Maradona è potenzialmente il più grande marchio sportivo del mondo, visto che si riferisce all’unico fuoriclasse capace di essere al tempo stesso dentro al sistema e contro il sistema. Altri sportivi e altri calciatori si sono trovati nella stessa situazione, ma erano/sono di livello molto inferiore, con meno da perdere. Tutta questa premessa per dire che i cinque eredi (all’ultimo conteggio) del più grande di sempre, o giù di lì, hanno firmato un'intesa a lungo termine con l'imprenditore svedese-iraniano Ash Pournouri e la sua Electa Global per lo sfruttamento del marchio Maradona per abbigliamento, scarpe, accessori, eccetera, per il mercato europeo. In altre parole gli eredi incasseranno dall’immagine di Maradona molto di più rispetto ai beni materiali lasciati alla sua morte, avvenuta in circostanze che fa troppo male ricordare.
La vera curiosità è però questa: chi sono gli eredi di Maradona? Dal groviglio di cause, appelli e test di paternità la situazione presente dice che gli eredi sono appunto cinque: le figlie avute con Claudia Villafane, cioè Dalma (38 anni) e Giannina (36), il figlio avuto con Cristiana Sinagra, Diego Armando Maradona junior (39 anni), la figlia avuta con Valeria Sabalain, Jana (29 anni), e il giovane Diego, 12 anni, avuto da Veronica Ojeda. Un elenco che potrebbe aver bisogno di aggiornamenti, ma il punto non è la vita privata di Maradona bensì il modo in cui voleva gestire la sua immagine. Come mai il campione del mondo 1986 (e lo sarebbe stato anche nel 1978 senza l’ostracismo dello spogliatoio dell’Albiceleste) quando era in vita non ha mai sfruttato il suo marchio, nemmeno nei momenti di crisi finanziaria? Crisi finanziaria per lui, perché alla sua morte nonostante tutti i disastri e le spese folli aveva lasciato un patrimonio di circa 70 milioni di euro.
Intendiamoci, non è che Maradona non avesse sponsor, anzi dalla Puma alla Coca Cola ne aveva più di Sinner e ha guadagnato cifre incredibili, amando il denaro come solo gli ex poveri possono fare. Il suo amico e primo agente, Jorge Cyterszpiler, figura anch’essa a suo modo tragica, si limitava a firmare contratti e a mandare i proventi alla Maradona Productions, in Liechtenstein. Ma Maradona non ha mai voluto diventare un marchio, come era stato Pelé e come sarebbe stato ad esempio Michael Jordan: lo disse a Jorge e lo avrebbe detto ai suoi successivi consulenti, sia quelli onesti sia quelli disonesti, che tanti danni gli hanno creato, visto che solo in Italia i debiti fiscali erano arrivati a 40 milioni di euro.
La naturale diffidenza vero il business gli suggeriva che il Maradona imprenditore non sarebbe stato percepito come ‘vero’ dalla gente e nemmeno da lui stesso. Non era uno stupido, sapeva che dando tutto in mano all’IMG della situazione avrebbe cerato un impero pazzesco, ma non volle fare una cosa che reputava ‘da americani’, o peggio ancora (da suo punto di vista) da Pelé. Quanto ci manca.
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