Il 28 febbraio 1965 iniziò una rivoluzione dialettica e sociale quando la Domenica Sportiva di Enzo Tortora inventò il totem assoluto della polemica calcistica e mediatica: la moviola, tecnologia che riuscì a rallentare il calcio accelerando le polemiche, il dibattito e, in alcune sue degenerazioni, la rissa.
L'inizio del dibattito
Il calcio è sempre stato il gioco delle emozioni istantanee, dell’urlo che esplode prima ancora che il pallone tocchi la rete, della rabbia per un rigore negato, dell’applauso per un gesto tecnico. Ma, il 28 febbraio 1965, la moviola cambiò tutto. Non più solo il momento vissuto e sfuggito in un battito di ciglia, ma la possibilità di riavvolgere il tempo, di fermarlo, di analizzarlo. Il calcio non sarebbe mai più stato lo stesso. E pensate oggi quando uno stadio intero e un popolo davanti ai televisori tiene il fiato sospeso quando appare la scritta “check in progress”, annunciando la verifica del Var.
La moviola portò il pallone dal campo ai bar, dai piedi dei giocatori alle mani degli spettatori, trasformando ogni tifoso in un giudice, ogni tavolino in una giuria popolare. Il lunedì mattina non era più solo il giorno dei resoconti, ma l’arena delle discussioni infinite. "Era rigore?", "Ha toccato prima la palla?", "L’arbitro non poteva vedere?". Con il rallentatore, tutto sembrava più chiaro e, al tempo stesso, più controverso. Più prove, più discussioni.
Il 28 febbraio 1965, durante la puntata numero 589 della "Domenica Sportiva", la televisione italiana introdusse per la prima volta la moviola, uno strumento destinato a rivoluzionare l'analisi calcistica. In quella serata, Enzo Tortora fece il suo debutto alla conduzione del programma, affiancato da Heron Vitaletti al montaggio. Presentando il gol del 2-0 di Gianni Rivera in Milan-Messina, Tortora introdusse la moviola con queste parole: "Un gol che è stato un piccolo capolavoro esemplare forse della giornata calcistica odierna (...) È piuttosto importante perché, dicevo, come vi rendete conto, quando succederà qualche questione spinosa potremo eventualmente ripassarcela qui tra amici con calma e decidere, se del caso. Molto bene, niente sfugge, non è più calcio minuto per minuto, ma secondo per secondo direi."
Inizialmente, la moviola non veniva utilizzata settimanalmente, ma solo in occasione di episodi particolarmente controversi. Uno dei primi casi emblematici si verificò il 22 gennaio 1967 durante la partita Lazio-Juventus, quando l'arbitro De Marchi non convalidò un gol di De Paoli, nonostante il pallone avesse chiaramente oltrepassato la linea di porta. Le riprese televisive confermarono l'errore arbitrale, come riportato dal "Corriere della Sera" del 23 gennaio 1967: "La televisione ha dedicato ieri sera - nel corso della 'Domenica Sportiva' - un accurato servizio al gol fantasma di De Paoli nell'incontro Lazio-Juventus. Dapprima è stata proiettata una sintesi filmata dell'intera partita; successivamente è stata ripetuta più volte al rallentatore l'azione del gol negato dall'arbitro De Marchi ai bianconeri."
Contrariamente a quanto spesso si crede, la discussione sui casi da moviola non iniziò con il celebre gol di Rivera nel derby Inter-Milan del 22 ottobre 1967, ma ebbe origine già in precedenza con episodi come quello di Lazio-Juventus. La moviola, introdotta con l'intento di esaltare le belle giocate e chiarire situazioni dubbie, divenne ben presto uno strumento fondamentale per analizzare e discutere le decisioni arbitrali, influenzando profondamente il modo di vivere e interpretare il calcio in Italia.