Baggio e Weah. Weah e Baggio. Il Milan, che nel 1994-95 ha perso la Champions a Vienna contro l'Ajax e dopo tre scudetti ha lasciato lo scettro alla Juve, vuole fare le cose in grande. E allora Weah e Baggio. Baggio e Weah. In aggiunta a Savicevic, Boban, Marco Simone, Di Canio, Lentini e, così per sfizio, pure Paulo Futre. E stiamo solo parlando dell'attacco. Van Basten saluta tutti e si ritira il 17 di agosto, “Provvidenza” Massaro va a svernare in Giappone, ma partiti i suoi bomber il Milan si porta in casa il Pallone d'Oro 1993 e il favorito per quello del 1995. Pensateci se succedesse oggi. La trattativa con il PSG per Weah non è tra le più serene, e il motivo sono le due gare di semifinale di Champions League vinte dai rossoneri il 5 e il 19 aprile contro i parigini. Le prestazioni incolore del liberiano hanno fatto infuriare anche gli ammiratori più fedeli: “Si è venduto al Milan” è la frase più carina che gli viene rivolta. “Weah in galera” gli urlano i suoi tifosi al Parco dei Principi. “Weah? La situazione della lira non ci aiuta” si lagna Berlusconi, ma le tessere del domino per il suo passaggio al Milan stanno per mettersi a posto.
Weah, la trattativa col Psg e la cena ad Arcore con Berlusconi
Dopo la doppia sfida di Champions monta parecchia perplessità intorno alle qualità di King George. Nonostante la sua ultima, spettacolare stagione i più sono scettici sul suo eventuale acquisto e, inoltre, per provare a prenderlo il Milan deve risolvere una grana: il suo status di extracomunitario costringerebbe a cedere Savicevic o Boban (se ne possono tesserare solo due). Entra così in scena il presidente Figc Matarrese, che il 5 maggio vola a Zurigo a difendere le ragioni del Milan con il presidente Fifa Havelange. “Weah ha passaporto liberiano e francese, come dobbiamo considerarlo?” “Francese, ovviamente” è la risposta del capo della Fifa. E tutti, tranne a Parigi, sono felici e contenti. Il 16 maggio Galliani, Braida e Oscar Damiani, artefice della trattativa, volano sulla Croisette e convincono il Paris ad abbassare le pretese da quindici a undici miliardi. Tanto per tranquillizzare Berlusconi con il cambio. Il giocatore andrà in scadenza nel giugno 1996, e anche se nessuno sa ancora nulla dell'imminente sentenza Bosman, il suo contratto prevede che potrà svincolarsi per appena quattro miliardi. Le discussioni si chiudono in appena due ore, il Milan lo presenta il 30 maggio e la sera Berlusconi lo invita a cena ad Arcore.
La Juve scarica Baggio
Se Weah sorride con la maglia numero nove del Milan stretta tra le mani, a Torino Baggio sta per chiudere tra mille mugugni la stagione che l'ha visto finalmente scudettato con la Juve. Da attore non protagonista. Con Lippi e la dirigenza i rapporti sono ai minimi termini. Non c'è più fiducia, non c'è più rispetto. Discutere un rinnovo di contratto sembra impossibile. La sera dopo la cena di Weah a Villa San Martino, ancora non vincolata da segreto di stato, Moggi, Giraudo e Bettega il 31 maggio si schierano ad attendere il Divin Codino in una saletta vicino agli spogliatoi dello stadio Comunale di Torino e lui arriva con una delegazione di capi ultrà a fargli da testimone. “Se lascio non è per colpa mia” è il messaggio implicito ma nemmeno troppo e comunque le bocche di tutti dopo i colloqui rimangono cucite. Escono solo spruzzi di veleno e accuse reciproche. Moggi dichiara all'Ansa: “Se Baggio vuole firmare alle nostre condizioni noi siamo ancora disposti. Se vuole accordarsi con altri può farlo: dal 30 giugno è svincolato. Però la Juve non intavola trattative: sono ventuno miliardi in contanti”. La Juve dice che Baggio vuole quattro miliardi di lire netti contro i due proposti.
Tutti pazzi per il Divin Codino
Baggio che l'hanno già venduto all'Inter. Fabio Capello, non richiesto: “Me lo diano, saprei io come farlo convivere con Savicevic”. Un pool di sponsor vorrebbe vederlo in Giappone, manco fossero gli arabi di oggi. Moratti sogna di portarlo all'Inter spalleggiato dalla sorella Carla, che confessa: “Il cuore di mio fratello Roberto è sempre stato nerazzurro”. “Dovete chiedere scusa per tutto quanto è successo” ribadisce Roby rivolto alla dirigenza bianconera, mentre Capello continua a sognare la coppia con il Genio per tornare ai tutto esaurito a San Siro: “È da tempo che non si vede lo stadio pieno”. All'ultima giornata, durante la festa scudetto, tanti cori dei tifosi juventini sono per Baggio, il grande assente. Agnelli lo saluta già: “Spiace a tutti che se ne vada”. Il Parma e Tanzi lo contattano direttamente per farne un grande testimonial in Cina, da invadere di prodotti Parmalat. Pure il Real Madrid e la Roma sembrano in corsa. “Roby, va' dove ti porta il grano” consiglia il nuovo capitano Vialli.
Quando il Milan soffiò Baggio all'Inter
Il Milan, pure da questo punto di vista, sembra il prescelto ma prima Berlusconi deve risolvere la grana del referendum di domenica 11 giugno che rischia di togliergli due reti televisive. Galliani finge che il vero obiettivo sia Casiraghi e intanto Roby esplode: “Volevano vendermi di nascosto a Moratti, io invece speravo di restare”. Berlusconi vince il suo referendum, così il 14 giugno esce la notizia che il Milan ha concluso un accordo con Baggio per un triennale da due miliardi e quattrocento milioni. Manca solo la Juve. Nonostante tutto Moratti ci spera ancora: “Non ci rinunciamo”, mentre il Parma si defila. Per abbassare la clausola, che ammonta a quasi ventitré miliardi, addirittura due in più di quanto detto da Moggi, si pensa di spedire Roby sei mesi in Giappone, perché un suo passaggio in Estremo oriente costerebbe “solo” quindici miliardi a una squadra della Japan League. Ma è fantamercato. Quando Baggio rientra dalla solita vacanza di caccia in Argentina, il 4 luglio parla di nuovo Galliani, quello che voleva solo Casiraghi: “Abbiamo raggiunto l'intesa con la Juve. Abbiamo ottenuto uno sconto e il pagamento biennale”. Cinque anni prima Agnelli lo aveva strappato a Berlusconi, ora è finalmente milanista. Come sostiene Baresi, con Baggio e Weah il Milan ha preso: “Il meglio del meglio”. Il campionato lo dimostrerà, poi l'anno dopo, con Tabarez prima e Sacchi poi, sarà tutta un'altra storia.