        Una vittoria che vale per dieci, almeno. Anche se la bacheca si riempie appena di un trofeo, molto dipende anche dalla maniera con cui lo si conquista. E il modo di vincere la Coppa Uefa del 1988 da parte del Bayer Leverkusen &egrave; intriso nella leggenda: intanto perch&eacute; &egrave; l&rsquo;unico trofeo continentale mai sollevato dalle &ldquo;Aspirine&rdquo; e poi perch&eacute; arriv&ograve; al termine di un doppio confronto in finale contro l&rsquo;Espanyol degno di un film thriller: 3-0 a Barcellona per i padroni di casa, 3-0 per i tedeschi a Leverkusen e rigori decisivi a favore del Bayer dopo i supplementari. Coppa Uefa 1987-88, il Bayer Leverkusen outsider di lusso Il Bayer di quell&rsquo;anno comunque era una squadra solidissima: a parte il 3-0 preso dall&rsquo;Espanyol nell&rsquo;andata della finale, i tedeschi non persero nessun&rsquo;altra partita durante il percorso. Anzi, tra le vittime ci furono squadre di tutto rispetto come il Feyenoord e soprattutto il Barcellona, eliminato ai quarti di finale da una rete di Tita, brasiliano che poi sarebbe venuto a giocare al Pescara. Zero a zero a Leverkusen, 1-0 al Camp Nou. In semifinale poi derby fratricida tutto tedesco contro il Werder Brema, anche qui di &ldquo;corto muso&rdquo;, grazie all&rsquo;1-0 dell&rsquo;andata confermato dallo 0-0 del ritorno. Werder che comunque vincer&agrave; la Bundesliga, a conferma del capolavoro del Leverkusen, non molto considerato all&rsquo;inizio di quel torneo e capace invece di spingersi fino all&rsquo;atto conclusivo. Un torneo in cui erano presenti quattro squadre italiane, tutte piuttosto deludenti: Inter, Milan, Juventus e Verona, con l&rsquo;Hellas unica in grado di andare un po&rsquo; pi&ugrave; avanti nella manifestazione, fuori ai quarti di finale proprio contro il Werder Brema. Bayer Leverkusen, i protagonisti della Coppa Uefa 1987-88 Una squadra, quella, di spessore internazionale come dimostrano i nomi degli stranieri a disposizione dell&rsquo;allenatore Erich Ribbeck: Tita, ne abbiamo gi&agrave; parlato, ex pilastro del Flamengo di Zico campione della Libertadores, il polacco Buncol, motore della squadra terza al Mondiale 1982, e il sudcoreano Cha Bum-kun, uno dei primissimi asiatici a spopolare nei campionati europei. Tutt&rsquo;altro che solamente esotico, Cha, capace di sdoppiarsi in un doppio lavoro da attaccante e da esterno (destro) che farebbe la fortuna degli allenatori di oggi: per lui peraltro seconda Coppa Uefa in carniere dopo quella del 1980, quando aveva vinto con l&rsquo;Eintracht Francoforte. Insomma, un giocatore di spessore internazionale. L&rsquo;anima tedesca era incarnata da capitan Rolff soprattutto, dal difensore Reinhardt e dal bomber Falko G&ouml;tz: dalla panchina si alzava un altro futuro &ldquo;italiano&rdquo;, l&rsquo;attaccante Herbert Waas, che andr&agrave; a giocare al Bologna senza troppa fortuna. Espanyol-Bayer Leverkusen 3-0: andata disastrosa Tutti gli appassionati comunque ricordano quella finale, quel doppio confronto, contro una vera outsider come l&rsquo;Espanyol del basco Clemente e con in campo, tra gli altri, Ernesto Valverde, futuro tecnico del Barcellona e attuale allenatore dell&rsquo;Athletic Bilbao. Catalani reduci da una clamorosa rimonta in semifinale ai danni del Bruges, da 2-0 a 3-2, sempre tra andata e ritorno, e che cominciano la finale allo stadio Sarri&agrave; di slancio. Tutto si concretizza a cavallo tra il primo e il secondo tempo, quando in 14 minuti, pi&ugrave; naturalmente l&rsquo;intervallo, l&rsquo;Espanyol colpisce in tre occasioni: doppietta di Losada e gol di Soler dopo una rete precedentemente annullata ai padroni di casa. Una lezione di calcio che non sembra solo rimontabile, ma nemmeno avvicinabile. I catalani in porta peraltro hanno un muro, sulla carta, come il camerunese N&rsquo;Kono, quindi il 3-0 dell&rsquo;andata pare proprio una sentenza. Eppure mai dire mai. Bayer Leverkusen-Espanyol, rimonta da favola e trionfo ai rigori Ribbeck per il ritorno fa solo un cambio davanti: fuori Waas e dentro Gotz, dietro di lui Cha e Tita. Purtroppo per il Bayer il primo tempo finisce 0-0. A quel punto l&rsquo;allenatore tedesco si gioca il tutto per tutto e mette Waas, passando a una specie di 4-3-3 molto offensivo, che &egrave; la svolta della gara. Spunto di Waas a destra, cross in area dove si accende un mischione risolto da Tita con una zampata sottomisura: parrebbe un gol casuale, ma l&rsquo;inerzia gira quasi subito con il 2-0 di Gotz al minuto 63, servito da T&auml;uber appena entrato al posto proprio di Tita, non proprio d&rsquo;accordo con la decisione del suo allenatore. Il 3-0 nel finale &egrave; di Cha, inesauribile, di testa su calcio di punizione. Supplementari di studio e poi rigori, dove il Bayer inizia male, sbagliando con Falkenmayer: l&rsquo;Espanyol invece &egrave; perfetto nei primi due tiri, ma la svolta arriva quando Urquiaga spiazza Vollborn ma centra la traversa. Da l&igrave; i catalani non ne azzeccano pi&ugrave; una, mentre il Leverkusen mette la testa avanti con Waas e T&auml;uber. L&rsquo;ultimo rigore &egrave; di Losada, l&rsquo;eroe dell&rsquo;andata, che spara alto. Tripudio per i tedeschi, che sollevano la Coppa Uefa davanti al loro pubblico, per quello che ancora oggi &egrave; l&rsquo;unico titolo internazionale in bacheca.       

I tedeschi hanno conquistato la Coppa Uefa del 1987-88 contro l&rsquo;Espanyol pareggiando lo 0-3 subito all&rsquo;andata e vincendo ai rigori al termine di una rimonta rimasta nella storia

Il Bayer Leverkusen e quella goduria dagli 11 metri

        Appassionato, sincero, coinvolgente. Ruggiero Rizzitelli, quando parla della Roma, te la fa rivivere con gli accenti sentimentali di un vero tifoso. Nell&rsquo;intervista che segue, descrive quella della stagione 1990-91, che vide i giallorossi vincere la Coppa Italia e arrivare in finale di Coppa Uefa, partendo dal vittorioso confronto nei quarti di finale della competizione europea contro l&rsquo;Anderlecht.&nbsp;&nbsp; Il 6 marzo 1991, dopo aver eliminato Benfica, Valencia e Bordeaux, affrontavate l&rsquo;Anderlecht all&rsquo;Olimpico. Era un avversario da temere? &ldquo;S&igrave;, anche se non veniva dal suo periodo migliore. Ma era comunque una squadra che faceva sempre le coppe ed era abituata a giocarle a certi livelli, quindi era temibile e noi, per affrontarla, non ci preparammo bene&hellip; di pi&ugrave;! A guardare il risultato oggi (3-0, ndr) potrebbe sembrare che sia stata una passeggiata: in realt&agrave; noi non gli demmo la possibilit&agrave; di fare quello che avrebbero voluto&rdquo;. A beneficio di chi non l&rsquo;ha vista, puoi raccontarci come giocava quella Roma? &ldquo;Non era una squadra di fenomeni per&ograve; aveva fatto gruppo e aveva voglia di arrivare in fondo e vincere qualcosa di importante. Quell&rsquo;anno era arrivato Bianchi, che a inizio stagione era stato chiaro e ci aveva detto: 'A me non interessa tacco e punta, a me servono i risultati. Noi dobbiamo portare qualcosa di importante a questa societ&agrave;'. Noi l&rsquo;avevamo capito soprattutto quando, cominciando a vincere le partite, vedevamo che aumentava l&rsquo;autostima e avevamo un&rsquo;adrenalina incredibile che non ci faceva aver paura di nessuno. Avevamo grinta, cattiveria e voglia di arrivare&rdquo;. Vuoi raccontarci il tuo gol? &ldquo;Giannini mi dette una palla incredibile: mi aveva visto alle spalle dell&rsquo;avversario e mi serv&igrave; d&rsquo;esterno con un tocco da numero dieci. Io arrivavo in diagonale e calciai di destro, sempre in diagonale, riuscendo a battere il portiere. In quel frangente Giannini fece il Totti della situazione, quello che vede il compagno alle spalle&rdquo;. Cosa pensaste quando superaste anche quel turno contro l&rsquo;Anderlecht? &ldquo;Noi partimmo in quell&rsquo;avventura superando un ostacolo durissimo come il Benfica, che pochi mesi prima aveva fatto la finale di Coppa dei Campioni contro il Milan di Sacchi, anche se tutti ci davano per spacciati. Fu da l&igrave; che Bianchi ci disse: &ldquo;Noi siamo undici contro undici, abbiamo voglia di batterli e possiamo batterli: basta crederci&rdquo;. Sconfiggendo il Benfica sia all&rsquo;andata che al ritorno si innesc&ograve; quel meccanismo di autostima di cui ti dicevo prima che ci port&ograve; a superare anche l&rsquo;Anderlecht. A quel punto abbiamo detto: 'Cavolo, possiamo crederci di arrivare in fondo e vincere questa Coppa!'&rdquo;. Chi era il leader in campo di quella squadra? &ldquo;Voeller era il leader carismatico. Ma ogni reparto aveva il suo leader. In difesa c&rsquo;erano Nela, Cervone e Tempestilli, gente che si faceva rispettare. A centrocampo Giannini e Desideri, senza dimenticare il valore che aveva Bruno Conti nello spogliatoio. Era una squadra nata per fare gruppo&rdquo;. Quell&rsquo;anno Dino Viola venne a mancare. Cosa vi tolse la sua morte e cosa vi regal&ograve;? &ldquo;Inizialmente ci tolse tanto. Nella partita in casa contro il Pisa, quella successiva alla sua morte, eravamo talmente afflitti dal dolore che, nonostante volessimo a tutti i costi vincere per dedicargli la vittoria, non ce la facemmo. Poi successe il contrario: la voglia di dargli quella Coppa ci dette forza. La moglie Flora davvero gliela voleva regalare. Anche se lui non c&rsquo;era pi&ugrave;, sapevamo che ci aspettava a quel traguardo".  Per te ci sono delle similitudini tra quella Roma e questa di Mourinho? &ldquo;Secondo me s&igrave;. Sia Bianchi che Mourinho sono allenatori che non guardano alla bellezza. E poi, a mio modo di vedere, anche la fase difensiva &egrave; una cosa bella. Io quando recuperavo un pallone perso da un compagno e vedevo la soddisfazione nei suoi occhi ero compiaciutissimo. Quella &egrave; la forza di una squadra. Del resto un allenatore fa delle scelte anche in funzione degli uomini disponibili: se non ha una squadra votata per l&rsquo;attacco non deve essere stupido e andare allo sbaraglio. Un tecnico deve essere responsabile e capace a leggere il tipo di calciatori che ha a disposizione&rdquo;.&nbsp; Quell&rsquo;anno andaste in finale in Coppa Italia e Coppa Uefa, mentre in campionato conseguiste un anonimo nono posto. Come impatt&ograve; la doppia corsa campionato-coppa? &ldquo;Considera che all&rsquo;epoca avevamo una rosa che non era ampia come quelle di oggi, per cui a un certo punto della stagione facemmo una scelta: visto che in campionato non potevamo arrivare pi&ugrave; dove volevamo arrivare, decidemmo di puntare sulle coppe. E facemmo bene, visto che arrivammo a due finali. Con una quindicina di giocatori non era realistico puntare a tre obiettivi&rdquo; Secondo te ha pi&ugrave; spessore tecnico l&rsquo;attuale Europa League o la vecchia Coppa Uefa? &ldquo;Non c&rsquo;&egrave; paragone. Quando si parte dal primo turno col doppio confronto da dentro o fuori significa che dall&rsquo;inizio non puoi sbagliare. Ci vogliono attenzione, attributi, forza, coraggio: non puoi permetterti di sbagliare partita. Coi gironi di oggi puoi anche perdere due incontri e qualificarti lo stesso. Il fascino di arrivare in finale, in passato, era proprio quello, legato al fatto di rischiare di uscire ad ogni turno. La tensione, sin dall&rsquo;inizio, era molto diversa&rdquo;. Oggi &egrave; il compleanno di Rudi Voeller: com&rsquo;era averlo come compagno?&nbsp; &ldquo;Ti racconto questo episodio. Finale di andata di Coppa Italia con la Sampdoria: ero stremato, avevo i crampi anche al cervello. A un certo punto mi si avvicina e mi dice: 'Dai Ruggiero, adesso corro io per te. Tu vai avanti e riposa'. Quel gesto mi dette la forza di reagire, tanto che dopo cinque minuti mi ero ripreso e gli dissi di tornare al suo posto. Gesti che solo un campione pu&ograve; fare&rdquo;.&nbsp; Hai un aneddoto da raccontare legato a un suo compleanno? &ldquo;Ristorante Fontanone, compleanno di Rudi. Invitato speciale: Renato Zero, che si mise a cantare una canzone per lui. Noi ci guardavamo e dicevamo: ma che canzone &egrave; questa? Renato nello spogliatoio lo cantavamo ma nessuno la conosceva. Una canzone bellissima, da commuoversi, ritagliata su Rudi che in quel periodo aveva anche i genitori che non stavano molto bene. Insomma, Renato gli aveva inventato una canzone al momento. Devastante, da brividi&rdquo;.       

Nel 1990-91 i giallorossi superarono l&rsquo;Anderlecht nei quarti di Coppa Uefa grazie anche a un suo gol: &ldquo;A Ottavio Bianchi non interessavano tacco e punta, gli servivano i risultati&rdquo;

Rizzitelli: “La mia Roma come quella di Mourinho”

        Jesus Maria Satrustegui &egrave; il massimo realizzatore di ogni epoca della Real Sociedad, unico club della sua vita e della sua carriera: tredici stagioni con 162 gol segnati. Record difficile da battere visto che tra i giocatori in attivit&agrave; quello che gli va pi&ugrave; vicino &egrave; Oyarzabal, a quota 81: anche se &egrave; ancora molto giovane, ne ha di strada da percorrere, l&rsquo;attuale numero 10 dei baschi. Satrustegui era un attaccante che non aveva paura di niente, specie se c&rsquo;era da colpire di testa: capelli lunghi, baffoni di un&rsquo;altra epoca, con la Real Sociedad ha vinto due volte la Liga, nel 1981 e nel 1982, e la Supercoppa sempre nel 1982, nell&rsquo;era d&rsquo;oro del club di San Sebastian, quando schierava ancora tutti giocatori baschi. Al suo attivo pure una lunga militanza con la nazionale spagnola, compreso un Mondiale, quello del 1982, e l&rsquo;Europeo del 1980. Gli abbiamo chiesto un parere sulla sfida tra la &ldquo;sua&rdquo; Real e la Roma, lui che nella Coppa Uefa 1979-80 segn&ograve; due gol all&rsquo;Inter nella sfida di primo turno, nel 2-0 del ritorno che non serv&igrave; a ribaltare il 3-0 di San Siro. Satrustegui, cosa si ricorda di quel doppio confronto?  "Che probabilmente disputammo l&rsquo;andata in maniera troppo leggera, errore gravissimo contro le squadre italiane. Detto che quell&rsquo;Inter poi avrebbe vinto il campionato italiano, fu molto brava nel sorprenderci, di fatto ipotecando la qualificazione al secondo turno". Lei segn&ograve; una doppietta al ritorno, cosa vi manc&ograve; per portare la sfida ai supplementari?  "Dettagli, forse, oltre che un rigore chiarissimo non fischiato nel finale al mio compagno di reparto Lopez Ufarte. Comunque fu molto utile per noi quella vittoria, perch&eacute; ci fece rendere conto della nostra forza e ci diede quell&rsquo;autostima necessaria a raggiungere i futuri traguardi". Era difficile giocare contro i difensori italiani dell&rsquo;epoca? "Noi nella Liga avevamo degli elementi che davano del gran filo da torcere, come Goyo Benito o Migueli. Per&ograve; s&igrave;, anche i vostri non erano male, erano bravissimi nell&rsquo;arrivare a un punto in cui si faticava a distinguere l&rsquo;intervento duro dal fallo. Anche in nazionale, ricordo bene lo 0-0 dell&rsquo;Europeo del 1980". Cosa pensa di Roma-Real Sociedad?  "Dei giallorossi ho visto appena qualche partita. Mi &egrave; sembrata una formazione abbastanza irregolare ma, come detto, contro le squadre italiane non puoi giocarci 'a cuor leggero'. E poi hanno Mourinho in panchina, non lo scopriamo certo oggi. Ha avuto qualche inciampo, qualche contrattempo, per&ograve; intanto &egrave; l&igrave; e l&rsquo;anno scorso ha portato a casa la Conference League". E come vede la &ldquo;sua&rdquo; Real Sociedad?  "&Egrave; una squadra molto giovane che non &egrave; in un grandissimo momento di forma, soprattutto perch&eacute; fatica a segnare. Deve confidare nelle sue qualit&agrave; individuali, che comunque sono evidenti".  Dove possono soffrire i baschi?  "Nella mancanza di esperienza, appunto. Ricordo l&rsquo;edizione dell&rsquo;Europa League del 2020-21, la partita che giocarono contro il Manchester United a Torino. Non dico che sottovalutarono l&rsquo;avversario, per&ograve; furono un po&rsquo; ingenui e beccarono tutti e quattro i gol praticamente in contropiede, finendo eliminati gi&agrave; all&rsquo;andata. In generale per&ograve; vedo una sfida molto equilibrata, forse con la Real leggermente avvantaggiata, ma davvero di poco". Qualche giocatore decisivo dal punto di vista della Real Sociedad? "Sicuramente David Silva, un giocatore di grande caratura internazionale, &egrave; l&rsquo;uomo con pi&ugrave; esperienza. Di recente ha avuto qualche problema fisico di troppo ma come mentalit&agrave; &egrave; indispensabile per i suoi".       

Fu un giocatore iconico della formazione rivelazione dei primi anni Ottanta e bicampione di Spagna. Segn&ograve; due gol all&rsquo;Inter in Coppa Uefa nel 1979

Roma-Real Sociedad, Satrustegui: il Pruzzo basco

        L&rsquo;Europa League ha detto pi&ugrave; male che bene alle squadre italiane. A passare agli ottavi di finale &egrave; stata soltanto l&rsquo;Atalanta, dominatrice sul campo dell&rsquo;Olympiacos dove si era presentata senza punte, viste le assenze di Zapata e Muriel e la scelta iniziale di tenere in panchina Boga. Poi il giocatore preso dal Sassuolo &egrave; stato messo in campo nel secondo tempo, diventando decisivo nel 2-0 di Malinovsky, mentro tutto dell&rsquo;ucraino e della sua straordinaria facilit&agrave; di tiro &egrave; stato il terzo gol. Esultanza contenuta, mostrando la maglietta con la scritta &lsquo;No war&rsquo; pensando a ci&ograve; che sta accadendo in patria, e pensieri calcistici per il campionato, con il quarto posto da Champions ancora nel mirino nonostante un evidente crollo, una sola vittoria nelle ultime otto partite disputate, figlio solo in parte del VAR e di situazioni collegate. Gasperini pu&ograve; ancora tornare su un palcoscenico dove l'Atalanta sta benissimo, nonostante le assenze ed il budget inferiore a tante presunte grandi la rosa (in quanti possono far alzare dalla panchina uno come il Koopmeiners attuale?) &egrave; da corsa. I Percassi hanno un po' venduto la Fontana di Trevi, ma gli americani hanno messo lke mani su un gioiello, con ingaggi leggeri visto che i pi&ugrave; pagatio sono sotto i 2 milioni netti a stagione.&nbsp; Il Napoli &egrave; stato annientato, ben oltre il 2-4 del Maradona, dal Barcellona di Xavi che ha disputato la migliore partita del suo difficile anno di ricostruzione, trovando anche la peggior serata difensiva dal Napoli di Spalletti, con Rrahmani mai visto cos&igrave; male e Koulibaly stranamente timido. Per non parlare dei Fabian Ruiz e Demme, visto che il modulo del Napoli chiede il maggior lavoro ai due mediani e quindi i primi ad essere travolti nelle serate no sono proprio loro. Un amaro addio europeo per Insigne, un&rsquo;eliminazione che fa male per il modo visto che la brutta prova di Cagliari &egrave; dipesa anche dall&rsquo;avvicinarsi del Barcellona. Nonostante le ultime due partite il Napoli non sembra per&ograve; una squadra in crisi, basti pensare a cosa si &egrave; detto fino al primo tempo (compreso) del Camp Nou, magari questi viaggi in meno (&egrave; fuori anche dalla Coppa Italia) gli daranno il ritmo giusto per lo scudetto. Per Spalletti un bene che le prossime due partite di campionato siano contro Lazio e Milan, per evitare i processi o almeno rimandarli di una decina di giorni. Tutt&rsquo;altro tipo di serata all&rsquo;Olimpico, anche se l&rsquo;esito per i padroni di casa &egrave; stato anche in questo caso l&rsquo;eliminazione. Contro un Porto di fatto gi&agrave; campione del Portogallo la Lazio ha giocato un&rsquo;ottima partita, sfiorando diverse volte il 2-0, venendo rimontata grazie a un rigorino VAR e chiudendo con un assalto finale davvero emozionante, per un 2-2 che lascia tanti rimpianti ma anche la sensazione che la squadra sia con Sarri. Una squadra che gioca molto meglio con Luis Alberto, dopo tanti indizi Sarri dovrebbe avere capito di essere di fronte a una prova, e sempre trascinata da Immobile: con lui in questa forma Mancini non sar&agrave; costretto fra un mese a fare invenzioni. Tornando alla Lazio, coin tutto il rispetto per Patric (ma anche il pi&ugrave; recente Luiz Felipe) &egrave; quasi banale dire che con Acerbi al centro della difesa sarebbe finita diversamente.&nbsp; &nbsp;        

L'Atalanta da Europa League, il Napoli distrutto dal Barcellona e i rimpianti di Sarri.&nbsp;

La maglietta di Malinovsky

        Il pareggio strappato a fatica, ed anche in maniera immeritata, dal Napoli contro il Cagliari di Mazzarri fa pensare che lo scudetto 2021-22 sia ormai una gara a chi sbaglia meno, visto il Milan di Salerno e la sconfitta dell&rsquo;Inter a San Siro con il Sassuolo. Discorso che parte dai portieri, a questo giro davvero decisivi in negativo (anche se Ospina si &egrave; riscattato), per arrivare agli altri reparti. Spalletti ci ha messo un tocco in pi&ugrave;, perch&eacute; alle assenze imposte dalle circostanze ha aggiunto anche quelle in chiave Europa League di Osimhen (decisivo quando &egrave; entrato al posto di Petagna) e Fabian Ruiz insieme ad una difesa creativa, per una volta impostata a tre prima di una precipitosa marcia indietro. Per&ograve; bisogna dirlo: se Spalletti non avesse pensato al ritorno con il Barcellona di gioved&igrave; adesso saremmo qui a sdottorare sulla mancanza di mentalit&agrave; europea e cose del genere. Chiss&agrave; se avremo bisogno anche di una mentalit&agrave; mondiale&hellip; Intanto la Lega ha deciso le date per la prossima Serie A, in una stagione ovviamente condizionata dal torneo in Qatar: si parte il 13 agosto e si finir&agrave; il 5 giugno. La cosa notevole &egrave; che si dovrebbe giocare fino al 13 novembre, con il Mondiale che inizia il 21. Non vale solo per noi: la minipreparazione era gi&agrave; stata autorizzata dalla FIFA, che non ha avuto il coraggio di cancellare un torneo assegnato nel 2010 con la votazione pi&ugrave; corrotta di sempre ma nemmeno quello di interrompere l&rsquo;attivit&agrave; di club pi&ugrave; dello stesso necessario. Comunque dal 1930 ad oggi mai i giocatori avevano avuto cos&igrave; poco tempo per prepararsi a quello che per il 99% di loro &egrave; l&rsquo;appuntamento della vita. A proposito di giocatori, anche i pi&ugrave; appassionati spettatori della Serie A a volte hanno la sensazione di non conoscerne qualcuno, in certi casi di non averlo mai sentito nominare. Ecco, questi appassionati non si devono sentire in colpa perch&eacute; ci sono squadre che in un anno arrivano a schierare anche pi&ugrave; di 50 giocatori. Leggendo la parte italiana delle ultime statistiche del CIES si nota una tendenza significativa, guardando ai giocatori schierati dai club negli ultimi 365 giorni: le squadre peggiori, o comunque le peggio gestite, di solito sono quelle che mandano in campo pi&ugrave; giocatori. In un anno il Genoa ha mandato in campo 55 giocatori, la Salernitana 53 e cos&igrave; via, passando per i 40 della Roma, i 36 della Juventus, i 34 del Milan e i 31 dell&rsquo;Inter, per arrivare ai 29 del Napoli. Considerando soltanto chi &egrave; inserito nell&rsquo;undici titolare gli estremi sono invece la Salernitana, con 36 giocatori (tutti schierati in A, ovviamente), Inter e Lazio con 21.       

La programmazione del Napoli, una settimana per il Mondiale e il festival degli sconosciuti.&nbsp;

L'Europa di Osimhen

        Napoli, Lazio e Atalanta hanno preso sul serio i sedicesimi di finale di Europa League e la cosa non era affatto scontata. La squadra di Spalletti si giocher&agrave; tutto al Maradona contro un Barcellona che ha dominato e l&rsquo;ha graziata pi&ugrave; volte: la statistica non &egrave; tutto, a maggior ragione nel calcio, ma 21 tiri a 4 per i ragazzi di Xavi dicono qualcosa: comunque partita da Champions, magari con un Osimhem servito meglio la qualificazione sar&agrave; alla portata. L&rsquo;Atalanta non si &egrave; arresa all&rsquo;ennesima partita sfortunata ed ancora una volta &egrave; stata abbandonata da Muriel: poi il gioco, le sostituzioni (fondamentale l&rsquo;entrata di Koopmeiners, piede superpreciso, e Boga, nella testa di Gasperini una specie di Papu 2) e Djimsiti hanno ribaltato un Olympiacos da difesa-contropiede. Brutta serata invece per la Lazio, non per il risultato perch&eacute; 2-1 in casa del Porto possono perdere anche i pi&ugrave; forti, ma perch&eacute; ancora una volta si sono visti i limiti di una rosa che in gennaio Lotito non ha voluto rinforzare, dando a Sarri ottimi alibi. L&rsquo;allenatore aveva chiesto un difensore centrale, al di l&agrave; dell&rsquo;infortunio di Acerbi, e un vice-Immobile, non ha avuto niente ed &egrave; stato anche sfortunato perch&eacute; Luiz Felipe non ha mai giocato cos&igrave; male e Felipe Anderson al di l&agrave; delle caratteristiche diverse da quelle di Immobile non era proprio in partita. Detto questo, la Lazio non &egrave; morta e fra una settimana pu&ograve; farcela. A proposito di Atalanta, da diversi giorni si parla di un fondo americano intenzionato a comprare da Percassi la maggioranza delle azioni, con cifre che variano a seconda delle fonti, comunque pi&ugrave; di 300 milioni di euro. Inutile fare troppi ragionamenti in anticipo, certo sarebbe una sorpresa enorme che Percassi, pur abile uomo d&rsquo;affari, vendesse quella che per lui, ex calciatore e bergamasco fuori e dentro, non &egrave; e non sar&agrave; mai un&rsquo;azienda come tutte le altre. Sarebbe in un certo senso la fine di un&rsquo;idea e di un&rsquo;identit&agrave;, un dispiacere anche per chi non tifa Atalanta. Il mitico &lsquo;prodotto Serie A&rsquo; perderebbe tanto. Una Serie A che fine anno potrebbe emigrare, in versione dimezzata visto che perder&agrave; tanti giocatori (speriamo anche quelli italiani) impegnati nel Mondiale in Qatar. L&rsquo;amministratore delegato della Lega Luigi De Siervo ha ribadito, in una intervista alla Reuters, la sua intenzione di organizzare un torneo-tourn&eacute;e negli Stati Uniti per vendere poi meglio il prodotto per cos&igrave; dire vero. Una buona idea, sempre meglio che stare a casa davanti al televisore con lo stipendio che comunque corre, anche se ci domandiamo chi possa guardare una roba del genere, per gli americani una specie di festival degli sconosciuti. Per la verit&agrave; storica non &egrave; mai troppo tardi. Per questo far&agrave; molto discutere la clamorosa intervista rilasciata da Sandro Mazzola al sito (e rivista) RevistaLibero.com, in cui parlando del Mondiale del &rsquo;66 l&rsquo;ex campione della Nazionale e dell&rsquo;Inter sostiene che quell&rsquo;eliminazione al primo turno, quella che tutti ricordano come &lsquo;La Corea&rsquo;, fu figlia anche di un complotto contro Fabbri e contro la dirigenza del momento all&rsquo;interno della FIGC e che i giocatori, fra i quali lui stesso, erano convinti di essere stati drogati. E non per vincere. A riprova di questo un test a cui si sottopose Mazzola qualche giorno dopo la partita, in cui vennero rilevati nelle sue urine tracce di ansiolitici. Una tesi che fra l&rsquo;altro Fabbri ha sempre portato avanti fino alla morte, senza essere preso troppo sul serio.       

Le italiane in Europa League, l'Atalanta in vendita, la Serie A durante il Mondiale e la Corea secondo Mazzola.&nbsp;

L'ultima Atalanta di Percassi

Un solo anno in maglia biancoceleste. Anzi, sarebbe pi&ugrave; giusto dire una stagione e due mesi, visto che dopo aver vinto lo scudetto nel 2000, e aver giocato la prima di campionato e tre gare di Champions League nell&rsquo;anno post scudetto oltre alla Coppa Italia e la Supercoppa Italiana, l&rsquo;argentino Nestor Sensini venne ceduto al Parma nel mercato autunnale. &quot;Mi &egrave; dispiaciuto andare via. Alla Lazio stavo davvero bene, avevo vinto il campionato ed Eriksson aveva fiducia in me. Tornai al Parma dove ero stato sette campionati. Ma il ricordo dell&rsquo;esperienza laziale rimarr&agrave; indimenticabile&quot;. A volte centrocampista e a volte difensore, per il tecnico svedese era un jolly da utilizzare in varie zone del campo. Con la sua esperienza e il suo carisma si &egrave; ritagliato uno spazio importante in una squadra eccezionale. Capace di lasciare il segno sia in Italia che in Europa. &quot;Abbiamo vinto uno scudetto, la Supercoppa Europea, la Coppa Italia e la Supercoppa Italiana, ma c&rsquo;&egrave; mancata la Champions League. Potevamo vincerla. Avevamo una rosa di grandissimi giocatori&quot;.  In quella Champions League c&rsquo;&egrave; stata la trasferta sul campo del Marsiglia.  &quot;Una partita che non dimenticher&ograve; mai. Un ambiente caldo, un&rsquo;atmosfera molto intensa. Noi venivamo da un periodo difficile: avevamo perso il derby e sai quanto vale a Roma. Dovevamo riscattarci ed Eriksson fece un po&rsquo; di turnover. &Egrave; stata una gara difficile, contro un&rsquo;ottima squadra, che la stagione precedente affrontai, quando ero al Parma, in finale di Coppa Uefa&quot;.  Il tecnico svedese schier&ograve; questa linea di centrocampo: Concei&ccedil;ao, Sensini, Stankovic e Nedved.  &quot;Mica male eh. Diciamo che gli altri tre erano davvero bravi. Se pensi che in panchina c&rsquo;erano Almeyda e Veron. In quel centrocampo io ero quello che doveva correre e proteggere la difesa. Regalare equilibrio. Non sono stato un titolarissimo in quella squadra, ma sono sempre riuscito a ritagliarmi il mio spazio e a dare una mano. E credo di aver dato il mio contributo&quot;.  Con il Marsiglia c&rsquo;era anche Ravanelli, che qualche settimana dopo vi siete ritrovati come compagno di squadra.  &quot;Penna bianca, gran giocatore. Era in Francia gi&agrave; da un paio di anni. Mi ricordo che era squalificato nella finalissima di Coppa Uefa e per noi fu un vantaggio. Lo affrontammo e dopo un po&rsquo; arriv&ograve; alla Lazio. Anche lui diede il suo contributo&quot;.  Almeyda, Sensini, Simeone, Veron. Era una Lazio argentina.  &quot;Poi c&rsquo;erano Concei&ccedil;ao, Couto. Nello spogliatoio si parlava molto spagnolo (ride, ndr). A volte si dice che quando ci sono troppi argentini in un gruppo possono accadere casini. Ma con noi non fu cos&igrave;. Eravamo molto uniti. Anche con chi veniva da altre parti del mondo, come Boksic, come Mihajlovic, o con gli italiani. Siamo riusciti a fare un bel gruppo&quot;.  Quando &egrave; arrivato, ha subito pensato che la squadra potesse vincere lo scudetto?  &quot;In realt&agrave; lo pensavo gi&agrave; la stagione precedente. Ero all&rsquo;Olimpico l&rsquo;ultima giornata, quando si gioc&ograve; Lazio-Parma e ricordo l&rsquo;atmosfera molto triste di tutto l&rsquo;ambiente. &Egrave; stato bello, a distanza di un anno, vedere i tifosi passare dalla delusione alla gioia&quot;.  In quella stagione un solo gol.  &quot;A Torino, di testa su assist di Mihajlovi? . Diciamo che gran parte del merito fu del suo cross. Io ci ho messo solo la testa&quot;.  Cosa ricorda del 14 maggio 2000?  &quot;Lo stadio pieno, la vittoria con la Reggina. L&rsquo;attesa del fischio finale a Perugia. Ricordo un&rsquo;occasione incredibile fallita da Pippo Inzaghi (a Perugia, ndr). Era destino che vincessimo noi. Lo abbiamo meritato. Mai nella vita mi era successo di dover attendere mezz&rsquo;ora con la radiolina per poter festeggiare&quot;.  Le faccio alcuni nomi: Boksic.  &quot;Agile, forte, veloce. Se solo fosse stato pi&ugrave; tranquillo sotto porta&hellip;&quot;.  Veron.  &quot;Uno dei centrocampisti pi&ugrave; forti e completi. Con la palla era capace di fare di tutto e correva tantissimo, anche pi&ugrave; di quello che doveva fare&quot;.  Salas.  &quot;Il Matador. Il miglior attaccante in area di rigore. Giocava bene e faceva migliorare anche chi gli giocava accanto&quot;. 

L&#39;intervista all&#39;ex jolly biancoceleste: &quot;Riscattammo il derby e ci preparammo per un grande finale di stagione. Eravamo davvero un gruppo unito&quot;

Marsiglia-Lazio: Sensini ricorda la vittoria al V&eacute;lodrome del 1999

Quaranta gol in 56 partite con tre squadre diverse in 13 anni di esperienza: con i rasta o rasato a zero, Henrik Larsson &egrave; stato un attaccante nato per segnare. Lo svedese la porta l&rsquo;ha sempre vista con una facilit&agrave; clamorosa, tanto da diventare l&rsquo;idolo di uno come Zlatan Ibrahimovic, suo connazionale, ma persino di Ronaldinho, che con lui ha vissuto lo spogliatoio del Barcellona. Quindi di attaccanti prolifici e al contempo creativi, perch&eacute; Larsson era cos&igrave;: prolifico e creativo.&nbsp;  Feyenoord, Celtic Glasgow, Helsingborg: queste le tre squadre con cui Henrik &egrave; andato a bersaglio almeno una volta in Coppa Uefa e poi in Europa League. Tra il primo gol, realizzato il 15 ottobre del 1996 con gli olandesi, e l&rsquo;ultimo del 16 luglio del 2009, &egrave; passata un&rsquo;era geologica. Talmente lunga che nel frattempo il format della stessa competizione &egrave; stato rivoluzionato: con il Feyenoord in Coppa Uefa deve giocare sfide di andata e ritorno, mentre con il &ldquo;suo&rdquo; Helsingborg, la squadra dove &egrave; diventato grande e ha chiuso la carriera, &egrave; costretto a iniziare la stagione in piena estate con i primi turni di qualificazione. L&rsquo;ultima vittima di Larsson in Europa &egrave; il modesto Zestafoni, squadra georgiana, su un campo che pare un parco residenziale: colpo di testa su cross da destra, vittoria e passaggio del turno. Uno degli ultimi regali di Henrik all&rsquo;Helsingborg, dopo anni in cui ha giocato nei migliori club d&rsquo;Europa vincendo anche una Champions League con il Barcellona.  Il capolavoro di Larsson, per&ograve;, Bar&ccedil;a a parte, &egrave; stato il periodo al Celtic Glasgow, dal 1997 al 2004. Sette stagioni in cui lo svedese &egrave; stato il leader di una squadra che non solo dettava legge in Scozia, ma che anche in Europa si era fatta valere. Nello specifico quando, nel 2003, arriva in finale di Coppa Uefa contro il Porto. Fin l&igrave; ha segnato 9 gol, compresi i due che in semifinale hanno permesso ai Bhoys di piegare il Boavista. &Egrave; in una forma stratosferica Henrik, sembra di rivedere il giocatore esploso sui palcoscenici internazionali al Mondiale del 1994 negli Stati Uniti, quando ancora molto giovane, seppur riserva dei titolari Kennet Andersson e Martin Dahlin, aveva trascinato la Svezia al terzo posto. Adesso l&rsquo;avversario &egrave; il Porto di un allenatore destinato a riscrivere la storia del calcio in Europa: Jos&eacute; Mourinho. Ne viene fuori una battaglia senza esclusione di colpi che al 90&rsquo; &egrave; ferma sul 2-2: Larsson in attacco gioca assieme a Chris Sutton, &egrave; la classica coppia offensiva formata da uno grande e grosso e da uno pi&ugrave; piccolo, e l&rsquo;intesa &egrave; fantastica. I due gol del Celtic sono stati opera di Henrik, che a differenza del 1994 non ha i rasta, ma &egrave; rasato quasi a zero: entrambi di testa a dimostrazione del suo atletismo. Non bastano, perch&eacute; ai supplementari il Porto trova la rete decisiva con Derlei, che &ldquo;scippa&rdquo; a Larsson il titolo di capocannoniere di quella Coppa Uefa: 12 gol a 11. Tantissimi, comunque, per entrambi. Nella storia dell&rsquo;intera competizione, per&ograve;, nessuno come Henrik.  &nbsp;  &nbsp; 

Grazie ai gol segnati con Feyenoord, Celtic Glasgow ed Helsingborg, lo svedese &egrave; il miglior marcatore nella storia della competizione europea

Henrik Larsson e quel record in Coppa Uefa/Europa League

Ecco l'intervista all'ex centrocampista giallorosso

Roma, Tommasi: "Nel mio ufficio conservo la 14 dell'Ajax" - Ascolta il podcast

Un torneo destinato alle squadre vincitrici delle rispettive coppe nazionali. Con questi presupposti nacque nella stagione 1960/61 la Coppa Delle Coppe, destinata nel tempo a diventare la terza coppa europea per club assieme alla Champions League e alla Coppa Uefa (denominazione assunta dal 1971 al 2009, quando sotto la Presidenza Platini si trasform&ograve; in Uefa Europa League. In precedenza, dal 1955 al 1971 si chiamava Coppa delle Fiere). Un&#39;avventura, quella della Coppa delle Coppe che dur&ograve; 38 anni fino al termine della stagione 1998/1999, quando, in seguito alla decisione della Uefa di ampliare il numero delle squadre ammesse per nazione alla Champions League (4 per le prime tre squadre classificate nel ranking Uefa), il torneo venne di fatto soppresso. Da sottolineare come sia nella prima che nell&#39;ultima edizione a vincere&nbsp; la Coppa Delle Coppe sia stata una formazione italiana: se nel 1960/61 a vincere fu la Fiorentina che trionf&ograve; nella doppia finale di andata e ritorno contro il Glasgow Rangers (2-0 a Glasgow, 2-1 a Firenze), nel 1998/99 fu la Lazio ad aggiudicarsi l&#39;ultima edizione del torneo battendo per 2-1 in campo neutro al Villa Park di Birmingham il Maiorca di Hector Cuper&nbsp; (7&deg; Vieri (L), 11&deg; Dani (M), 81&deg; Nedved (L)).  Con il passare degli anni le Coppe europee hanno cambiato via via la loro connotazione, con la sparizione dell&#39;Intertoto (che consentiva l&#39;accesso alla Coppa Uefa) nel 2008 e l&#39;inserimento dei playoff, ma con il limite che sempre pi&ugrave; spesso le Federazioni pi&ugrave; piccole non avevano la possibilit&agrave; di poter quanto meno approdare a una competizione europea. Per questi motivi, negli scorsi mesi il Comitato Esecutivo dell&#39;Uefa ha cominciato sempre pi&ugrave; a valutare la possibilit&agrave; di poter reintrodurre un terzo torneo per club europei da affiancare a Champions ed Europa League, finch&egrave; nella giornata di ieri a Dublino, in occasione del sorteggio dei gironi di qualificazione a Euro 2020, la Uefa ha deciso di tornare definitivamente indietro sui propri passi, istituendo a partire dalla stagione 2021/2022 un nuovo torneo riservato ai club europei, dalla denominazione provvisoria di Uefa Europa League 2 (UEL2).  Dalle prime informazioni raccolte, lo scopo del torneo &egrave; quello di dare maggiore spazio alle Federazioni meno presenti in Champions ed Europa League, anche se questo non implicherebbe l&#39;assenza delle federazioni pi&ugrave; prestigiose. Una su tutte l&#39;Italia, la quale parteciperebbe a questo torneo con la settima classificata in Serie A. Secondo quanto comunicato dalla Uefa saranno 32 le squadre che parteciperanno alla fase a gironi dell&#39;UEL2, stesso numero di Champions ed Europa League (da capire in questo ultimo caso come verranno ridotte da 48 a 32 le squadre facenti parte della fase a gironi), in modo tale da poter garantire a 34 Paesi (contro i 26 attuali) la partecipazione alla prima fase delle principali competizioni europee per club della UEFA.  Secondo quanto riportano le prime comunicazioni in merito, le 32 squadre di UEL2 dovranno essere suddivise in 8 gironi da 4 squadre, a cui faranno seguito come in Champions e dal 2021 anche in Europa League ottavi di finale, quarti, semifinali e finale. Previsto poi un ulteriore turno eliminatorio prima degli ottavi di finale, a cui parteciperanno sia le squadre seconde classificate, sia le squadre terze classificate nei rispettivi gironi in Europa League.   Per quanto riguarda gli orari delle partite, se la Champions League nel triennio 2021/2024 continuer&agrave; a giocarsi di marted&igrave; e mercoled&igrave; con gli slot orari delle 19 e delle 21 introdotti questa stagione, Europa League ed UEL2 giocheranno entrambe di gioved&igrave;, con il nuovo torneo che oltre ad ospitare delle partite negli slot delle 19 e delle 21 al pari dell&#39;Europa League tradizionale, preveder&agrave; alcune partite anche di pomeriggio (per la precisione alle 16:30), cos&igrave; come avveniva molti anni fa nelle coppe europee. Il programma dell&#39;UEL2 prevede la disputa di 141 partite suddivise in 15 settimane, come l&#39;Europa League. La vincitrice dell&#39;UEL2 verr&agrave; automaticamente promossa la stagione successiva in Uefa Europa League, al pari di quanto sta gi&agrave; avvenendo proprio in Europa League, con la vincitrice che viene promossa d&#39;ufficio in Champions League. Infine, verranno giocate nella stessa settimana le finali delle tre coppe europee: se la nuova competizione vedr&agrave; giocarsi mercoled&igrave; il suo atto conclusivo, gioved&igrave; e sabato saranno i giorni rispettivi della finale di Europa League e di Champions League. 

A quasi vent&#39;anni dall&#39;abolizione della Coppa delle Coppe, il Comitato Esecutivo dell&#39;Uefa ha deciso di dar vita a partire dal 2021 a una terza competizione europea per club, che provvisoriamente &egrave; stata denominata UEL2.

La Uefa e il ritorno alla terza coppa europea per club

Finisce 0-0 con l&#39;Aek Atene in Europa League: tanta noia e niente riscatto per Montella

Il Milan delude anche in Grecia

Un Sassuolo vincente e convincente batte la Stella Rossa per 3-0 al Mapei Stadium nell'andata del playoff per l'accesso all'Europa League e vede il sogno ad un passo.  Al 17&deg; neroverdi in vantaggio: mancino da fuori area di Politano che coglie un clamoroso palo-palo, Berardi pu&ograve; depositare in rete a porta vuota per l'1-0. I due giocatori ancora protagonisti per il raddoppio al 41&deg;, con Berardi che pesca in area il compagno abile ad infilare sul secondo palo. Due minuti dopo l'inizio della ripresa di nuovo Berardi in evidenza, con un morbido pallonetto sul portiere in uscita: salvataggio sulla linea. Al 61&deg; destro teso di Gazzola che impegna in corner il portiere, poi lo sfortunato Politano colpisce il terzo palo della sua serata. Il Sassuolo di Eusebio Di Francesco cala il tris al 69&deg; con&nbsp;Defrel, bravissimo ad insaccare al volo di sinistro il cross di Falcinelli. Un 3-0 per la soddisfazione del tecnico neroverde, che alla vigilia aveva predicato rispetto per l'avversario ma sicurezza nei mezzi dei suoi ragazzi. Il Sassuolo vuole approdare alla fase a gironi di Europa League: la strada &egrave; quella giusta.  Reggio Emilia, Mapei Stadium, 18 agosto 2016 SASSUOLO (4-3-3): Consigli; Gazzola, Cannavaro, Acerbi, Peluso; Biondini, Magnanelli, Duncan; Berardi (69&deg; Falcinelli), Defrel (76&deg; Trotta), Politano (84&deg; Sensi). (In panchina: Antei, Mazzitelli, Letschert, Pegolo). Allenatore: Eusebio Di Francesco. STELLA ROSSA (4-2-3-1): Kahriman; Cvetkovic, Le Tallec, Phibel, Ristic; Donald, Poletanovic; Mouche (71&deg; Srnic), Katai, Ruiz (58&deg; Plavsic); Hugo Vieira (84&deg; Sikimic). (In panchina: Petkovic, Lukovic, Supic, Rendulic). Allenatore: Miodrag Bozovic. Arbitro: G&ouml;z&uuml;b&uuml;y&uuml;k (Olanda). Reti: 17&deg; Berardi, 41&deg; Politano, 69&deg; Defrel. Note: ammoniti Cvetkovic, Cannavaro, Plavsic; spettatori 6861.  Fabio Ornano @fabio_ornano

Europa League: Sassuolo-Stella Rossa 3-0. La strada &egrave; quella giusta

Dopo l'ostacolo svizzero del Lucerna, superato abbastanza agevolmente, il percorso del Sassuolo verso la fase a gironi dell'Europa League prevede un playoff dal sapore balcanico. Dall'urna di Nyon, infatti, &egrave; uscito un nome blasonato, pericoloso e affascinante: gli avversari dei neroverdi saranno i serbi della Stella Rossa. Una squadra che conta 27 titoli nazionali (tra Jugoslavia unita e successivi frazionamenti), 24 coppe nazionali, una Coppa dei Campioni, una Coppa Intercontinentale e, indietro nel tempo, due Mitropa Cup. Anche nella stagione appena trascorsa, la Stella Rossa ha vinto il campionato, chiudendo ben 8 punti avanti agli odiati cugini del Partizan Belgrado nella poule scudetto. Un trionfo che ha permesso ai campioni di Serbia di partecipare ai preliminari di Champions League: superato agevolmente il 2&deg; turno con un doppio 2-1 ai dannni del Valletta, nel 3&deg; turno &egrave; arrivata l'eliminazione per mano del Ludogorets: 2-2 all'andata e 2-2 al ritorno dopo novanta minuti, con i bulgari che si sono imposti per 4-2 dopo i supplementari. Cos&igrave; &egrave; arrivata la "retrocessione" nel playoff di Europa League, dove la Stella Rossa incrocer&agrave; il Sassuolo sulla via Emilia per la storia. Allenatore dei campioni di Serbia &egrave; il montenegrino (con passaporto olandese) Miodrag Bozovic: ex calciatore della squadra di Belgrado dal 1992 al 1994, ha allenato per tante stagioni in Russia, guidando squadre come la Dinamo e la Lokomotiv Mosca e anche il Rostov, con cui ha vinto una coppa nazionale. Nel 2015/2016 ecco la possibilit&agrave; di allenare la Stella Rossa: inizio sfortunato, con l'eliminazione nei preliminari di Europa League, ma poi la trionfante cavalcata in campionato e, adesso, la possibilit&agrave; di riprovare a condurre la squadra in una fase a gironi di una competizione continentale. La rosa non &egrave; di prim'ordine, ma sicuramente &egrave; fatta di giocatori esperti e ostici, che si schierano con un 4-2-3-1: in porta c'&egrave; Damir Kahriman, 31enne nel giro della nazionale serba. In difesa ecco capitan Lukovic, vecchia conoscenza del calcio italiano con trascorsi a Udine e Ascoli: con lui, ex terzino e ora centrale, l'atletico Thomas Phibel e il fisico Zoran Rendulic a giocarsi il posto. I terzini sono Milos Cvetkovic a destra e, probabilmente, il 21enne Stefan Milosevic a sinistra: arrivato dallo Spartak Subotica, sembra lui il naturale sostituto di Ibanez, trasferitosi da pochissimo al Trabzonsport. Alle sue spalle spinge il giovane Ristic, prodotto del vivaio. In mediana la coppia titolare &egrave; composta dal francese Le Tallec (trascorsi al Borussia Dortmund) e Mitchell Donald, ex nazionale Under 21 olandese che, da grande, ha optato per la nazionale del Suriname. Trequartista centrale &egrave; il gabonese Kanga, prelevato dal Rostov: l'espulsione nel match di ritorno con il Ludogorets, per&ograve;, gli far&agrave; saltare almeno l'andata: al suo posto Plavsic, Avramovski, Andrija Lukovic o il portoghese Hugo Vieira per una scelta pi&ugrave; offensiva. Come esterni offensivi favoriti l'italo-argentino Pablo Mouche, arrivato in prestito dal Palmeiras, e Srnic, insidiato dal costaricense Ruiz. In attacco la scelta potrebbe ricadere su Katai (con Vieira punta centrale) o sui pi&ugrave; fisici Orlandic o Sikimic. Di sicuro l'esperienza europea gioca a favore della Stella Rossa, che avr&agrave; anche il vantaggio di scendere in campo in casa al ritorno: il catino del Marakan&agrave; di Belgrado non &egrave; mai un terreno facile. Al Sassuolo serviranno nervi saldi e freschezza: per diventare grandi bisogna superare grandi ostacoli. La Stella Rossa, ad oggi, lo &egrave;.   Edoardo Cozza

Eurorivali: la Stella Rossa sulla rotta europea del Sassuolo

OLIMPIADI   CALCIO (torneo femminile): Svezia-Sudafrica 1-0 (76&deg; Fischer), Brasile-Cina 3-0 (36&deg; Monica, 59&deg; Andressa Alves, 90&deg; Cristiane), Canada-Australia 2-0 (1&deg; Beckie, 80&deg; Sinclair), Zimbabwe-Germania 1-6 (50&deg; Bhasopo / 22&deg; Dabritz, 36&deg; Popp, 53&deg; e 78&deg; Behringer, 83&deg; Leupolz, 90&deg; Chibanda aut.), Stati Uniti-Nuova Zelanda 2-0 (9&deg; Lloyd, 46&deg; Morgan), Francia-Colombia 4-0 (2&deg; C.Arias aut., 14&deg; Le Sommer, 42&deg; Abily, 82&deg; Majri)  CALCIO (torneo maschile): Iraq-Danimarca 0-0, Brasile-Sudafrica 0-0, Messico-Germania 2-2 (52&deg; Peralta, 62&deg; Pizarro / 56&deg; Gnabry, 78&deg; Ginter), Honduras-Algeria 3-2 (13&deg; Quioto, 33&deg; Pereira, 79&deg; Lozano / 68&deg; Bendebka, 86&deg; Bounedjah), Portogallo-Argentina 2-0 (66&deg; Paciencia, 84&deg; Pit&eacute;) ALTRE NOTIZIE CALCIO Europa League: Sassuolo avanti   Il Sassuolo approda ai playoff di Europa League: i neroverdi eliminano gli svizzeri del Lucerna per 3-0 al Mapei Stadium, grazie alle reti di Berardi (19&deg; e 39&deg; su rigore) e Defrel (64').  Le altre squadre qualificate:&nbsp;Genk (BEL), Hajduk Spalato (CRO), West Ham (ING), Rapid Vienna (AUT). Serie A: amichevoli Atalanta-Renate 3-0 (Dram&eacute;, Migliaccio, Petagna), Bologna-Schalke 04 1-2 (Brienza), Chievo-Parma 2-0 (Meggiorini, Inglese), Fiorentina-Bayer Leverkusen 1-3 (Kalinic), Milan-Chelsea 1-3 (Bonaventura), Roma-Montreal Impact 2-0 (Dzeko, Nainggolan), RB Lipsia-Torino 0-0  &nbsp;  Fabio Ornano @fabio_ornano

Le news del giorno: calcio al via a Rio. Sassuolo avanti in Europa

CALCIO  Higua&iacute;n &egrave; arrivato a Torino Gonzalo Higua&iacute;n &egrave; arrivato stamattina a Torino per completare&nbsp;le visite mediche ed unirsi ai nuovi compagni della Juventus.   Domani debutto per il Sassuolo in Europa League Domani il Sassuolo di Eusebio Di Francesco affronter&agrave; la sua prima storica gara europea. Nel terzo turno preliminare di Europa League, i neroverdi incontreranno in Svizzera il Lucerna. Arbitro lo svedese Ekberg.   Lutto per il Cagliari: morto l'ex presidente Delogu Mariano Delogu, 82 anni, ex presidente del Cagliari tra il 1976 e il 1981 ed attuale membro del CDA, &egrave; scomparso questa mattina. Di professione avvocato, era stato senatore e sindaco della citt&agrave;. Calciomercato ITALIA - Duje&nbsp;&Ccedil;op (CRO): Cagliari &gt; Sporting Gij&oacute;n (SPA) /&nbsp;Matheus Pereira&nbsp;(BRA): Corinthians (BRA) &gt; Empoli /&nbsp;Wallace Fortuna dos Santos&nbsp;(BRA): Braga (POR) &gt; Lazio /&nbsp;Slobodan Rajkovic&nbsp;(SER): Darmstadt (GER) &gt; Palermo /&nbsp;Wojciech Szczesny&nbsp;(POL, prestito): Arsenal (ING) &gt; Roma /&nbsp;Karol Linetty&nbsp;(POL): Lech Poznan (POL) &gt; Sampdoria CICLISMO  Vallonia, Devenyns pigliatutto Il 33enne belga Dries Devenyns, del team IAM Cycling,&nbsp;ha conquistato allo sprint l'ultima tappa del Giro di Vallonia 2016, portandosi contestualmente a casa il primo posto. FORMULA UNO  Ferrari: Binotto nuovo responsabile del settore tecnico La Ferrari ha interrotto consensualmente il rapporto di lavoro con James Allison. Alla guida del settore tecnico gli subentra Mattia Binotto, collaboratore della casa modenese dal 2013. OLIMPIADI  Chatbi escluso da Rio: terzo controllo saltato Jamel Chatbi, convocato per i Giochi di Rio dall'Italia per gareggiare nei 3000 siepi, &egrave; stato escluso dal CONI per aver saltato tre controlli antidoping. TENNIS  Montreal: alla Vinci il derby azzurro. Errani out Nel torneo WTA&nbsp;di Montreal (Canada), Roberta Vinci ha sconfitto Camila Giorgi in un derby tutto azzurro per 2-6, 6-3, 6-4. Al terzo turno affronter&agrave; la vincente tra Kasatkina e Stosur. Sara Errani ha dato forfait prima del match con la ceca Pliskova, per problemi al collo.  Fabio Ornano @fabio_ornano

Le news del giorno: Rio, Chatbi out. WTA Montreal, derby alla Vinci

L'avventura in Europa League del Sassuolo inizier&agrave; gioved&igrave; 28 luglio con l'andata del terzo turno preliminare. Primi avversari dei neroverdi saranno gli svizzeri del Lucerna, come deciso oggi dai sorteggi di Nyon. Il Fussball Club Luzern (questa la denominazione originale) ha in bacheca un campionato svizzero (1988-89) e due Coppe di Svizzera (1959-60 e 1991-92). Dall'ultimo successo, tanti alti e bassi: di mezzo anche due stagioni in Challenge League (la Serie B elvetica), qualche finale di coppa nazionale, un secondo posto in campionato e il terzo della scorsa stagione, che &egrave; valso l'approdo ai preliminari di Europa League. E proprio nelle competizioni europee il Lucerna ha fatto il suo esordio contro una squadra italiana: era la stagione 1960-61 e la Fiorentina eliminava gli svizzeri nei quarti di finale (effettivamente erano un primo turno) della Coppa delle Coppe, con un risultato complessivo di 9-2. Oggi il Lucerna, allenato in passato da Ciriaco Sforza e Murat Yakin, &egrave; affidato alla guida tecnica di Markus Babbel, 43enne ex difensore del Bayern Monaco e del Liverpool e campione d'Europa con la Germania nel 1996. Per Babbel, che ha guidato in precedenza Stoccarda, Hertha Berlino e Hoffenheim, sar&agrave; in pratica la terza stagione sulla panchina degli svizzeri: &egrave; arrivato nell'ottobre del 2014 in sostituzione di Bernegger, salvando la squadra che era all'ultimo posto e poi proseguendo in un progetto di crescita che continua ancora oggi. La rosa &egrave; un mix di giocatori molto esperti e belle speranze del calcio (soprattutto) svizzero: tra i primi ci sono il portiere Zibung, ormai una colonna della squadra dal 2003, il 35enne difensore centrale Ricardo Costa, arrivato dal Granada e noto per le sue avventure al Valencia e con il Portogallo, il terzino sinistro Lustenberger, capitano della squadra, e i fratelli Christian e Marco Schneuwly, rispettivamente 28enne esterno di centrocampo e 31enne centravanti. Tra i giovani, occhi puntati sul 19enne Cedric Itten, punta in prestito dal Basilea, e i suoi compagni di Under 20 svizzera Joao Oliveira (chiare origini portoghesi) e Nicolas Haas. A fare un po' da collante tra l'anima giovane e quella esperta ci sono il giocatore probabilmente pi&ugrave; rappresentativo, l'austriaco Jakob Jatscher, 27enne presente anche ad Euro2016, il mediano del Kosovo Hekuran Kreyziu, classe 1993 e l'attaccante australiano Tomi Juric, 16 presenze e 2 reti nella sua nazionale. Il Lucerna di Babbel, che prima di incontrare il Sassuolo giocher&agrave; sabato prossimo il primo turno di campionato contro il Lugano, &egrave; solito schierarsi con il 4-2-3-1: se l'indicazione sar&agrave; confermata, bisogner&agrave; vedere se il centravanti sar&agrave; l'esperto Marco Schneuwly o se il tecnico tedesco punter&agrave; sulla freschezza e la fisicit&agrave; del nuovo acquisto Itten. In difesa due terzini di spinta: a sinistra l'intoccabile Lustenberger, a destra si giocano una maglia da titolare Sarr e Thiesson, con quest'ultimo favorito. In difesa l'esperienza di Ricardo Costa sar&agrave; un valore aggiunto, in mediana la sorpresa potrebbe essere Simon Grether, centrocampista centrale appena arrivato dal Wohlen. L'ostacolo Lucerna non pare insormontabile, seppur per una squadra esordiente come il Sassuolo: la maggiore qualit&agrave; degli emiliani dovrebbe garantire a Di Francesco di non soccombere di fronte alla quadrata organizzazione svizzera. Unico punto a sfavore &egrave; la preparazione fisica: il Lucerna sar&agrave; pi&ugrave; pronto, visto che il campionato sta gi&agrave; iniziando. Pu&ograve; essere un fattore importante, ma sul campo chi gioca meglio, di solito vince. E i sogni europei del Sassuolo non possono spegnersi cos&igrave; in fretta.  Edoardo Cozza

Eurorivali: Lucerna, l'anti-Sassuolo

La finale di Europa League si disputer&agrave; a Stoccolma nella nuova Friends Arena di Solna inaugurata nel 2012. Chiss&agrave; se il Sassuolo, al debutto assoluto, riuscir&agrave; ad arrivare fino a quel giorno. Con il sogno in tasca e l'idea di stupire proponendo un bel calcio, la squadra di Di Francesco si sta preparando per la partita del terzo turni preliminare. Appena oggi il sorteggio ha messo il Sassuolo sul cammino del Lucerna, terzo lo scorso anno nella Super League svizzera. L'andata si giocher&agrave; il 28 luglio in Svizzera e il ritorno il 4 agosto al Mapei Stadium. Alla sfida del 28 il Lucerna arriver&agrave; dopo aver disputato una gara di campionato: il torneo elvetico inizia infatti il 23 luglio, quando gli avversari del Sassuolo esordiranno in casa del Lugano. Una sfida pi&ugrave; che abbordabile per la compagine emiliana. Unico giocatore vecchia gloria il portoghese Ricardo Costa che si laure&ograve; campione d'Europa con la maglia del Porto di Mourinho nel 2004. In attacco la velocit&agrave; di Joao Olivera, portoghese naturalizzato svizzero. Del resto squadra modesta che in patria negli ultimi anni ha fatto molto bene. Il Sassuolo arriver&agrave; sicuramente alla sfida del 28 luglio senza grandi colpi di mercato e con alcuni che se ne sono andati come Vrsaljiko, ceduto all'Atletico Madrid. Sulla carta per&ograve; gli undici di Di Francesco appaiono pi&ugrave; forti e ben quotati per il passaggio del turno. Un solo precedente contro le squadre italiane per il Lucerna: risale ai quarti di finale della Coppa delle Coppe 1960-61, quando la squadra allora allenata da Rudi Gutendorf sfid&ograve; la Fiorentina, che l&igrave; batt&eacute; 3-0 in Svizzera e 6-2 in casa. Attualmente gli svizzeri sono allenati da Markus Babbel, gloria del Bayern Monaco e uno dei trionfatori a Euro 1996 in Inghilterra. Dall'Europa League alla Champions. Contemporaneamente &egrave; stato sorteggiato anche il terzo turno preliminare della massima competizione europea. Tra gli incontri pi&ugrave; interessanti ci sono Ajax-Paok, Fenerbahce-Monaco e Sparta Praga-Steaua. La Roma, invece, giocher&agrave; nei play-off: la squadra di Spalletti non sar&agrave; testa di serie nel sorteggio e rischia di scontrarsi con una tra Porto, Manchester City e Villarreal. Nelle ultime stagioni il bottino delle italiane &egrave; stato disastroso. Da quando Platini ha cambiato il format dei preliminari, dividendo i destini dei club delle nazioni guida da quello dei paesi emergenti, lo score &egrave; sconfortante: solo la Fiorentina (Sporting Lisbona nel 2009) e il Milan (Psv nel 2013) hanno superato l'ostacolo. In altre 5 occasioni la corsa nella Champions League &egrave; finita prima di cominciare: Sampdoria (2010), Udinese (2011 e 2012), Napoli (2014) e Lazio (2015). Colpa nostra, ma anche difficolt&agrave; ad entrare nell'urna con posizioni non favorevoli e con il rischio di pescare male nel sorteggio.  Marco Stiletti

Preliminari: prima volta del Sassuolo, Roma contro la cabala

Peccato. Le eliminazioni di Fiorentina e Napoli rappresentano un duro colpo alla rimonta nel ranking Uefa, ammesso che sia mai partita. Con la Roma inguaiata e la Juventus chiamata a un&rsquo;impresa in Champions, speravamo di avere pi&ugrave; motivi per sorridere nel secondo torneo continentale, ma puntualmente l&rsquo;Europa League ha riservato una grossa scrematura ai nostri club. Persa la Samp in agosto, da ieri abbiamo perso anche le due compagini che l&rsquo;anno scorso si erano arrampicate fino alla semifinale. La speranza cos&igrave; si chiama Lazio, che da delusa estiva, quando aveva perso i preliminari di Champions, passa ora ad essere una delle poche gioie italiane in Europa. All&rsquo;undici di Pioli spetter&agrave; la caccia ad una coppa che manca nella Penisola dal 1999, quando il Parma di Malesani vinse la Coppa Uefa umiliando il Marsiglia. E proprio in quel &rsquo;99 arrivarono gli ultimi successi in Europa della Lazio, con la Coppa delle Coppe e la Supercoppa europea. I romani sono ancora imbattuti e nell'Europa League vedono ormai il primo obiettivo stagionale: Pioli ha dimostrato di tenere parecchio al torneo e a questo punto, se dovr&agrave; fare qualche rotazione, la far&agrave; di certo in campionato.  Delle due eliminate &egrave; ovviamente il Napoli ad avere i rimpianti maggiori: la squadra di Sarri &egrave; stata punita oltre i propri demeriti e per colpa di una traiettoria beffarda, quella del gol di Pina, insaccatasi alle spalle di Reina. Senza appelli la Fiorentina, non esaltante gi&agrave; dai gironi e uscita malconcia dalla sfida col Tottenham, superiore in tutto, determinato a prendersi la rivincita per la scorsa edizione e per nulla distratto dalla corsa per il titolo inglese. Luned&igrave; sera, quando si affronteranno tra loro, vedremo se Napoli e Fiorentina avranno metabolizzato il k.o. e quanto sconfitta avr&agrave; lasciato i maggiori strascichi. Con uno scudetto e una zona Champions da conquistare, entrambe sono chiamate immediatamente a ripartire.  Il terzo posto per l&rsquo;Italia &egrave; ora una chimera, anche perch&eacute; l&rsquo;Inghilterra, la nazione che stiamo inseguendo nella graduatoria dell&rsquo;Uefa, porter&agrave; agli ottavi di Europa League Tottenham, Manchester United e Liverpool: tre squadre e tutte con ambizioni di vittoria. In particolare pesa la sconfitta dei viola, giunta contro una rappresentante britannica.  Dispiace lasciare per strada delle potenziali protagoniste proprio quando le serate di Europa League cominciavano a farsi interessanti. Dopo la noia complessiva dei gironi, troppi, lunghi e zeppi di gare minori, i sedicesimi di finale hanno offerto molte partite godibili ed episodi da raccontare. Scegliamo tra questi la bella storia del mancuniano Marcus Rashford, schierato titolare da Van Gaal (al posto di Anthony Martial, infortunatosi nel riscaldamento) e risultato decisivo con una doppietta al suo debutto; ma anche la sfida al cardiopalma tra Basilea e Saint Etienne, con gli svizzeri capaci di subire il gol dell&rsquo;eliminazione al 90&rsquo; e di ritrovare la qualificazione un minuto pi&ugrave; tardi, potendo cos&igrave; sognare ancora di raggiungere la finale in casa; notevole, poi, l&rsquo;impresa ai supplementari dell&rsquo;Anderlecht ad Atene, con i belgi usciti vincitori con l&rsquo;Olympiacos dopo una battaglia di 210&rsquo;; colpisce infine la lezione impartita dallo Shakhtar di Lucescu allo Schalke 04.  Saranno degli ottavi di finale di grande interesse, anche dal punto di vista "geografico", con rappresentanti provenienti da dieci nazioni. Delle sedici compagini rimaste, ben quattro saranno spagnole (il solito Siviglia, l&rsquo;Athletic Bilbao, il Valencia e il Villarreal), tre inglesi (le gi&agrave; citate Tottenham, Liverpool e Manchester Utd), due tedesche (il Borussia Dortmund e il Bayer Leverkusen), mentre avranno una sola compagine Portogallo (Braga), Svizzera (Basilea), Turchia (Fenerbah&ccedil;e), Belgio (Anderlecht), Repubblica Ceca (Sparta Praga), Ucraina (Shakhtar Donetsk). E, purtroppo, l&rsquo;Italia.  Giovanni Del Bianco

Europa League, ranking Uefa e ranking uffa

Il sorteggio riservato alle squadre italiane impegnate negli ottavi di Champions League e ai sedicesimi di Europa League &egrave; stato estremamente duro. Vediamolo nel dettaglio.  Partiamo dalla Champions: Real Madrid per la Roma, Bayern Monaco per la Juventus. Assieme al Barcellona campione in carica, le nostre due compagini sono state estratte proprio contro i clienti pi&ugrave; scomodi. A due giorni dal sorteggio di Euro 2016, che &egrave; stato piuttosto clemente, arriva una sonora mazzata per le ambizioni di Roma e Juventus. Specialmente quest&rsquo;ultima avr&agrave; i suoi rimorsi nel vedere il Manchester City, due volte battuto nel girone, associato alla Dinamo Kiev. Inutile fare pronostici ora, a due mesi dagli incontri, ma &egrave; ovvio che tanto la formazione di Garcia quanto quella di Allegri arriveranno da sfavorite all&rsquo;appuntamento, e a meno di clamorosi capovolgimenti sul pronostico, anche la rimonta nel ranking rischia di subire un brusco stop. Insomma, San Siro, sede della finale, diventa molto pi&ugrave; lontano. Non mancano le sfide di lusso, oltre a quelle che ci riguardano da vicino. Arsenal-Barcellona &egrave; ormai un classico della fase a eliminazione diretta e rimane una sfida affascinante, nonostante i valori pendano nettamente dalla parte dei catalani; Paris SG-Chelsea &egrave; gara da &ldquo;tripla&rdquo; (bisogner&agrave; valutare le condizioni del Chelsea a febbraio. Col campionato compromesso, Mourinho punter&agrave; tutto sulla coppa). Da Benfica-Zenit e soprattutto da Gent-Wolfsburg spunteranno fuori i nomi che tutti vorranno affrontare ai quarti di finale.  Gli ottavi di Champions sorteggiati a Nyon:  Gent-Wolfsburg (andata 17 febbraio; ritorno 8 marzo) Roma-Real Madrid (andata 17 febbraio; ritorno 8 marzo) Paris SG-Chelsea (andata 16 febbraio; ritorno 9 marzo) Arsenal-Barcellona (andata 23 febbraio; ritorno 16 marzo) Juventus-Bayern Monaco (andata 23 febbraio; ritorno 16 marzo) Psv-Atletico Madrid (andata 24 febbraio; ritorno 15 marzo) Benfica-Zenit (andata 16 febbraio; ritorno 9 marzo) Dinamo Kiev-Manchester City (andata 24 febbraio; ritorno 15 marzo) [poll id="33"]  &nbsp;  [poll id="34"]  &nbsp;  Non &egrave; andata meglio in Europa League: la Fiorentina era quella che rischiava di pi&ugrave; un sorteggio brusco e infatti le &egrave; capitato il Tottenham in quella che sar&agrave; una rivincita della scorsa edizione. Estrazione tosta anche per il Napoli, che pesca il Villarreal, attualmente quinto nella Liga spagnola. La Lazio si prende invece i turchi del Galatasaray, retrocessi dalla Champions League. Non sar&agrave; facile per nessuna delle nostre rappresentanti. Dando un'occhiata agli altri accoppiamenti, si pu&ograve; notare il facile cammino delle inglesi (Tottenham a parte): il Liverpool trova i tedeschi dell'Augsburg, il Manchester United i danesi del Midtjylland. Gli incontri di cartello sono&nbsp; Borussia Dortmund-Porto, gara che avrebbe potuto tranquillamente essere un ottavo di Champions, e Marsiglia-Athletic Bilbao.  I sedicesimi di Europa League (andata 18 febbraio 2016, ritorno 25 febbraio 2016):  Valencia-Rapid Vienna Fiorentina-Tottenham Borussia Dortmund-Porto Fenerbah&ccedil;e-Lokomotiv Mosca (andata 16 febbraio) Anderlecht-Olympiacos Midtjylland-Manchester Utd Augsburg-Liverpool Sparta Praga-Krasnodar Galatasaray-Lazio Sion-Braga (ritorno 24 febbraio) Shakhtar D.-Schalke Marsiglia-Athletic Bilbao Siviglia-Molde Sporting Lisbona-Bayer Leverkusen Villarreal-Napoli St. Etienne-Basilea  [poll id="35"]

Champions League, sorteggi terribili per Juve e Roma

15 gare divise tra campionato (11) e coppe europee (4), 10 vittorie, 4 pareggi e 1 sola sconfitta. Maurizio Sarri, in quest'inizio di stagione, ha conquistato 34 dei 45 punti disponibili. Solo nella prima gestione Benitez si &egrave; visto di meglio (3 in pi&ugrave; del collega) anche se in termini di differenza reti il paragone non sussiste: +28 quest'anno, +17 nel 2013. Abbiamo analizzato i primi 15 impegni del Napoli dai tempi di Maradona, considerando solo le stagioni con almeno 4 match di Champions o di Europa League - tolti i preliminari, esclusivamente dal girone in poi - e calcolando ovviamente i 3 punti a vittoria, anche quando il regolamento ne assegnava 2.  1988: Ottavio Bianchi, 33 punti, +19 D.R. (Coppa UEFA) 10V 3P 2S  1989: Alberto Bigon, 33 punti, + 11 D.R. (Coppa UEFA) 9V 6P 0S  1990: Alberto Bigon, 20 punti, + 2 D.R. (Coppa dei Campioni) 5V 5P 5S  1992: Claudio Ranieri/Ottavio Bianchi, 18 punti, - 2 D.R. (Coppa UEFA) 5V 3P 7S  1994: Vincenzo Guerini/Can&eacute;, 21 punti, - 3 D.R. (Coppa UEFA) 5V 6P 4S  2010: Walter Mazzarri, 24 punti, + 5 D.R. (Europa League) 6V 6P 3S  2011: Walter Mazzarri, 23 punti, + 12 D.R. (Champions League) 6V 5P 4S  2012: Walter Mazzarri, 29 punti, + 10 D.R. (Europa League) 9V 2P 4S  2013: Rafa Benitez, 37 punti, + 17 D.R. (Champions League) 12V 1P 1S  2014: Rafa Benitez, 30 punti, + 13 D.R. (Europa League) 9V 3P 3S  2015: Maurizio Sarri, 34 punti, + 28 D.R. (Europa League) 10V 4P 1S  I CANNONIERI  1988: Careca (10)  1989: Maradona (5)  1990: Maradona (5)  1992: Fonseca (13)  1994: Agostini (7)  2010: Cavani (9)  2011: Cavani (8)  2012: Cavani (12)  2013: Higuain (8)  2014: Higuain e Callejon (8)  2015: Higuain (10)

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