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Perché il Mondiale in Qatar

Redazione

11.05.2011 ( Aggiornata il 11.05.2011 14:18 )

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La controversa vittoria del Qatar nella battaglia per l'organizzazione dei mondiali del 2022 è stata ottenuta con le tangenti. Almeno questo è quanto risulta da conversazioni inedite che alcune figure chiave legate alla Fifa hanno avuto con dei giornalisti sotto copertura. Il Sunday Times sostiene che Michel Zen-Ruffinen, un ex segretario generale della Fifa, abbia parlato ai giornalisti di un certo Amadou Diallo. Zen-Ruffinen ha affermato che il Qatar ha utilizzato Diallo per offrire soldi ai delegati africani del Comitato esecutivo della Fifa, in cambio del loro voto. Diallo viene definito membro anziano dello staff nell'entourage di Issa Hayatou, presidente della Confederazione Calcio africana. Ismail Bhamjee, un altro ex membro del Comitato esecutivo Fifa, sarebbe stato ancora più esplicito nel suo dialogo con i giornalisti in incognita. Secondo la lettera inviata dal Sunday Times a John Whittingdale, presidente della commissione parlamentare Cultura, Media e Sport dell'House of Commons, Bhamjee ha spiegato che alcuni degli attuali e dei passati rappresentanti africani del Comitato Esecutivo Fifa hanno venduto i loro voti. "Bhamjee ha detto che... Issa Hayatou del Camerun, Slim Aloulou della Tunisia e Amadou Diakite della Costa d'Avorio furono pagati dal Marocco per i loro voti, quando quando il paese si giocava con il Sud Africa i Mondiali del 2010". Nella lettera vengono citate direttamente le parole di Bhamjee: "Mi hanno detto che gli africani avranno... qualcosa come 250mila-mezzo milione di dollari". Alla richiesta di chiarire se quel denaro fosse destinato a investimenti nel calcio o, al contrario, dovesse finire nelle loro tasche, Bhamjee ha risposto: "No, no, no, no, questa è un'altra cosa, è separata dal calcio...". Damian Collins, un deputato conservatore, membro della commissione, ha girato le accuse a Mike Lee, consulente di comunicazione strategica del Qatar, per la corsa ai Mondiali del 2022. Lee ha risposto: "Lavoravo al più alto livello negli affari relativi alla candidatura del Qatar, parlavo molto con il presidente e Ceo e non ho visto niente che provi anche soltanto una di queste accuse. Penso che avrei dovuto rendermi conto di tutto ciò, se tutto ciò fosse successo".La scorsa notte, l'Associazione Calcio del Qatar ha rilasciato una dichiarazione con la quale nega "categoricamente" le accuse e sottolinea: "Come afferma lo stesso ‘Sunday Times', esse erano e rimangono senza riscontri". In particolare, il "Sunday Times" sostiene che Diakite, ex membro del comitato esecutivo della Federazione, profondamente addentro al "sistema Fifa", ha parlato di una somma tra 1 milione a un milione e 200mila dollari che il Qatar avrebbe pagato "in cambio del loro voto per il 2022". Uno studio legale di Londra ingaggiato dal Qatar ha fortemente negato le accuse, definendole "completamente false". Tuttavia nella lettera del "Sunday Times" si dice di aver parlato separatamente con "un informatore che aveva lavorato alla candidatura del paese". E si aggiunge che questa persona ha dichiarato che Hayatou e il suo collega per la Costa d'Avorio, membro del comitato esecutivo, Jacques Anouma, hanno ricevuto 1,5 milioni di dollari dal Qatar "per garantire il proprio voto". "Il denaro doveva andare alle federazioni calcistiche dei tre membri, ma non furono fatte domande in merito all'utilizzo dei soldi. Fondamentalmente, se se li sono intascati, chi se ne frega". Fonte: traduzione di Dagospia dell'articolo di Matt Scott per The Guardian

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