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Generazione Garritano

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L'addio a una grande speranza, la vacanza di Conte e la memoria di Cassano

Addio a Salvatore Garritano, che le persone di una certa età ricordano come grande promessa del calcio italiano nella Ternana di Riccomini e nell’Under 21 di Vicini (dove le altre punte erano Paolo Rossi e Giordano…), oltre che come riserva di Pulici e Graziani nel Torino dell’ultimo scudetto granata e nelle stagioni successive, con buone cose anche con Bologna e Sampdoria. Una morte prematura, a nemmeno 70 anni e quasi 20 dopo la leucemia che lui stesso aveva reso pubblica, parlando anche della medicina sportiva dei suoi tempi (quella che veniva spacciata per 'acqua e zucchero'), quando i cattivi non erano soltanto nella DDR. La generazione del Micoren, cioè quella di Garritano, aveva almeno l’attenuante della scarsa consapevolezza, diversamente da quelle successive. Un ragazzo con grande forza dentro, che si riprese anche dal gravissimo infortunio nell’Atalanta per avere una carriera inferiore alle attesa ma comunque buona. Nessun rimpianto per presunti ‘bei tempi’, pensando a come venivano trattati i calciatori.

La settimana di vacanza di Antonio Conte a Torino, con i resti della squadra allenati da Stellini, viste le assenze dei nazionali non avrà grandi effetti pratici ma ha fatto più rumore di eventuali dimissioni, peraltro inspiegabili visto che il Napoli è perfettamente in corsa su tutti i fronti. L’esperienza fatta due anni fa con Spalletti ha insegnato a De Laurentiis che non si lascia andare via un allenatore che funziona, anche se è scontento per motivi che non sa bene nemmeno lui: se Conte vuole lasciare Napoli dovrà farlo con modalità diverse dal solito. Certo è che questa cosa dello stress di Conte sembra una gigantesca scusa per rimandare un vero chiarimento, come se Allegri o Chivu o Di Francesco non avessero preoccupazioni.

Il ricordo personale che Antonio Cassano ha del famoso Roma-Sampdoria 2010, con la doppietta di Pazzini che di fatto fece perdere lo scudetto ai giallorossi di Ranieri (lo vinse l'Inter del Triplete mourinhano), passerà nel dimenticatoio al di là di qualche ora di polemica social. Perché nessun club e nessun personaggio, nemmeno Totti che in fin dei conti è fuori dal giro (come Cassano, peraltro) e non ha bisogno di mendicare un posto, ha interesse nel dare pubblicità ad un discorso allusivo come ce ne sono stati tanti nella storia della Serie A, qualcuno punito con squalifiche e retrocessioni ma il 99,9% no. Con il metro usato per la telefonata Garonzi-Clerici dovrebbero esserci 15 retrocessioni all'anno.  

stefano@indiscreto.net