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Il girone unico vent'anni prima

23 - Basta analizzare il campionato 1909-10 per rendersi conto che già qui siamo in presenza di un girone unico, vent'anni prima di quanto di solito si pensa e si scrive. Chi ha i requisiti per partecipare alla Prima Categoria lo farà giocando contro tutte le altre pari grado d'Italia in un vero torneo nazionale...

Redazione

07.01.2011 ( Aggiornata il 07.01.2011 05:45 )

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Molte verità storiche passate in giudicato hanno un difetto: non sono...vere! Senza revisionismi forzati, basta analizzare il campionato 1909-10 per rendersi conto che già qui siamo in presenza di un girone unico, vent'anni prima di quanto di solito si pensa (e si scrive). Nell'estate del 1909, dopo il biennio dei due campionati (Italiano e federale), la FIF decide di fare chiarezza e per prima cosa cambia nome diventando la FIGC che tutti oggi conoscono. Purissimo stile italiota, la forma che viene prima della sostanza. Ma almeno in questo caso la sostanza c'è, perché vengono aboliti i gironi di qualificazione regionali: chi ha i requisiti per partecipare alla Prima Categoria lo farà giocando contro tutte le altre pari grado d'Italia in un vero torneo nazionale. Una partita in casa e una in trasferta di tutti contro tutti: con gli occhi del 2011 una banalità, all'epoca una rivoluzione. Nasce così il primo vero campionato italiano come lo intendiamo ai giorni nostri, coinvolgendo dieci squadre: le nove dell'edizione precedenti più l'Ausonia per fare cifra tonda. Pochi giorni prima dell'inizio il Venezia però si ritira, per motivi finanziari. A partecipare al primo campionato a girone unico della nostra storia sono quindi due genovesi (Genoa e Andrea Doria), due torinesi (Juventus e Torino), quattro milanesi (Inter, Milan, Milanese e l'Ausonia che in realtà sarebbe di Gorla) e la Pro Vercelli. Nasce il vero campionato (non a caso è il primo che si gioca a cavallo di due anni: c'è stato il campione 1909 e ci sarà quello 1909-10) e si capisce subito che a dominarlo saranno quasi solo città oltre una certa dimensione. E siamo a inizio Novecento, senza diritti televisivi. Stefano Olivari stefano@indiscreto.it

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