Sotto il segno del cileno. Da Re Arturo a Re dell’Horror. Tra pazzia e protagonismo: poker, risse, alcool, auto distrutte, prove scioccanti. E chi più ne ha più ne metta. Ebbene sì, aveva iniziato la nuova tappa nerazzurra con una ricca dose di entusiasmo, ringraziando di cuore la società per la meravigliosa accoglienza. Sperava di poter vincere tutto, invece si è dovuto accontentare di un solo titolo (non proprio per merito suo...), o meglio ancora di prestazioni sul campo a dir poco allucinanti.
Disattenzioni disumane, top manager dei palloni persi, pochissimo filtro e difficoltà nel trovare la posizione e nel recepire le indicazioni di mister Conte. Arturo fantasma di se stesso ed inevitabile bersaglio di tante critiche da parte dei tifosi interisti. Del resto, come icona social non se la cava poi così male. Ciò che resta è una condizione fisica a tratti deplorevole per l’ex divo cileno, sicuro di sé, con la cresta sempre alta. Come dire, ‘sono io il più forte in mezzo al campo’ (o forse il più forte solo sul web?). In realtà mister Conte non ha mai smesso di tirargli le orecchie: «Vidal torni ad allenarsi... Testa bassa e pedalare, qui all’Inter nessuno ha il posto fisso». Un bilancio pittoresco per Vidal, quello vero, quello “dalla cresta molto bassa” e con la testa orientata altrove: 30 presenze in chiaroscuro, condite da un solo gol. Con tanto di sorpresa finale: Mister Scudetto (come qualcuno lo ha ribattezzato, più negli anni d’oro che in era recente, grazie ai 9 campionati vinti in 10 anni) a fine stagione è costato all’Inter un ulteriore milione di Euro per via di un particolare bonus relativo alla trattativa 2020 tra Inter e Barcellona. Come dire: dopo il danno, anche la beffa. BEFFARDO.