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Julio Cruz, il bomber sottovalutato di Bologna, Inter e Lazio

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Soprannominato El Jardinero, l'argentino ha trovato in Italia la sua seconda patria: tecnico ed elegante, fu uomo-squadra formidabile

Concetto di calciatore intelligente: Julio Cruz. Attaccante e non solo calciatore intelligente, grande tecnica, capacità di lavorare per i compagni e momenti decisivi timbrati spesso e volentieri. L'argentino lo chiamavano "El Jardinero", "Il giardiniere", come da suo lavoro prima di giocare, nel senso che quando andava a vedere il Banfield dava una mano a tagliare l'erba.

Era alto e sgraziato da ragazzino, Julio Cruz, prima di diventare un centravanti quasi unico nel suo genere. Bello da vedere, specialista nelle punizioni quando di solito è una caratteristica dei "10" più che dei "9", ha trovato in Italia la sua seconda patria. Il 10 ottobre 2024 ha compiuto 50 anni.

Julio Cruz, Serie A nel destino

Banfield, River Plate (è lui a sostituire Crespo quando va al Parma nel 1996) e Feyenoord: ecco i gradini compiuti da Cruz verso la gloria e quindi l'Europa, i soldi veri dopo un'adolescenza non proprio in una famiglia benestante. I primi italiani a rendersi conto della sua esistenza sono i tifosi della Juventus, quando in una partita di Champions League contro il Feyenoord l'argentino piazza due gol.

Arie Haan, mito del calcio totale olandese e allenatore della squadra di Rotterdam, era tecnicamente innamorato di lui, a costo di difenderlo dopo un inizio non facile, l'ambiente dei Paesi Bassi non esattamente favorevole per uno proveniente dalla Pampa. E quegli allenamenti, troppo duri, per non parlare dei compagni intrattabili e diffidenti verso di lui.

E invece no, Cruz diventa un idolo al Feyenoord e uomo-mercato. Cerebrale nel suo gioco, bomber elegante, nel 2000 ad acquistarlo è il Bologna. Passo obbligato, la media borghesia della Serie A, prima di spiccare un altro grande salto: tre stagioni con 30 gol in 99 partite complessivamente, non un attaccante che spacca le porte, ma sublime giocatore di squadra, perfetto per fare da complemento di un grande gruppo, quantitativamente e qualitativamente. Parliamo dell'Inter di Roberto Mancini.

Spalla e leader all'Inter

Anche qua è curioso che Cruz arrivi, estate 2003, per sostituire Crespo nel frattempo dall'Inter andato al Chelsea. "El Jardinero" non si lamenta mai, sia che giochi poco o per niente: fa gruppo ed è spalla e leader, accanto al folletto Martins o a Vieri, Recoba o Martins. Arriveranno anche Adriano, Ibrahimovic e lo stesso Crespo, quando tornerà in nerazzurro.

Con una predilezione per le partite importanti, tipo i derby o le sfide alla Juventus, per non parlare della Champions League, dove segna 13 gol in 40 presenze. Il risultato? Quattro scudetti vinti, più due volte la Coppa Italia.

E anche la Nazionale deve accorgersi di lui, dopo un primo timido approccio ai tempi del Feyenoord, nonostante la concorrenza, arrivando a convocarlo per la non fortunata spedizione al Mondiale 2006. In Germania Cruz non segna, ma anche lì è fondamentale come partner d'attacco di una batteria di attaccanti che va da Crespo (di nuovo) a Tevez fino a Saviola e a un giovanissimo Messi. Il suo unico timbro è uno dei due rigori realizzati dall'Argentina contro la Germania ai quarti di finale, dopo i supplementari. Gli errori di Ayala e Cambiasso condanneranno comunque i sudamericani.

Fino al 2009 Cruz sarà interista, poi il passaggio alla Lazio, a parametro zero. L'ultima avventura, naturalmente in Italia, da chioccia dietro ad altri attaccanti titolari come Rocchi, Zarate o Floccari. Chiude nel 2010, a quasi 36 anni: uno dei centravanti più sottovalutati, forse, nella storia recente della nostra Serie A.