, però nel momento in cui dice: “Le gare di nuoto cominciano all’indomani della sfilata che dura sette ore. Parteciparvi è un onore, portare la bandiera anche, ma se uno prepara per 4 anni una gara olimpica che si svolge due giorni dopo non può rischiare di compromettere tutto”. Federica sul podio di Pechino con l’oro dei 200 stile libero trascinò tutti a cantare l’Inno di Mameli. E’ diventata improvvisamente antipatriottica, antiitaliana? No, è una professionista che cerca di prepararsi al meglio per vincere di nuovo. Non vuole avere rimorsi. Non vuole lasciare nulla di intentato. Sa benissimo che se vince è un’eroina nazionale, con tutti, Petrucci compreso, che saliranno sul suo carro di vincitrice. E’ sempre stato così, è la realtà, non c’è da scandalizzarsene. Se il presidente del Coni non si chiamasse Petrucci ma Pinco Pallino accadrebbe la stessa cosa, il Presidente della Repubblica e il Presidente del Consiglio telefonerebbero o manderebbero il telegramma di felicitazioni. Se invece malauguratamente dovesse perdere allora si direbbe, si scriverebbe, si leggerebbe, di tutto e di più. E lei stessa, più simpatica da vincente che da perdente, magari sarebbe tentata di trovarsi un alibi: “Eh, l’altro giorno sono stata 7 ore in piedi a reggere quella bandiera invece di allenarmi in piscina come avrei dovuto…”. Insomma queste vicende mi ricordano quelle strombazzate “politiche”, o da “politicanti” in cui si invoca il “rispetto della maglia azzurra”, si mette la gogna al professionista che sceglie di privilegiare una scelta tecnica ad una discesa in campo per un match di Coppa Davis contro la Lettonia o la Slovacchia, o la Bielorussia. Si chiede cioè ai professionisti di comportarsi da tali, pronti a gettare loro la croce addosso se in qualche occasione non lo fanno e si arriva magari a dire “Ha sputato sulla bandiera!” suscitando così l’indignazione popolare dei cosiddetti benpensanti (ma male informati). Però si pretende poi che quegli stessi atleti non lo siano fino in fondo quando si devono programmare la propria attività, fin da quando - faccio un semplice esempio - si costringono allievi e juniores a partecipare a gare per rappresentative nazionale di scarsissimo significato tecnico sacrificando quelli che sono gli interessi individuali e le prospettive di progresso (tecnico e di classifica) dei giovani. Insomma Federica Pellegrini sarà stata forse intempestiva, avrà forse usato toni poco simpatici o poco diplomatici, ma ha ragione da vendere. Articolo di Ubaldo Scanagatta pubblicato su Ubitennis, il miglior sito italiano di tennis

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