Un ex pilota che aveva fatto della chiarezza e della sua competenza nelle telecronache di Formula 1 il suo tratto distintivo. Il motorsport italiano piange la scomparsa di Andrea de Adamich, venuto a mancare Mercoledì 5 Novembre all’età di 84 anni.
Nato a Trieste il 3 Ottobre 1941, de Adamich si avvicina per la prima volta al mondo degli sport motoristici all’età di 21 anni nelle vesti di cronometrista delle gare di autosciatoria (disciplina che prevede la disputa di una gara automobilistica e una gara sciistica effettuate rispettivamente da un pilota e da uno sciatore), il che lo porta a sua volta a voler diventare egli stesso un pilota. Una volta ottenuta la licenza di pilotaggio, de Adamich nel 1962 si iscrive al Campionato Italiano Velocità Montagna al volante di una Triumph Spider TR3 della scuderia Trivellato con cui disputa le prime due tappe (Castell’Arquato- Vernasca e la Bobbio-Penice), salvo però distruggerla nel corso della terza prova (la Trapani-Monte Erice) a causa di un’uscita di strada. Pino Trivellato decide così di mettere a disposizione di de Adamich per le gare rimanenti della stagione l’Alfa Romeo 1900 TI Super, con il pilota triestino che concluderà l’annata al secondo posto del Campionato Italiano Velocità Montagna.
Nel 1963 de Adamich partecipa al campionato di Formula Junior al volante della Lola motorizzata Ford, e qui viene notato da Mario Angiolini, che non esita subito a ingaggiarlo per la celebre scuderia milanese Jolly Club, che lo porterà a vincere nel 1965 il campionato italiano di Formula 3.
Qui verrà notato dall’Alfa Romeo, che proporrà al pilota triestino di approdare in Auto Delta, che fino alla fine dell’anno successivo sarebbe stata la squadra corse della casa del Biscione. De Adamich accetta e nel 1966 conquista il titolo europeo per le vetture turismo nella seconda divisione (cilindrata fino a 1600 cc) al volante dell’Alfa Romeo Giulia GTA.
Sul finire del 1966 l’Auto Delta viene messa in liquidazione, e dalle sue ceneri nasce il Reparto Corse Alfa Romeo, in cui confluisce anche de Adamich e che lo vedrà nel 1967 non solo bissare il titolo europeo per le vetture turismo vinto l’anno prima con la Giulia GTA, ma anche testare l’Alfa Romeo Tipo 33 progettata da Carlo Chiti.
Il doppio titolo europeo vinto con le vetture turismo porta Enzo Ferrari a considerare de Adamich come un potenziale candidato (al pari di Ignazio Giunti) per la sostituzione di Lorenzo Bandini (scomparso a Montecarlo il 10 Maggio 1967 in seguito ai postumi del drammatico incidente che lo vide protagonista) in Formula 1.
Cosa spinse alla fine la scuderia di Maranello ad optare per il pilota triestino? A raccontarlo è stato lo stesso de Adamich al sito ufficiale Ferrari in un’intervista rilasciata nel 2021 in occasione del suo ottantesimo compleanno.
“Io arrivavo dal Jolly Club, mentre la situazione di Giunti era diversa. A Vallelunga venne organizzata una gara di un’ora con i prototipi di classe 2000 e l’ingegner Chiti inviò due Alfa 33 che avevano appena debuttato. In qualifica fui più veloce e mi aggiudicai la gara con un grande margine. La cosa non passò inosservata e venni convocato a Maranello da Enzo Ferrari.
Concordammo di effettuare un test all’Aerautodromo di Modena. Mi accomodai nell’abitacolo della 312 di Chris Amon, con mezzo busto fuori dall’abitacolo perché non fu possibile regolare i pedali per la mia lunghezza. La vettura più potente che avevo guidato fino a quel momento era l’Alfa Romeo TZ2 da 170 cavalli, non potete immaginare quanto importante fosse il salto prestazionale tra quella GT e una monoposto! Al terzo passaggio, investito dall’aria e senza riuscire a cambiare bene le marce, ricordo che dissi tra me e me “Non è il mio mestiere”. Invece girai fortissimo.
Dopo questo test, Ferrari mi mise alla prova a Monza dove guidai la vettura con cui Amon aveva disputato il GP d’Italia. Questa volta l’abitacolo era stato adattato per me e riuscii a girare quattro decimi più veloce di quanto fece il neozelandese durante le qualifiche. Il successivo test a Vallelunga, con record della pista, mi spalancò le porte della mia prima gara con una F1, a Jarama, in un appuntamento non valido per il mondiale”.
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Il debutto vero e proprio in Formula 1 avverrà il 1°Gennaio 1968 sul circuito di Kyalami per il Gp del Sudafrica, ma, dopo essersi qualificato in settima posizione (staccato di due secondi dal poleman Jim Clark al volante della Lotus motorizzata Ford) risultando più veloce di due decimi rispetto a Chris Amon e di 1”3 rispetto a Jacky Ickx a parità di monoposto, de Adamich si vede purtroppo costretto al ritiro nel corso del 13°giro quando non riesce ad evitare una macchia d’olio che lo porta ad andare in testacoda e ad urtare con la sospensione i guard rail.
Se il proseguo della stagione 1968 lo vedrà saltare le rimanenti gare della stagione per i postumi dell’incidente occorsogli a Brands Hatch (dolori al collo) in occasione della Race Of Champions, sul finire dell’anno de Adamich decide di partecipare con la Ferrari Dino 166 alla Temporada Argentina (campionato motoristico riservato alle monoposto di Formula 2), conquistandola grazie alle vittorie ottenute nella seconda e nella terza gara, disputate rispettivamente sui circuiti di Alta Gracia e di Zonda.
Tra il 1970 e il 1974 de Adamich alternerà gli impegni nelle gare di durata facenti parte del Mondiale Sportprototipi (conquistando nel 1970 la 200 miglia di Buenos Aires e nel 1971 la 1000 Km di Brands Hatch e la 6 Ore di Watkins Glen) con la Formula 1, che lo vedrà disputare il Mondiale 1970 con la McLaren motorizzata Alfa Romeo (miglior risultato l’ottavo posto a Monza), il Mondiale 1971 con la March 711 motorizzata Alfa Romeo (miglior risultato l’undicesimo posto nel Gp degli Stati Uniti a Watkins Glen), il Mondiale 1972 con la Surtees motorizzata Ford (miglior risultato il quarto posto in Spagna) mentre il Mondiale 1973 vede il pilota triestino disputare solamente sei gare (Sudafrica con il team Surtees, Spagna, Belgio, Monaco, Francia e Gran Bretagna con il team Brabham) ottenendo come miglior risultato un quarto posto in Belgio.
Una carriera (quella di Andrea de Adamich in Formula 1) che vede il suo epilogo in seguito ai postumi del grave incidente occorsogli al via del Gp di Gran Bretagna, innescato dal testacoda della McLaren-Ford di Jody Scheckter, che va ad impattare contro il muretto del curvone situato in prossimità del rettilineo del traguardo, salvo poi rientrare in pista e originare una carambola che porterà al ritiro di ben dieci monoposto. Anche de Adamich suo malgrado rimane purtroppo coinvolto nell’incidente, con il pilota triestino che non riesce per alcuni minuti ad uscire dall’abitacolo della sua monoposto, avendo riportato la frattura della caviglia destra e del ginocchio sinistro.
Una volta ristabilitosi dall’incidente, de Adamich tornerà a correre nel 1974 nel Mondiale Sportprototipi per poi decidere di appendere definitivamente il casco al chiodo. In quell’ultima stagione agonistica il pilota triestino parteciperà con l’Alfa Romeo TT12 alla 1000 Km di Monza, alla 1000 Km del Nürburgring e alla 1000 Km di Imola dove otterrà tre terzi posti e alla 1000 Km dell’Österreichring che lo vedrà cogliere un preziosissimo secondo posto.
Una volta conclusa l’attività agonistica, de Adamich decide di mettere a disposizione l’esperienza fino a quel momento accumulata come pilota diventando nel corso degli anni un giornalista sportivo in grado di raccontare con grandissima accuratezza, competenza e chiarezza le principali sfide tecnologiche e sportive a cui il mondo della Formula 1 andava sempre più incontro. È impossibile non ricordare la sua conduzione del celebre magazine di motori Grand Prix iniziata nel 1977 (quando il programma andava in onda sull’emittente laziale Quinta Rete e sulla lombarda Antenna Nord, e proseguita in occasione dell’ingresso di entrambe le reti nel network televisivo Italia 1, fondato dall’editore Edilio Rusconi, e che alla fine di quello stesso anno verrà poi ceduto alla Fininvest di Silvio Berlusconi, divenuta poi il 19 Aprile 1996 Mediaset) durata fino al 2012, le sue indimenticabili telecronache del Mondiale di Formula 1 dal 1991 al 1996 (con Fininvest che dal 1991 al 1995 si alternò nella trasmissione delle gare della massima serie motoristica con la Rai, salvo nel 1996 trasmettere in esclusiva l’intero Mondiale) assieme a Guido Schittone, in cui de Adamich svettava come detto grazie alla semplicità ma anche alla profonda competenza con cui sapeva leggere le varie sfide iridate.
Contestualmente all’attività giornalistica, Andrea de Adamich è stato in grado di mettere a disposizione dei giovani piloti la sua esperienza accumulata al volante creando nel 1991 a Varano de’Melegari in collaborazione con Alfa Romeo il Centro Internazionale Guida Sicura, divenuto nel corso degli anni un vero e proprio fiore all’occhiello del motorsport non solo in Italia ma anche in ambito europeo per quanto riguarda l’automotive e la sicurezza stradale.
Con la scomparsa di de Adamich il motorsport perde un vero e punto di riferimento, che siamo certi avrà per sempre un posto speciale nel cuore degli appassionati di Formula 1.