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Charles Leclerc e l’omaggio a Jules Bianchi

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© Formula 1
Il pilota monegasco della Ferrari ha ricordato sul sito ufficiale della F1 il pilota francese, suo amico e mentore nell’approdo nell’Academy della scuderia di Maranello

Un pilota strappato troppo presto alla vita. A distanza di dieci anni dalla sua scomparsa la Formula 1 ha reso omaggio sul proprio sito a Jules Bianchi, venuto a mancare il 17 Luglio 2015 dopo nove mesi di coma in seguito al drammatico incidente che lo aveva visto protagonista nelle ultime fasi del Gp del Giappone, disputatosi sul ciruito di Suzuka il 5 Ottobre 2014
Nel corso del 43°dei 53 giri previsti Bianchi al volante della sua Marussia era uscito di pista all’altezza della curva Dunlop nello stesso punto in cui poco prima era uscita la Sauber di Adrian Sutil, andando ad impattare piuttosto violentemente per poi incastrarsi sotto alla ruspa (arrivata nella zona dell’incidente prima ancora che la Direzione Gara mandasse in pista la Safety Car) che doveva rimuovere la monoposto del pilota tedesco. Fin da subito la situazione apparve molto grave, con Bianchi che al momento dell’impatto aveva perso conoscenza, e con l’allora Direttore di Gara Charlie Whiting che, appresa la situazione, decise dopo una prima esposizione della bandiera rossa, di fermare definitivamente la gara, considerando valida la classifica al 44°giro (dopo l’incidente, infatti, i piloti avevano effettuato altre tre tornate in regime di bandiera gialla prima che venisse fermata la gara). Il pilota venne portato in elicottero presso l’ospedale di Yokkaichi dove nelle ore successive sarebbe stato operato con la massima urgenza con l’obiettivo di rimuovere l’ematoma cerebrale che si era formato. 
Dopo sette settimane il 19 Novembre 2014 Bianchi (non più in coma farmacologico, ma comunque privo di coscienza pur respirando autonomamente) venne trasferito dall’ospedale di Yokkaichi a Nizza per proseguire le cure. Purtroppo, però, per via delle conseguenze dovute all’incidente, il pilota francese venne a mancare il 17 Luglio 2015 all’età di 25 anni

Da tutti Bianchi veniva considerato un grandissimo talento, destinato con il tempo ad approdare in Ferrari, ed era proprio alla scuderia di Maranello (e in particolare alla Driver Academy) che Jules aveva segnalato un giovane pilota monegasco altrettanto talentuoso: Charles Leclerc. Non solo Bianchi e Leclerc erano ottimi amici, ma Jules era di fatto il padrino di Charles oltre ad essere il suo mentore, e non è un mistero che Leclerc si sia ispirato per il suo percorso e la sua crescita in pista, (che lo hanno portato non solo a vincere in GP3 e in GP2, ma anche ad approdare in Formula 1, guidando prima per Sauber nel 2018 e poi dal 2019 per la Ferrari) proprio a Bianchi

Nel decimo anniversario della scomparsa di Jules Bianchi il sito ufficiale della Formula 1 ha chiesto proprio a Leclerc di ricordare il pilota francese. Un ricordo talmente intenso e profondo, che riteniamo giusto condividere nella sua interezza, e che meglio di qualsiasi frase di circostanza ci descrive come fosse Jules Bianchi. Un pilota di talento che purtroppo gli appassionati non hanno avuto modo di apprezzare a pieno, ma che nella sua breve carriera in Formula 1 aveva già lasciato intravvedere il suo valore, andando a conquistare con la Marussia un incredibile e meritatissimo nono posto nel 2014 al termine del Gp del Monaco, e che a distanza di dieci anni manca (e non poco) alla massima serie motoristica. 

Così Charles Leclerc ha ricordato Jules Bianchi sul sito ufficiale della Formula 1
I primi ricordi che ho di Jules non sono del Jules pilota, ma piuttosto della persona Jules, perché l'ho vissuto molto più come una persona che come pilota. Abbiamo trascorso tantissimo tempo insieme crescendo ed entrambe le nostre famiglie erano e sono ancora estremamente unite. Lui e mio fratello maggiore erano migliori amici, quindi era sempre presente. Jules aveva otto anni più di me, era più o meno dell'età di mio fratello maggiore. Io avevo sei o sette anni e a quell'età la differenza d'età si fa decisamente sentire. Poi, crescendo, la differenza d'età si è in un certo senso attenuata e siamo diventati amici intimi.

Ho alcuni aneddoti di quel periodo, come il primo film horror che ho visto proprio con Jules. Non sapeva che stavo fingendo di dormire. Cercava di assicurarsi che stessi dormendo perché voleva guardare quel film con mio fratello maggiore!

Jules era una persona davvero gentile. Era molto divertente e aveva i suoi momenti folli quando lo conoscevi bene. Era sempre felice di aiutare e anche di divertirsi.
I ricordi più vividi risalgono probabilmente a quando avevo sei o sette anni, quando era la prima volta che mi era permesso correre su un kart a noleggio con lui e mio fratello.
Di solito i kart a noleggio sono per adulti, ma suo padre gestiva la pista e ovviamente ci lasciava fare cose che forse non ci erano concesse.
Lo ammiravo, quindi correre con lui, con mio fratello maggiore, con suo fratello minore e con molti, molti altri piloti professionisti di kart all'epoca era incredibile. Ci divertivamo tantissimo. Stavamo lì ad aspettare che la pista chiudesse al pubblico per poter salire. Poi ci scatenavamo in pista per ore e ore.Questi sono probabilmente i ricordi più speciali che ho.

Jules era la persona più competitiva che abbia mai incontrato e sento di avere quella competitività in me grazie a Jules.  Quando facevamo qualche gara di kart, c'era quella competitività, ma anche nelle cose più stupide che facevamo a casa, c'era esattamente la stessa competitività. Si sentiva sempre frustato tantissimo quando perdeva!
Era anche molto ossessivo, al punto che ogni volta che non era abbastanza bravo in qualcosa, lo vedevi un mese, due mesi o tre mesi dopo e si era allenato in ogni singola occasione che aveva.
Ricordo di aver giocato con lui a squash, per esempio. Le prime volte era già molto più bravo di me, ma poi ricordo che cinque o sei mesi dopo aveva organizzato un torneo con uno dei primi 20 al mondo.In realtà stava andando molto bene e questo era davvero impressionante perché si era allenato ogni singolo giorno per migliorare nello squash. Questa è una caratteristica che ho sempre ammirato in Jules. Non si arrendeva mai, mai, e lavorava sodo per migliorare in qualcosa. In qualsiasi cosa facesse, dava il massimo.

Spero che Jules venga ricordato come un pilota di grande talento, che purtroppo non ha mai avuto la possibilità di far parte di un team di vertice con una vettura che lo aiutasse a dimostrare tutta la sua bravura. Ci sono persone di cui si può vedere attraverso gli occhi, attraverso il sorriso, quanto siano brave persone – e credo che Jules sia una di queste. 
Questa è probabilmente la cosa più importante che ricordo di Jules: quanto fosse una persona gentile e quanto fosse determinato a raggiungere i suoi obiettivi.