Alla presenza di migliaia di spettatori, luned&igrave; 31 maggio 1911, dai cantieri di Harlan &amp; Wolff presso Queen&rsquo;s Island, a Belfast, in Irlanda del Nord, viene varato il Titanic. Insieme all&rsquo;Olympic &egrave; il pi&ugrave; grande oggetto galleggiante mai visto prima. Eppure, a poppa, sotto al nome della nave c&rsquo;&egrave; quello di un&rsquo;altra citt&agrave;: Liverpool. La societ&agrave; di gestione del Titanic, la White Star Line, ha sede proprio a Liverpool perch&eacute; il suo servizio di navigazione per New York fino al 1907 partiva da qui, servizio poi trasferito a Southampton, mentre la maggior parte degli ufficiali e dell&rsquo;equipaggio del Titanic provengono dalla zona del Merseyside, l&rsquo;area intorno al fiume della citt&agrave;. Proprio a Liverpool, pochi giorni dopo il varo della nave pi&ugrave; famosa al mondo, nasce Jesse Carver. Il ragazzo segue una sola passione: il calcio.&nbsp;  La vita da calciatore, gli esordi in panchina e lo scudetto con la Juve  &nbsp;  A 18 anni fa il suo esordio nella First Division inglese con la maglia del Blackburn e resta con i Rovers fino al 1936, quando si trasferisce al Newcastle. Con i Magpies chiude la carriera nel 1939, anche a causa della Seconda Guerra Mondiale che &egrave; pronta a scoppiare. Al termine del conflitto bellico, Jesse &egrave; pronto ad allenare. Nel suo moleskine, per&ograve;, ha un segreto. Anzi, un&rsquo;innovazione: la zona. Inizia come vice all&rsquo;Huddersfield, poi prende in mano lo Xerxes prima di allenare la Nazionale olandese, che in quegli anni per&ograve; &egrave; ancora lontana dall&rsquo;essere l&rsquo;Arancia Meccanica che sconvolger&agrave; il mondo del calcio. Dopo una parentesi di una stagione al Millwall, nel 1949 approda alla Juventus. Per la prima volta in Italia qualcuno applica il gioco a zona. Questo atteggiamento tattico permette alla Vecchia Signora di tornare a vincere lo scudetto dopo un&rsquo;astinenza di 15 anni. Jesse Carver &egrave; un innovatore assoluto: si oppone al dogmatico sistema soprattutto per quanto riguarda le marcature difensive. I suoi uomini non devono marcare il singolo, ma piazzarsi nel modo migliore per evitare l&rsquo;incursione avversaria. Questa sua ossessione, per&ograve;, gli costa il posto l&rsquo;anno seguente e fa ritorno in Inghilterra per allenare il West Bromwich. Passano pochi mesi e Jesse &egrave; di nuovo nello Stivale, ma in Serie B, per allenare il Marzotto Valdagno. Assume l&rsquo;incarico di direttore tecnico in coppia con Gino Costenaro, per poi condurre la squadra da solo a una insperata salvezza da neopromossa tra i cadetti. Nel 1953 &egrave; di nuovo a Torino, sponda granata, per subentrare a Roberto Copernico nel ruolo di direttore tecnico, con Oberdan Ussello allenatore. Confermato per l&rsquo;annata successiva, lascia l&rsquo;incarico a campionato in corso.&nbsp;  L&#39;arrivo nella Capitale sulle panchine di Roma e Lazio  &nbsp;  Nella stagione 1953-54 passa alla Roma, dove allena un campione del mondo come Alcides Ghiggia e rimane anche nella stagione seguente riuscendo a portare i giallorossi al terzo posto in campionato. Nel 1955 attraversa nuovamente la manica per sedersi sulla panchina del Coventry City, ma l&rsquo;Italia lo rivuole. Torna nella Capitale, ma cambia sponda del Tevere: va alla Lazio, con cui nell&rsquo;anno 1956-57 ottiene un ottimo terzo posto. All&rsquo;inizio della stagione seguente firma un contratto con l&rsquo;Inter e la Lazio lo sostituisce con Ciric. Successivamente allena il Genoa e poi viene chiamato da Tessarolo, il 6 gennaio 1961, ancora alla Lazio per affiancare Flamini, per tentare di salvare, senza riuscirci, la squadra dalla sua prima retrocessione in Serie B. Si toglie per&ograve; la soddisfazione di portare la squadra alla finale di Coppa Italia che i biancocelesti perderanno con la Fiorentina. Prima di ritirarsi definitivamente, voler&agrave; a Cipro per allenare l&rsquo;APOEL Nicosia. 

<p>Il tecnico, uno dei pi&ugrave; grandi innovatori della storia del calcio, nacque a Liverpool il 7 luglio di 110 anni fa</p> 

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Jesse Carver, l'allenatore inglese che portò la "zona" in Serie A