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F1, Sepang 1999: il rientro di Schumi e i deflettori della discordia

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© Motorsport Images
Esattamente 25 anni fa andava in scena la prima edizione del Gp di Malesia, che vide non solo il ritorno del campione di Kerpen dopo l’infortunio occorsogli a Silverstone, ma anche la squalifica di entrambe le Ferrari a fine gara, riabilitate poi dalla sentenza della Corte d’Appello FIA di Parigi

Un ritorno degno di un grande campione. La prima edizione del Gp della Malesia valida per il Mondiale di Formula 1 ed andata in scena sul circuito di Sepang il 17 Ottobre 1999 viene ricordata ancora oggi non solo per la squalifica di entrambe le Ferrari al termine della gara per il mancato rispetto delle dimensioni dei deflettori (salvo poi venir riabilitate dalla Corte d’Appello FIA di Parigi, che valutò l’assoluta regolarità dell’operato dei tecnici della Rossa), ma anche e sopratutto per l’incredibile performance di Michael Schumacher (al rientro dopo l’incidente occorsogli a Silverstone l’11 Luglio di quello stesso anno, e che gli procurò la frattura di tibia e perone della gamba destra), capace di dominare qualifiche e gara per poi lasciare la vittoria al compagno di squadra Eddie Irvine (ancora in lotta per il titolo mondiale contro la McLaren del finlandese Mika Hakkinen).

Michael Schumacher torna a guidare la Ferrari in un momento piuttosto delicato per la Rossa e per lo stesso Irvine: se dopo il secondo posto ottenuto a Silverstone alle spalle della McLaren di David Coulthard erano arrivate in Austria e in Germania due preziosissime vittorie (con il prezioso contributo ad Hockenheim di Mika Salo, chiamato dalla scuderia di Maranello a sostituire Schumacher nel periodo della sua convalescenza) che avevano portato Irvine in testa alla Classifica Piloti con otto punti di vantaggio nei confronti del campione del mondo uscente Mika Hakkinen, nelle successive quattro gare di campionato (Ungheria, Belgio, Monza e Gp d’Europa sul circuito del Nürburgring) il pilota finlandese era riuscito a riprendersi la testa del campionato alla luce della vittoria in Ungheria (davanti al compagno di squadra Coulthard) e al secondo posto conseguito in Belgio (alle spalle di Coulthard) a cui seguirono poi il ritiro a Monza (errore di guida mentre stava andando a vincere la corsa) e il quinto posto al Nürburgring.

Dopo le due vittorie di Irvine in Austria e Germania la Rossa invece era sembrata andare un po' in difficoltà, dando quasi la sensazione di aver ottimizzato in un primo tempo gli sviluppi testati in precedenza ed approvati da Schumacher prima dell’infortunio di Silverstone, salvo poi perdere la strada dello sviluppo, con Irvine terzo in Ungheria, quarto in Belgio, sesto a Monza, e addirittura settimo (e di conseguenza fuori dalla zona punti al Nürburgring nel corso di una gara passata alla storia anche per la confusione al momento della sosta ai box, che vide i meccanici non riuscire più a trovare la gomma posteriore destra, lasciando per numerosi secondi la Rossa su tre ruote nella piazzola adibita alla sosta), mentre Salo dopo il secondo posto ottenuto in Germania (dopo aver ceduto ad Irvine quella che sarebbe potuta divenire la sua prima vittoria in F1) aveva poi conquistato un terzo posto a Monza.

Fondamentale diventa per la Ferrari poter contare in quel frangente sull’esperienza e sulla classe di Schumacher: se inizialmente il campione di Kerpen era orientato a rientrare al via della nuova stagione, i test effettuati a Fiorano nei primi giorni di Ottobre dal campione tedesco attestarono l’effettivo recupero di Schumacher, il quale pur ancora un po' zoppicante si presenta sul circuito malese di Sepang dopo sei Gp di assenza con l’obiettivo di dare comunque il suo prezioso contributo alla squadra e ad Eddie Irvine (che al termine della stagione avrebbe lasciato la Rossa per sposare la causa della Jaguar, sostituito dal pilota brasiliano Rubens Barrichello) per poter finalmente riportare a Maranello il titolo mondiale tanto atteso.

Se già a partire dalla FP2 è possibile apprezzare il feeling della Ferrari F399 con la pista di Sepang, è in qualifica che Michael Schumacher compie la sua prima vera magia in terra malese, conquistando la pole position (1’39”688) con un distacco di ben 947 millesimi sulla Rossa gemella di Eddie Irvine (1’40”635). Alle spalle della Ferrari la seconda fila è tutta McLaren, con David Coulthard (terzo con il tempo di 1’40”806) davanti al compagno di squadra Mika Hakkinen (1’40”866). La terza fila, invece, è tutta della Stewart motorizzata Ford, con Johnny Herbert quinto (1’40”937, fresco vincitore della precedente gara di campionato disputata sul circuito tedesco del Nürburgring) davanti al futuro ferrarista Rubens Barrichello (1’41”351).

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Al via della gara Schumacher parte molto bene, mantenendo agevolmente la testa della corsa, e provando ad ampliare il vantaggio nei confronti della Rossa del compagno di squadra Irvine, che fin dai primi metri soffre la pressione della McLaren di David Coulthard (partito con gomme super morbide), mentre Hakkinen (su gomma dura) sembra quasi soffrire gli attacchi della Stewart di Barrichello (quinto), abile a superare al via la monoposto gemella di Herbert (sesto). Dopo aver portato a 3”167 il proprio vantaggio nei confronti di Irvine al termine del secondo giro, Schumacher nel corso del terzo giro comincia improvvisamente a rallentare per favorire il riavvicinamento prima e il superamento poi ad opera di Irvine nel corso del quarto giro, con l’obiettivo di rallentare le McLaren. Nelle prime fasi del quinto giro Coulthard riuscirà a superare la Ferrari di Schumacher, ma sarà gloria vana, visto che nel corso del quindicesimo giro sarà costretto al ritiro per via di un problema tecnico riguardante la pressione della benzina. La classifica vede così al termine della suddetta tornata Irvine in testa con 3”014 sulla Rossa gemella di Michael Schumacher (tornato in seconda posizione), con 4”396 sulla McLaren superstite di Mika Hakkinen,con rispettivamente 6”479 e 11”878 sulle Stewart di Barrichello e di Herbert, con 17”353 sulla Benetton di Alexander Wurz.
In questi frangenti Schumacher sembra riuscire a gestire molto bene il proprio vantaggio nei confronti dell’unica McLaren superstite di Hakkinen.

La Classifica resta costante fino al 19°giro, quando cominciano le soste ai box, con Barrichello che si ferma per primo tra i top 6: se il pilota brasiliano ha impostato la sua corsa su due soste (al pari di Irvine e di Hakkinen, che si fermeranno per la prima sosta rispettivamente al 25° e al 27°giro), Schumacher e Herbert hanno invece optato per la singola sosta, fermandosi entrambi nel corso del 28°giro.

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Ancora una volta diventa fondamentale il lavoro di Schumacher nel tentare di frenare la McLaren superstite di Hakkinen, con Irvine che nel corso del 41°giro si ferma ai box per effettuare la sua seconda sosta (6”7 il tempo del pit stop), tornando in pista in terza posizione alle spalle di Hakkinen, che si fermerà per la seconda sosta ai box nel corso del 47°giro (6”9 il tempo impiegato). A nove giri dal termine le Ferrari di Michael Schumacher e di Eddie Irvine sono in testa alla corsa, seguite dalla Stewart di Johnny Herbert e dalla McLaren di Mika Hakkinen, quarto. In quel frangente il campione di Kerpen (forse per dare una risposta anche a se stesso) pur con gomme più usurate dopo essersi tenuto alle spalle Hakkinen per più giri proverà ad allungare nei confronti di Irvine, portando il vantaggio da 4”886 a 6”7 a cinque giri dal termine. L’obiettivo per Schumi è chiaramente quello di dimostrare il suo massimo potenziale, salvo poi cominciare a rallentare e consentire il sorpasso ad Irvine, il quale a tre giri e mezzo dal termine si porta in testa al Gp di Malesia davanti al campione di Kerpen, alla Stewart di Johnny Herbert e alla McLaren di Mika Hakkinen (penalizzato, con il senno di poi, dalla scelta delle gomme dure), il quale (non inquadrato dalle telecamere) però riuscirà a guadagnare il gradino più basso del podio nel corso del penultimo giro.

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Il Gp della Malesia si chiude così con la vittoria della Ferrari di Eddie Irvine, che sul traguardo precede di 1”040 la Rossa gemella di Michael Schumacher, di 9”743 la McLaren di Mika Hakkinen (terzo), di 17”538 e di 32”296 le Stewart-Ford di Johnny Herbert e di Rubens Barrichello, e di 34”884 la Jordan-Mugen Honda di Heinz Harald Frentzen.

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La Ferrari, dunque, torna a risorgere dopo le ultime delusioni, ma l’emozione, purtroppo dura poco. Nell’effettuare le consuete verifiche tecniche al termine della gara, il delegato FIA Jo Bauer rileva che uno dei deviatori di flusso che la scuderia di Maranello aveva introdotto nel corso della precedente gara di campionato al Nürburgring risulta essere più corto di ben 10 mm rispetto al Regolamento Tecnico. La Direzione Gara decide così di squalificare entrambe le Rosse dall’ordine di arrivo del Gp della Malesia, andando così ad assegnare la vittoria (e titolo mondiale) alla McLaren di Mika Hakkinen, che nel nuovo ordine di arrivo va a precedere le Stewart-Ford di Johnny Herbert e di Rubens Barrichello.

In casa Ferrari l’improvvisa squalifica viene vissuta quasi come una mazzata al morale, al punto che dopo aver presentato ricorso in merito alla decisione presa dalla Federazione lo stesso Team Principal Jean Todt una volta rientrato in Italia decide di rassegnare le proprie dimissioni nelle mani dell’allora Presidente Luca Cordero di Montezemolo, convocando addirittura una Conferenza Stampa per il pomeriggio di Lunedì 18 Ottobre. Montezemolo, però, respinge le dimissioni di Todt, invitandolo a concentrarsi sull’ultima gara di campionato in Giappone.

In un’intervista rilasciata a un quotidiano sportivo Jean Todt dichiarerà “Sono io il responsabile della Gestione Sportiva, e pertanto mi assumo la responsabilità dell’accaduto. Appena rientrato a Maranello ho incontrato il Presidente e gli ho dato la mia completa disponibilità ad assumere qualunque decisione che ritenga opportuna sulla mia persona.
Guardando all’aspetto della corsa, in Malesia abbiamo colto una vittoria indiscutibile con il netto dominio di entrambe le macchine. Poi è arrivata la squalifica. Non contestiamo il Regolamento, ammettiamo di aver commesso delle negligenze dei controlli , ma lo abbiamo fatto in piena buona fede, senza sotterfugi, e con la certezza di non aver ottenuto alcun vantaggio nella prestazione. Dimostreremo tutto quanto davanti ai giudici, ho piena fiducia in loro. (…) Montezemolo mi ha invitato a concentrarmi sulla gara in Giappone. Solo questo”.

Venerdì 22 Ottobre alle 9:30 di mattina si svolge a Parigi l’udienza della Corte di Appello Internazionale della Federazione (il cui esito verrà ufficializzato nella mattinata di Sabato 23 Ottobre), con la Ferrari rappresentata legalmente dall’avvocato svizzero Henri Peter. Nel corso del dibattimento verrà infatti dimostrato come la misurazione effettuata dalla Federazione (e in particolare da Joe Bauer al termine del Gp della Malesia) non era in realtà corretta, rientrando perfettamente entro i 10 mm di tolleranza previsti dal Regolamento. Per dimostrare questo aspetto la Ferrari presenta come prove il deflettore incriminato ed affianca ad esso altre quattro specifiche di deflettori della stessa serie sotto accusa, oltre a uno strumento di misura, invitando la Federazione (e in particolare Jo Bauer) a rifare la misurazione, visto che dai loro strumenti emerge chiaramente come i millimetri di differenza del deflettore siano meno di 5, e non dieci, e quindi rientrante perfettamente nella tolleranza prevista dal Regolamento. La prova viene effettuata in aula più volte da Bauer, ma il risultato non cambia: il deflettore Ferrari presenta rispetto al Regolamento una tolleranza di poco meno di 5 mm, ma non certamente quei 10 mm che ne avevano decretato la squalifica in Malesia. È chiaro, quindi, che non solo la misurazione fatta dal delegato FIA Jo Bauer era chiaramente sbagliata, ma sopratutto che la specifica di deflettori fatta debuttare peraltro dalla Ferrari nella precedente gara di campionato sul circuito del Nürburgring e messa sotto accusa al termine del Gp della Malesia è chiaramente regolare.

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Alla luce di ciò i giudici del Tribunale d’Appello della Federazione non solo assolvono la Ferrari dimostrando la piena regolarità della F399 a Sepang, ma sopratutto ripristinano l’ordine d’arrivo decretato dalla pista, con la doppietta ad opera di Eddie Irvine e di Micheal Schumacher, con Mika Hakkinen che torna così al terzo posto.

Grazie a questa importante vittoria sul piano giuridico Eddie Irvine e la Ferrari tornano a guardare con fiducia all’ultima gara di campionato in programma in Giappone sul circuito di Suzuka. Se è vero che alla fine sarà Mika Hakkinen a laurearsi Campione del Mondo per la seconda volta consecutiva vincendo la gara con Eddie Irvine terzo (alle spalle di Schumacher), è altrettanto vero che alla fine sarà proprio la doppietta di Sepang associata al secondo posto di Schumacher e al terzo di Irvine in Giappone ad assicurare alla Ferrari il titolo costruttori, che torna così ad essere conquistato dalla scuderia di Maranello dopo un digiuno lungo 16 anni.
Proprio quel titolo costruttori conquistato nel 1999 dalla Ferrari darà il via a una sequenza di successi che vedrà la scuderia di Maranello conquistare dal 2000 al 2004 ben cinque titoli mondiali piloti consecutivi con Michael Schumacher ed altri cinque titoli costruttori consecutivi. Ma, come direbbe Michael Ende, questa è un’altra storia.