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I tempi di Galeone

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© LAPRESSE
L'addio di Allegri e Gasperini, le due retrocessioni di Pioli e la filosofia del Genoa

Soltanto la divina casualità del calcio poteva far disputare Milan-Roma lo stesso giorno in cui è venuto a mancare Giovanni Galeone. Nella sfida fra due dei suoi migliori ex giocatori, che facciamo fatica a chiamare allievi vista la differenza nel tipo di gioco proposto, avrebbe probabilmente tifato per Allegri, del quale negli ultimi anni era quasi diventato un interprete oltre che un amico. Questo nulla toglie alla sua ammirazione per Gasperini, definito “Il mio giocatore più bravo tatticamente” e per suoi ex ragazzi che grandi allenatori non sono diventati, da Sliskovic a Leo Junior, con un asterisco per Gattuso che dopo diversi fallimenti è ancora in tempo per scrivere la storia. Con Galeone ci lascia una persona molto intelligente, uno dei pochi uomini di calcio della sua generazione ad avere un’estrazione e una cultura borghese. Un bravo allenatore, anche senza la retorica del ‘maestro’ che per i morti è uno standard, che sapeva cosa piace ai giornalisti: una buona stampa che però non l’ha mai aiutato ad avere chance su una grande panchina. Se vogliamo trovare la sua lezione, questa è proprio il non dare lezioni. Nessuna ossessione, solo calcio. 

In questo momento a Firenze nessuno ritiene Pioli un maestro e la sconfitta con il Lecce è quasi certamente la sua fine per quanto riguarda la sua avventura viola. Mettiamo il ‘quasi’ perché con Commisso sempre lontano e dopo le dimissioni di Pradé, il grande sponsor di Pioli, non vediamo chi possa mettere la faccia sulla scelta del nuovo allenatore della Fiorentina. Il problema non è nemmeno che la classifica sia da Serie B, perché a dispetto di quanto visto negli ultimi mesi la rosa è buona, anche se meno rispetto alla vagonata di soldi spesa (25 milioni per il solo Piccoli) in estate e certo non inferiore a quella del Bologna, ma l’essere a metà del guado in tutto: la dirigenza, lo stadio, le ambizioni nell'immediato. Chiunque la alleni non pensiamo che la Fiorentina retrocederà come quella 1992-93, che riuscì nell’impresa avendo in squadra Batistuta, Effenberg, Brian Laudrup, Baiano, eccetera, in difesa anche… Pioli, ma certo a inizio novembre la stagione può già dirsi buttata. In questo momento, visto oltretutto che Pradé non c’è più, l’unica mossa sensata sembra il ritorno di Palladino tirando una riga sul passato.

Tutto dirigenziale il problema del Genoa, perché Vieira l’anno scorso aveva fatto bene e adesso è stato lui a fare un passo indietro, per dare una scossa a una squadra modesta, anche in rapporto al budget, costruita da Marco Ottolini che fra poco tornerà alla Juventus ed è già stato sostituito da Diego Lopez. Il giovane spagnolo ha sempre lavorato in Francia, ma con ruoli di vero potere soltanto al Bordeaux e al Lens, e più che un costruttore di squadre è un super-scout, uno bravo a trovare talenti da media Ligue 1, e quindi al Genoa sperano da bassa Serie A, in Africa e in Sudamerica, tenendo a galla i suoi club a forza di plusvalenze. Difficile che con queste premesse i tifosi possano sognare, pur indottrinati a colpi di 'sostenibilità' e 'plusvalenze'. 

stefano@indiscreto.net