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La Coppa Uefa di una delle Inter più “pazze” di sempre

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I nerazzurri di Marini (subentrato a Bagnoli) chiusero al 13° posto in A, ma l'11 maggio 1994 alzarono il trofeo a San Siro superando il Salisburgo

Lo scudetto della seconda stella ha reso indimenticabile il 2024 dei tifosi nerazzurri, che in questi giorni celebrano però anche il trentennale della Coppa Uefa vinta l'11 maggio del 1994 da una delle Inter più “pazze” di sempre.

Bergkamp all'Inter

Reduce da un secondo posto in campionato dietro al Milan di Fabio Capello, la squadra fu rinforzata in estate dal presidente Ernesto Pellegrini con gli innesti di Massimo Paganin, Festa e Dell'Anno ma soprattutto con quello dell'olandese Bergkamp, soffiato alla Juve e acquistato dall'Ajax insieme al mediano suo connazionale Jonk. Al tecnico Osvaldo Bagnoli il compito di inserire i nuovi in un meccanismo che invece di evolvere però si inceppò: in avvio la squadra diede la sensazione di poter lottare con i campioni d'Italia ma presto iniziò a perdere colpi, complice anche il rendimento al di sotto delle aspettative dei due “tulipani”, in primis dell'attaccante (noto anche per la sua paura di volare) che chiuse la sua prima stagione in Serie A con 8 gol in 31 presenze.

Partenza sprint in Europa

Diverso il discorso in Coppa Uefa, dove Bergkamp si laureò capocannoniere del torneo con 8 centri alla fine di un cammino iniziato il 15 settembre 1993 con la tripletta rifilata nell'andata del primo turno al Rapid Bucarest: 3-1 al “Meazza” e poi 2-1 due settimane dopo in Romania con le reti di Battistini e Jonk. Ancora a segno Berkgamp a San Siro nell'1-0 del 20 ottobre contro l'Apollon Limassol e nel 3-3 del 3 novembre a Cipro nel ritorno del secondo turno (di Shalimov e Fontolan gli altri due gol), poi l'olandese si prese di nuovo la scena negli ottavi contro il Norwich decidendo su rigore il primo round del 25 novembre in Inghilterra (0-1) e anche la seconda sfida dell'8 dicembre a Milano (1-0).

Via Bagnoli, Marini supera il Dortmund

Le cose nel frattempo erano precipitate in campionato, con il divario dal Milan sempre più ampio e Bagnoli esonerato a febbraio. Il timone fu allora affidato a Gianpiero Marini, che non riuscì a invertire il trend in Italia (con l'Inter che alla fine chiuse tredicesima dopo aver temuto a un certo punto persino la retrocessione) ma portò a compimento la trionfale cavalcata in Coppa Uefa. Il suo primo successo arrivò proprio nell'andata dei quarti contro il Borussia Dortmund di Riedle, Chapuisat e dell'ex nerazzurro Sammer, che aveva lasciato Milano a metà della stagione precedente: il primo marzo del 1994 in Germania il nuovo tecnico vinse 3-1 contro i gialloneri allenati da Ottmar Hitzfeld (doppietta di Jonk e tris servito da Shalimov), staccando così il pass per le semifinali nonostante il successivo ko del 17 marzo a San Siro (1-2, con Manicone a blindare nel finale la qualificazione dopo le reti di Zorc e Ricken).

Contro il Cagliari

Un'altra sconfitta arrivò il 30 marzo nella prima semifinale sul campo del Cagliari, qualificatosi a sorpresa ai danni della Juventus: nerazzurri due volte in vantaggio con Fontolan e Ruben Sosa e due volte ripresi dai sardi guidati allora da Bruno Giorgi, in gol con Oliveira e Criniti prima del sorpasso firmato da Pancaro nel finale. Per la prima volta costretta a inseguire in Europa, l'Inter riuscì comunque a ribaltare tutto vincendo 3-0 il 12 aprile in casa: rigore trasformato da Bergkamp e poi le reti di Berti e Jonk a spalancare a Zenga e compagni le porte della finale, che all'epoca prevedeva ancora la formula di andata e ritorno.

Contro il Salisburgo è trionfo Inter

A contendere il trofeo ai nerazzurri fu il Salisburgo, battuto 1-0 il 26 aprile nel primo round in Austria grazie a un gol di Berti. La seconda Coppa Uefa della sua storia era ormai a portata di mano e l'Inter (che ne avrebbe poi vinta un'altra nel 1998 battendo la Lazio in finale a Parigi) non se la lasciò sfuggire: quinto gol nella competizione per Jonk e 1-0 anche l'11 maggio a San Siro davanti a 80mila spettatori. Un'impresa che ancora oggi, a trent'anni di distanza, resta scolpita nella memoria del popolo nerazzurro.