La normalità un valore, la costanza una virtù: come in ogni storia di provincia che si rispetti. Non solo nel calcio, o calcio compreso, se preferite. Foligno, 18 ottobre 1965: viene alla luce Francesco Turrini, che da calciatore avrebbe avuto un cammino caratterizzato da stazioni di posta lontane dalla ribalta metropolitana ma ribollenti di passione; del resto lui le grandi piazze non le avrebbe mai frequentate: le avrebbe sfidate, spesso con esiti sorprendenti. Questo fino al 1996, quando decide di accettare l'offerta del Napoli. Procediamo per gradi, o per gradini, per meglio dire, a testimonianza di una crescita fatta di conquiste progressive.
Quando ancora le chiamavamo "ali"
Un esterno tutto sostanza e sacrificio o, se preferite, un’ala che sa correre, difendere e colpire. Non concede molto alla platea, ma dà tutto, sempre. Sambenedettese, Parma, Como, Taranto: il suo svezzamento in giro per l'Italia, prima di fermarsi a Piacenza nel 1992. Il pubblico del “Garilli” impara presto ad apprezzarlo: la sua corsa, il sacrificio, le giocate mai effimere ma sempre concrete. Uno di quelli che fanno la differenza senza far rumore. Nel 1993 arriva la storica promozione in Serie A: la prima nella storia del club. Un traguardo che profuma di impresa, edificato artraverso la forza del gruppo. E Turrini ne è uno degli emblemi, protagonista silenzioso con le sue sgroppate sulla fascia e la sua determinazione che creano un circolo virtuoso con la squadra. Colleziona 133 presenze e 13 gol con il club biancorosso, ma i numeri non bastano mai a raccontare tutto. Il suo impatto si misura nei particolari: le rincorse per il recupero palla, il cross nitido dopo una sgroppata di quaranta metri, l’incitamento al gruppo anche nei momenti più complessi.
Gli anni di Napoli
Dopo Piacenza, dal 1996 al 2000, quattro stagioni in un Napoli che attraversa travagli societari e avvicendamenti tecnici, ma anche sotto il Vesuvio Turrini offre presenze, non pochi gol, concretezza, riscuotendo rispetto. Dopo un ultimo anno ad Ancona, diventa allenatore, anche in quel caso senza mai fermarsi, senza cercare i riflettori, insegnando fondamentali e trasmettendo valori: allena le giovanili di Parma, Sassuolo, Piacenza; guida anche il Fiorenzuola, prima nelle giovanili e poi in Serie C; fino alla Primavera della Reggiana, portando con sé la stessa umiltà, la medesima dedizione che lo avevano contraddistinto da giocatore. Uno che si misurava con i Del Piero, i Ronaldo, Totti, Zidane.