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Copiando Wimbledon

8 - L’Inghilterra è la nazione faro per tutti quelli che nel mondo si occupano di football e dallo sport inglese la federazione ha la bella idea di copiare nel 1899 il modello del Challenge Round...

Redazione

23.12.2010 ( Aggiornata il 23.12.2010 05:32 )

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L’Inghilterra è la nazione faro per tutti quelli che nel mondo si occupano di football e dallo sport inglese la federazione ha la bella idea di copiare nel 1899 il modello del Challenge Round diffusissimo ad esempio nel tennis (i primi Wimbledon, per dire). In pratica il vincitore dell’edizione precedente è qualificatio di diritto per la finale, mentre gli avversari si scannano nelle eliminatorie. Il Genoa aspetta così, allenandosi e giochicchiando amichevoli, lo svolgersi del secondo campionato federale. La voglia di italianizzare il tutto porta ad una sorta di challenge round nel challenge round. L’Internazionale Torino, finalista 1898, aspetta infatti di incontrare la vincente delle eliminatorie in una sorta di semifinale unica che qualificherà la squadra rivale del Genoa. Andando sul concreto, le partecipanti sono cinque: le quattro dell’anno prima e una seconda squadra genovese, la Sampierdarenese dalla quale nel 1946 nascerà (dopo la fusione con l’Andrea Doria) la Sampdoria. Ma alle torinesi il challenge round non va bene così come è stato pensato e pochi giorni prima del torneo fanno cambiare le regole: le finaliste saranno le vincitrici del girone ligure e di quello piemontese. Il girone ligure significa due squadre, con il Genoa che si sbarazza facilmente dei rivali sul campo del velodromo di Ponte Carrega. Più equilibrio a Torino, dove la supremazia cittadina è ancora dell’Internazionale trascinata da Bosio. La finale, in partita unica a Genova, è vinta dai genoani 3 a 1: ancora campioni d’Italia, ma non ancora rossoblu (stavolta la maglia è a strisce bianche e blu) e con le casse svuotate dall’obbligo di fornire, in quanto organizzatori della finale, le madaglie d’oro per i vincitori. Se le daranno da soli, al termine di una giornata turbolenta con solo una fune a dividere il campo di gioco da un pubblico che si avvicina abbastanza al concetto di tifo calcistico che abbiamo oggi. (8-continua) Stefano Olivari

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