E’ di difficile comprensione quello che sta accdendo all’Inter, a partire da Leonardo. Ha ricevuto una grande offerta. D’accordo, ma non lavorava in una piccola società. Tutti hanno la possibilità di essere infedeli, questo non giustifica l’infedeltà. Leonardo ha predicato per mesi entusiasmo in un progetto che per primo ha mandato al macero. Questa non è correttezza, è convenienza. Ognuno fa quel che vuole, ma se tu sei il mio allenatore e te ne vai perché ti piace di più un’altra proposta, accontentati di andare, non pensare che io debba anche salvaguardare la tua correttezza. Credo che il problema sia culturale. I brasiliani credono nella magia, sono liberi come il vento. Non li tieni dentro un progetto. Hanno una visione del mondo orizzontale, forse vasta, ma non profonda. Da qui in avanti però cominciano i problemi dell’Inter. Sono stati contattati Bielsa, Mihailovic, Villas Boas, forse Hiddink, Spalletti, Van Gaal, Gasperini, forse Delio Rossi e chissà chi altri. Che senso ha questa cascata di nomi? Siamo alla casualità più assoluta, non c’è nessun determinismo. Le grandi società non sono figlie degli orfani del mercato, decidono da sole cosa vogliono essere. E in base alla propria decisione scelgono il tecnico. L’Inter sta cercando senza avere un’idea di sè. Cos’hanno in comune Mihailovic e Villas Boas, Hiddink o Gasperini? Dietro ogni nome c’è un tipo di gioco opposto. C’è qualcosa di eccessivo, quasi di dilettantesco, tra la libertà lasciata a Leonardo e la flessibilità con cui si sta cercando adesso il sostituto. Una specie di annullamento delle differenze che non fa parte delle strategie di una grande azienda. Questo è vecchio Morattismo allo stato puro. Ma è il Morattismo che consente all’Inter di vivere alla grande. Quindi la domanda diventa: protestare, o far buon viso a un gioco fanciullesco che poco ha da spartire con il calcio e puntualmente si ripresenta? Fonte: articolo di Mario Sconcerti pubblicato sul Corriere della Sera