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Redazione

16.06.2011 ( Aggiornata il 16.06.2011 16:28 )

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La distanza sempre più accentuata tra il calciomercato giocato a parole e quello reale - portato avanti tra difficoltosi prestiti con diritti di riscatto - rende comiche molte discussioni del periodo. Ascolto le trasmissioni serali sul Calciomercato e leggo i titoli di prima pagina dei quotidiani di mattina, chiedendomi chi di voi, chi di noi, creda ancora a questo gioco. Per carità. Il mercato ci ha divertito, movimentando molte nostre estati di tifosi. Per anni il calcio italiano è stato davvero l’eden del pallone, con campioni del mondo e fenomeni del livello di Maradona o Ronaldo che sbarcavano nel Bel Paese. Zico andava a Udine, per spiegare la lontananza con il presente. Ma questo non succede più da tempo e non ricordo nemmeno l’ultimo nome di grido arrivato in Serie A. Persino Ibrahimovic, il principale colpo di un anno fa, era in fin dei conti uno scarto del Barcellona, che senza di lui ha poi vinto tranquillamente la Champions League. Negli ultimi anni hanno proliferato trasmissioni tv e spazi speciliazzati dedicati ai sogni della campagna-acquisti, in compenso è drasticamente calata la portata degli affari veri. A oggi, si possono citare Pirlo e Mexes (e forse Santana) a parametro zero come unici trasferimenti veri assieme alla comproprietà di El Sharawy col Milan e al possibile arrivo di Criscito a Napoli. E poi? Stop, solo un tripudio di false notizie. O, se vogliamo essere meno cinici, un sottile gioco di verosimiglianza. I fatti veri li fanno gli altri Paesi, pronti a soffiarci anche Sanchez e Pastore, i migliori talenti della Serie A. Proprio in questa rubrica, giusto qualche settimana fa, avevamo avanzato delle riserve sui soldi del mercato juventino, stimato da qualche giornale ottimista in 100 milioni di euro. Peccato che il presente dimostri come sia difficile arrivare financo a Lichsteiner, figurarsi agli Aguero o ai Tevez ventilati altrove. Ma lo show ha bisogno di non fermarsi mai, si sono anzi centuplicati gli spazi informativi dagli Anni 80 a oggi. È la stessa ragione che tiene ancora gli inviati a Cremona, per un calcioscommesse ormai definitivamente sfiorito. Il calciomercato è diventato un genere letterario, un feuilleton, sul quale costruire trasmissioni  satiriche. Ecco: prendiamolo come tale.

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