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Boniek alla Roma con tre anni di ritardo

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A un passo dai giallorossi già nel 1982, Zibì sbarcò nella Capitale solo nell'estate del 1985. In mezzo l'esperienza alla Juve dove divenne "Bello di Notte"

Nel dicembre 1981 Zbigniew Kazimierz Boniek è in vacanza in Italia. Il centrocampista offensivo e capitano del Widzew Lodz è uno dei migliori talenti dell'Europa orientale e già da anni ammicca al nostro campionato. Da quando ragazzino ha assistito al triplice pareggio in semifinale di Coppa delle Coppe tra Roma e Gornik Zabrze concluso con il passaggio del turno dei polacchi al lancio della monetina, infatuandosi dei giallorossi. In Vaticano si è insediato nel 1978 un suo connazionale, Papa Karol Wojtyla, così Boniek approfitta dell'incontro concessogli dal pontefice per fare una full immersion di calcio italiano. Il 13 va a vedere al San Paolo un Napoli-Inter chiuso 2-0 con reti di Musella e Pellegrini, lustrandosi gli occhi al cospetto di sua maestà Ruud Krol, e due giorni dopo fa un salto a Trigoria per una chiacchierata di “affari” con l'ingegner Viola e poi Liedholm, Di Bartolomei e Falcao. “L'anno prossimo giocherò in Europa occidentale. L'Italia mi piacerebbe” aveva detto a margine della sfida del San Paolo, così la sua capatina in casa romanista sembra molto più di un indizio a proposito del suo futuro.

Boniek corteggia la Roma

Proprio in quei giorni, tuttavia, a Varsavia è stata dichiarata la legge marziale – Stan wojenny w Polsce – perché il generale Jaruzelski vuole stroncare sul nascere ogni tentativo di apertura liberale richiesta dal popolarissimo sindacato di matrice cattolica Solidarnosc guidato da Lech Walesa. Quello che in futuro sarà noto a tutti come Zibì rientra così a casa in tutta fretta: in Polonia è rimasta Carolina, la sua bimba di quattro anni. Per uno con il suo talento la cortina di ferro potrà sempre aprire qualche nuovo spiraglio in futuro. Pochi mesi dopo, il 17 febbraio 1982, Boniek è di nuovo nella Capitale.

Con la maglia della sua nazionale giocherà un'amichevole apparecchiata nei giorni delle sue vacanze romane contro i giallorossi. Il passaggio alla Roma a fine stagione, per la cifra monstre di quattro miliardi di lire ingaggio compreso, sembra sempre più probabile. In un Olimpico per pochissimi, con poco più di cinquemila paganti, Zbigniew mostra qualche meraviglia del suo vastissimo repertorio. Prima una sassata di destro su punizione dal limite, che piega le mani a Tancredi, rimbalzando in rete con potenza. Quindi un preciso sinistro dai venticinque metri sul primo palo che coglie di nuovo impreparato il portiere giallorosso. Finisce 2-2 e la Polonia, tra le possibili favorite del vicino Mundial di Spagna, appare ancora un po' imballata. Il suo campione “Sopraffino costruttore di gioco”, però strappa applausi e i tifosi romanisti sognano che l'accordo con Viola sia già cosa fatta: nel mese di aprile la rivista Giallorossi titola addirittura “Boniek è della Roma”. Pure secondo il Corriere: “Le pratiche abbastanza complesse con la federazione di Varsavia sono in via di rifinitura”. Il 19 aprile Ettore Viola, il figlio del presidente, e il diesse Nardino Previdi sono a Varsavia per concludere le ultime pratiche d'acquisto – Boniek si dice sia già d'accordo sull'ingaggio – ma in Italia gira voce che Liedholm gli preferisca lo svedese Nilsson: “È il più utile alla Roma, non ho bisogno di andarlo a vedere, lo conosco a memoria. Dopo sceglierei lo jugoslavo Susic, terzo Boniek”.

Boniek, il "Bello di Notte" della Juve

Viola, però, non sente ragioni: la Roma segue Boniek dal 1980 e vuole solo lui... ma nessuno ha fatto i conti con la Juve. Con i soliti maneggi in politica internazionale – veri o presunti che fossero – la Juve è riuscita a strappare Boniek alla Roma per due miliardi e trecento milioni, promettendo in cambio del cartellino del campione la rilocalizzazione di alcune linee produttive Fiat in Polonia. Boniperti tuttavia, nonostante la soddisfazione di Trapattoni confessa: “Il nostro primo obiettivo era Maradona”.

La Roma alla fine affianca a Falcao l'austriaco ex Inter Prohaska come secondo straniero e Liedholm, che in primavera sembrava pronto a passare al Milan, pure senza il suo amato Nilsson né Susic né la terza scelta Boniek, vincerà lo scudetto. La regia compassata ma geniale del baffuto austriaco sarà una delle chiavi della vittoria: “La Roma voleva Boniek, Surijak, Zico, Brady? Nossignori, la Roma voleva me e per due anni non dovrò traslocare” dichiarerà con senso di rivalsa al Guerin Sportivo il buon Herbert. Poi, con il tricolore cucito sul petto, a fine anno sarà costretto a lasciare la Capitale per l'arrivo di Cerezo. Il calciomercato è crudele. E Boniek? In tre anni alla Juve diventa “Bello di notte”, è decisivo nella finale di Coppa delle Coppe con una doppietta, in Supercoppa Europea e pure nella drammatica serata dell'Heysel, quando procura l'inesistente rigore della vittoria segnato da Platini.

Boniek e il passaggio alla Roma

L'avvocato gli preferirà sempre il francese, così Boniek al termine dei suoi tre anni di contratto deciderà di rispettare la parola data a Dino Viola, passando finalmente alla Roma nell'estate 1985: “Per tre anni sono stato un romanista mancato. Non so se giocherò con Cerezo o con Falcao, so solo che arrivo alla Roma con tre anni di ritardo. Con la Juventus era finito un certo tipo di rapporto” confessa a Repubblica. A ventinove anni avrà ancora energie a sufficienza per sfiorare lo scudetto con Eriksson – “Il calcio più bello e spettacolare della mia carriera” – e vincere una Coppa Italia. Decidendo, a fine carriera, di rimanere a vivere a Roma. Una città e una squadra amate da sempre: alla faccia della Juve e degli intrallazzi di mercato.