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La vera retrocessione del Bari

Redazione

18.05.2011 ( Aggiornata il 18.05.2011 12:40 )

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Come si dice mobbing in dialetto barese? Ancora non ci siamo dimenticati le 'simpatiche' (e inutili, visto il risutato) visite ultrà ai giocatori del Bari prima del derby con il Lecce, con prevedibile richiesta di impegno e meno prevedibile invito nei confronti di alcuni a spalmarsi l'ingaggio su più stagioni, che la società pugliese ha tirato fuori dalla manica un altro asso. Il direttore generale Claudio Garzelli ha infatti stabilito che i giocatori che non hanno sottoscritto l'accordo per la riduzione degli ingaggi rimarranno a disposizione, quindi teoricamente anche allenandosi ogni giorno, fino al 30 giugno. Gli undici 'buoni' della rosa, invece, che hanno accettato di autoridursi l'ingaggio (nessuna legge o regolamento glielo avrebbe imposto), saranno invece in vacanza a partire da lunedì 23 maggio. Materia di riflessione per il neopresidente dell'Associazione Calciatori Damiano Tommasi dovrebbe essere anche il ritiro punitivo deciso dal club per Gillet e compagni fino alla partenza per Bologna dove domenica in una partita buona solo per gli scommettitori si chiuderà questa loro triste stagione. Una decisione assurdamente dura, difficile da attribuire solo alla sconfitta con il Lecce (Il Bari era retrocesso matematicamente da quasi un mese) e in ogni caso fuori dalle leggi italiane: se tutti quelli che lavorano male o magari anche bene ma senza essere al'altezza dei migliori fossero mandati in ritiro ci sarebbero tre quarti di Italia in ritiro...Un provvedimento chiaramente preso per tenere buona la piazza, ma anche per tornare sul tema dei contratti da ridurre e da spalmare. Per completezza di informazione bisogna aggiungere che il Bari non paga lo stipendio con la puntualità del Chelsea o dei Los Angeles Lakers: lunedì la società dei Matarrese ha comunicato, con enfasi degna di miglior causa, di avere pagato gli stipendi relativi al primo trimestre 2011 e di potersi quindi iscrivere alla prossima stagione senza penalizzazioni. Un ritardo a cui i giornalisti sono abituati, i calciatori un po' meno e i lavoratori 'normali' meno ancora. Dal conto corrente della società andranno sottratti anche i 15mila euro di multa da pagare per i petardi e le bombe carta lanciati domenica da quella parte di tifoseria che con un eufemismo si definisce 'calda'. Una parte che a volte costa, ma altre volte rende servizi utili. Uscendo dal discorso sul Bari, questa dei tifosi così attenti ai bilanci è una moda che sta dilagando un po' in tutta Italia: tutti lettori del Sole 24 Ore e di Milano Finanza, evidentemente. Stefano Olivari stefano@indiscreto.it

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