Le donne italiane hanno vinto il Mondiale di pallavolo 23 anni dopo quello in Germania, e 13 mesi dopo l’oro olimpico di Parigi che resterà per sempre una delle imprese di maggior peso nella storia dello sport italiano. Dalla MVP Orro alla Egonu, dalla Danesi alla Fahr, dalla Sylla alla Antropova a tutte le altre, stiamo parlando di atlete più popolari di molti calciatori, anche dell’Italia di Gattuso: facciamo la prova con un medio appassionato di calcio durante l'inno nazionale....
Su Rai1 la finale contro la Turchia, drammatica come la semifinale del giorno prima contro il Brasile, ha avuto 4.123.000 spettatori di media con il 33% di share. Quasi in contemporanea su Tv8, quindi sempre in chiaro, la diretta del Gran Premio d’Italia di Formula 1 vinto da Verstappen ha avuto 1.954.000 spettatori ed il 15,6%, che sommati ai numeri di Sky danno 2,9 milioni e il 22,8%. In prima serata la finale degli US Open vinta da Alcaraz su Sinner ha fatto fra Supertennis e Sky quasi 3 milioni di spettatori, con il 24,2% di share. E il basket? L’ottavo degli Europei perso dall’Italia con la Slovenia ha avuto il 6,5% di share…
Tutto questo per dire che il volley quando c’è il grande evento è ormai il secondo sport d’Italia, anche superiore al tennis con Sinner in campo. Irraggiungibile il calcio che genera interesse anche con la più insulsa della partite di Coppa Italia, i numeri sono comunque chiari e rendono oltretutto onore al movimento femminile, che non ha bisogno della retorica assistenzialistica di altri sport: il volley femminile è sportivamente più bello da vedere di quello maschile, vista la maggiore lunghezza degli scambi e il maggior numero di personaggi riconoscibili.
Ma al di là di questo, non c’è dubbio che in Italia la figura catalizzatrice di tanto interesse mediatico sia prima di tutto Julio Velasco, inventore dell’allenatore di pallavolo filosofo e guru, o quantomeno eclettico (nella sua scia Montali e Berruto, per dire), che nel finale di carriera si è riscoperto allenatore da campo al 100%, sorprendendo i tanti che lo consideravano poco più di un motivatore, come se Santararelli e Zé Roberto non motivassero le loro giocatrici. Quale è quindi il segreto di Velasco, guida della generazione di fenomeni al maschile degli anni Novanta, che però prima di lui non aveva mai vinto niente, e di quella delle fenomene al femminile che però era forte già prima di Velasco? Da ricordare che con il vituperato Mazzanti si sono vinte due medaglie ai Mondiali (2018 e 2022) e l’oro europeo 2021.
Gli esperti di pallavolo, quindi non noi che la guardiamo con l'occhio del fanciullino, dicono che lui si distingua dagli altri per la cura della iper-specializzazione dei giocatori, come nella vecchia pallavolo del cambio palla, invece di inseguire il giocatore universale. È forse anche per questo che è riuscito a recuperare psicologicamente la Egonu, senza chiederle tutto, e a gestire un gruppo più allargato senza creare malumori in chi può sentirsi sottovalutato come la Antropova. Questo per dire, da non tecnici, che Julio Velasco è soprattutto un grande allenatore, conoscitore di culture differenti ma fedele soprattutto alla propria. Discorso che valeva anche nella sconfitta, come lui spesso ricorda quando ancora tornano su Atlanta 1996, ovvero un argento olimpico in uno sport di squadra globale raccontato come una disfatta. Adesso ha vinto e rivinto, ma è lo stesso Velasco. Che non può insegnare a essere Velasco, al netto di conferenze e corsi per illusi, e nemmeno può spiegare perché sia più bravo degli altri. Grandissimo. Grandissime.
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