I tifosi della Lazio e soprattutto Sarri non sanno se il club riuscirà a fare mercato in gennaio, dopo il blocco della scorsa estate, ma possono consolarsi con Enrico Lotito che a Wall Street ha suonato la campanella di chiusura delle contrattazioni. Una scena decisamente imbarazzante, che ha scatenato il delirio sui social network anche se la Lazio è ben lontana dall'essere quotata al Nasdaq: anzi, nemmeno ha iniziato un iter che comunque sarebbe lunghissimo visto che società tech con ambizioni globali ci hanno messo anni per entrare. Insomma, un'arma di distrazione di massa. Ma al di là dei discorsi su Lotito, Claudio, che ha mandato il figlio a fare una figura del genere, è chiaro che il presidente della Lazio è sotto pressione come non mai nonostante all'orizzonte non ci siano arabi e nemmeno un nuovo Cragnotti. Semmai i soliti fondi americani per cui una squadra di Roma, che costa relativamente poco e che non è obbligata a vincere, rappresenta un pezzo pregiatissimo. E quindi? Ci sono contestazioni genuine, come quella di chi diserta l'Olimpico, e altre che non lo sono.
Prima panchina e primo esonero per Davide Ancelotti, che dopo cinque mesi è stato licenziato dal Botafogo dopo una stagione mediocre, almeno se paragonata a quella scorsa, unita a un caos societario che forse avrebbe portato Ancelotti ad andarsene autonomamente. Non millantiamo di avere visto giocare oltre gli highlights il Botafogo di quello che sarà per sempre 'Il figlio di Ancelotti', ma notiamo che la costante degli ultimi anni è stata che nessun allenatore, nemmeno chi ha vinto, è durato oltre un anno. Il punto della vicenda, in una prospettiva italiana è ovviamente però il seguente: posto che falliscono anche allenatori con un palmares ricchissimo, e che anche suo padre qualche volta è stato accompagnato alla porta, Davide Ancelotti meritava questa chance? Di sicuro il suo curriculum non era peggiore di quello, per dire, di Cuesta quando è stato scelto per il Parma o, volando molto più alto, di Nagelsmann quando l'Hoffenheim lo ingaggiò facendolo diventare il più giovane allenatore nella storia della Bundesliga. Dall'altro lato si può dire che la gavetta di Cuesta e Nagelsmann è avvenuta nei settori giovanili, non da assistenti del padre in grandi club. Comunque la si veda, a 36 anni Davide Ancelotti aveva il dovere di provarci. E adesso di riprovarci.
Il Mondiale ha perso la sua centralità, dal punto di vista sportivo, almeno da quando la Champions ha coinvolto le quarte dei principali campionati, quindi dal 1999, ma questo non toglie che rimanga la gallina dalle uova d’oro della FIFA e che le sue briciole siano sempre più grandi: i premi per i piazzamenti al Mondiale nordamericano sono infatti aumentati del 50% rispetto a quelli di Qatar 2022: si va dai 51,5 milioni di premio per il vincitore (50 di premio puro più 1,5 di contributo fisso per le spese di preparazione) ai 10,5 di chi uscirà nei gironi. Sempre poca cosa in proporzione a quanto costano i giocatori della fascia alta di Champions, ma la tendenza al rialzo è significativa: le nazionali non sono morte.
Quale futuro per la Serie B? L’occasione per chiederselo è stata la presentazione dell’album Panini dedicato al secondo campionato calcistico italiano, 480 figurine in totale. Non è un mistero che la creazione di un immaginario staccato da quello della Serie A sia l’obbiettivo della Lega di B per vendersi meglio nel presente e anche nel futuro, quando sarà cambiato il nome (Lega Nazionale l’ipotesi che circola) e quando magari la Serie C come la conosciamo oggi sarà scomparsa (vecchia e buona idea di Gravina, non proprio gradita a Bedin ma che trova molta attenzione in C) per creare un solo livello professionistico, per quanto ampio, sotto la Serie A.
stefano@indiscreto.net