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Cinque tedeschi nella storia del Milan

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In attesa dell'arrivo di Fullkrug, abbiamo stilato una classifica con i calciatori teutonici che hanno vestito il rossonero

Anche se siamo più abituati a pensarli con la maglia dell'Inter, anche il Milan ha avuto nella sua storia dei calciatori tedeschi. L'ultimo pare proprio che sia destinato ad essere Niclas Fullkrug, l'attaccante in prestito dal West Ham, ma in passato più di un panzer ha vestito il rossonero. Andiamo a creare una classifica in ordine di importanza.

Karl Heinz Schnellinger

Uno scudetto, tre Coppe Italia, due Coppe delle Coppe, una Coppa Campioni e un'Intercontinentale. Carletto detto "Wolkswagen" è stato una colonna del Milan per quasi un decennio, dal 1965 al 1974, dopo una stagione alla Roma corredata da un'altra Coppa Italia. Schnellinger fu uno dei giocatori prediletti di Nereo Rocco, che poteva contare su di lui come terzino principalmente bloccato, anche se non gli mancavano le doti atletiche. Biondo, alto e robusto: più tedesco di così impossibile pensarlo. Dettaglio di non poco conto, nel 1962 arrivò addirittura terzo nella classifica del Pallone d'Oro, dietro a Masopust ed Eusebio. Gol in carriera? In Serie A nessuno, con il Milan 3 ma in Coppa Italia, con la nazionale della Germania Ovest uno solo, ma a dir poco indimenticabile: quello dell'1-1 della semifinale del Mondiale 1970, buono per mandare la sfida contro l'Italia ai supplementari, il prodromo della "Partita del Secolo". Si dice che Schnellinger si fosse spinto in avanti solamente per imboccare prima il tunnel degli spogliatoi, poi una volta in area su quel cross perfetto, solissimo, non poté esimersi dall'appoggiare alle spalle di Albertosi.

Oliver Bierhoff

Poco da dire, l'uomo-copertina dello scudetto del 1999, il numero 16 nella storia milanista. Un portentoso specialista dei colpi di testa, come se lì avesse una sensibilità particolare, migliore di quella con i piedi. Fortemente voluto dall'allenatore Alberto Zaccheroni, "Oliviero" in Italia ha avuto un'esplosione tardiva, dopo le stagioni all'Ascoli e soprattutto all'Udinese. E pensare che a puntare per prima su di lui era stata l'Inter, forse non del tutto convinta di questo panzer ben educato e decisamente fuori categoria, in quanto a cultura generale, fuori dal campo, dove tra le altre cose si è laureato in Economia. Tra il 1998 e il 1999 quasi ogni cross, da sinistra o da destra, finiva in rete grazie alle doti acrobatiche di Bierhoff, che al Milan sarebbe rimasto complessivamente per tre stagioni. Fondamentale per la Germania nel 1996, quando entrando dalla panchina ribaltò la finale contro la Repubblica Ceca, segnando una doppietta con Golden Gol incluso per il 2-1 definitivo.

Christian Ziege

Doveva spaccare il mondo, al Milan si ridusse a un triste comprimario. Colpo di lusso nell'estate 1997, prelevato dal Bayern Monaco dove arava la fascia sinistra pur essendo ambidestro, fulcro della nazionale tedesca campione d'Europa nel 1996, vinse lo scudetto nel 1999, certo, ma da riserva di Guglielminpietro. Il titolare avrebbe dovuto farlo nella stagione precedente, una delle peggiori nell'era recente milanista, con Fabio Capello che per aiutare Ziege spostò addirittura Paolo Maldini sulla fascia destra. Esperimento fallito, per il tedesco tanta panchina e pochissimi momenti da ricordare, come se fosse totalmente disconnesso con il nuovo ambiente. Del "cavallone" visto agli Europei del 1996, per esempio, nessuna traccia. Bilancio complessivamente deludente per lui, soprattutto pensando alle aspettative che lo avevano accompagnato al momento dell'acquisto.

Malick Thiaw

Senza dubbio un gran colpo di mercato, prelevato per 8 milioni e rivenduto a 40 nel giro di due stagioni. Al momento colonna portante del Newcastle, il Milan lo andò a prendere allo Schalke 04, che aveva trascinato dalla Zweite Bundesliga alla Bundesliga. Difensore molto esuberante fisicamente, forse pure troppo in certi casi, decisamente moderno in tal senso; buona leadership, qualche inevitabile svarione, in rossonero ha lasciato tracce sia positive che negative. Il suo punto più alto? Il gol segnato al Santiago Bernabeu nella vittoria 3-1 in casa del Real Madrid, nell'edizione 2024-25 della Champions League.

Jens Lehmann

Tecnicamente anche il portiere tedesco fece parte della rosa vincitrice dello scudetto nel 1999. Il suo contributo però fu al limite del disastroso, quando a inizio campionato il Milan faticò moltissimo a ingranare: alcune papere costarono punti pesanti, come nell'1-3 a San Siro contro la Fiorentina, quando Batistuta lo infilò tre volte. Dopo un'espulsione rimediata a Cagliari non rivide più il campo, rimpiazzato prima da Sebastiano Rossi e in seguito da Christian Abbiati. Già nel gennaio del 1999 sarebbe stato ceduto al Borussia Dortmund. Lehmann è presente comunque in un paio di "diapositive" riguardanti la nazionale italiana visto che era lui il portiere della nazionale tedesca al Mondiale del 2006, infilato in semifinale da Grosso e da Del Piero.