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La gara dell’Etiopia

Redazione

29.08.2011 ( Aggiornata il 29.08.2011 11:58 )

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Per il momento la cosa che più ha colpito del Mondiale di Daegu sono i vuoti in tribuna, anche per le sessioni serali: situazione che ha imposto di coprire interi settori con i penosi teloni che si vedono in molti palazzi dello sport europei per esigenze televisive. L'appassionato da poltrona si intristisce quando vede uno stadio vuoto...imbarazzante anche la (non) cornice di pubblico in occasione della maratona femminile e della 20 chilometri di marcia: Berlino è davvero lontana. Mentre tutto il mondo parla della falsa partenza di Bolt e dell'ingiustizia del regolamento (che però è, come dice la parola stessa, un regolamento), ci occupiamo dell'anima dell'atletica e cioè del mezzofondo più o meno prolungato. Grandissime emozioni nella finale dei 10mila maschili, dove Farah ha buttato via un oro che dopo il ritiro di Bekele sembrava sicuro. Il campione europeo (anche dei 5mila) e dominatore della stagione ha pagato forse la gara a strappi, almeno tre, che ha rimescolato i valori in una volata che con le sue caratteristiche non avrebbe mai perso dopo un altro tipo di corsa. 600 metri di volata non sono stati sufficienti per evitare la rimonta del ventiduenne etiope Ibrahim Jeilan, che considerati i tanti elastici ha fatto un tempone: 27'13''81. Non è un signor nessuno: da junior è stato campione sia nei 10mila (Pechino 2006) che nel cross (Edimburgo 2008), ma è vero che questa è stata la sua prima gara di livello mondiale con i grandi e che nei meeting di alto livello il suo massimo l'ha raggiunto da bambino (27'02''81 a 17 anni teorici...) nel 2006 in un memorabile Van Damme. Poi un inizio carriera da ottimo comprimario, fino al rabbioso finale di Daegu che sarebbe sbagliato ridurre solo a un suicidio di Farah: che ha corso l'ultimo 400 in 53''36... Terzo un altro etiope, il campione mondiale 2011 di cross Imane Merga, onestissimo dodicesimo Daniele Meucci (lui c'era, almeno) a oltre un minuto dal suo personale. Fra i bianchi, tanto per chiamare le cose con il loro nome, eccellente prova dell'americano Galen Rupp (peraltro già presente a Osaka e Berlino) che ha retto molti cambi di ritmo e alla fine è arrivato settimo in 27'26''84. Ma non sono gare che si giudicano guardando solo il tempo finale, considerando il primo chilometro corso in 2'57'' e i tanti ricongiungimenti anche in testa dopo gli strappi di Tadesse. Curiosità sparse. La prima: in terra di Corea, come apprendiamo dal sito della IAAF, il tempo di Jeilan è il migliore mai ottenuto sui 10mila: superato il 27'21''46 del marocchino Brahim Boutayeb ai Giochi di Seul (l'argento fu di Salvatore Antibo, davvero altri tempi). La seconda: Kenenisa Bekele per la prima volta nella sua vita non vince un 10mila a cui partecipa e interrompe a 4 (come l'altro mito Gebrselassie) la sua striscia di Mondiali consecutivi vittoriosi. La terza: l'Etiopia ha in questa gara vinto l'oro in 9 delle ultime 10 edizioni dei Mondiali. Nel 2001 il keniano Charles Kamathi riusciì a sorprendere proprio due etiopi, Mezgebu e l'immortale Gebrselassie (già scommesso come oro a Londra 2012 nella maratona). La quarta, quella che ci scalda di più il cuore: Farah è un europeo meno tarocco di tanti altri, visto che vive in Inghilterra da quando ha 8 anni, ma comunque non ha vinto. E da quando esistono i Mondiali, quindi dal 1983, l'unico non africano ad avere conquistato l'oro, proprio nel 1983, nei 10mila si chiama Alberto Cova. Stefano Olivari stefano@indiscreto.it

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