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Cannavaro e i suoi fratelli

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© APS
Il progetto Uzbekistan, il Mondiale a metà stagione, il piano B di Inter e Milan

L'avventura di Fabio Cannavaro sulla panchina dell'Uzbekistan è partita bene, vittoria 2-0 nell'amichevole contro il Kuwait e uno dei gol segnato da Shomurodov, l'ex romanista (tecnicamente ancora della Roma, che lo ha prestato al Basaksehir, è in scadenza di contratto), ma anche di Genoa, Spezia e Cagliari, che della nazionale uzbeka è capitano e leader ogni epoca come marcatore. Nella storia uzbeka c'è anche il predecessore di Cannavaro, Kapadze, che dopo aver rilevato la squadra da Katanec l'aveva portata a qualificarsi per il Mondiale e a fare la piccola storia del calcio, visto che dalla fine dell'Unione Sovietica l'Uzbekistan è soltanto la terza repubblica ex sovietica (le altre sono Russia e Ucraina) a qualificarsi per il torneo più amato del pianeta, per quanto Infantino e i suoi grandi elettori stiano facendo di tutto per svalutarlo. Ma cosa volevamo dire? Ah sì, che al netto della buona stampa di cui godono tutti i campioni del mondo 2006 in Italia quasi nessuno li vuole, se non per buttare un grande nome in pasto ai tifosi (ciò che accadrà fra poco con De Rossi). Insomma, Lippi ha ispirato soltanto Gilardino, Grosso e Pippo Inzaghi. Si spera, a scoppio ritardato, anche Gattuso. 

Cosa può significare il Mondiale in inverno di cui si sta parlando tanto anche in sedi istituzionali come l'EFC? Prima di tutto una miriade di articoli e servizi nostalgici, del genere 'Signora mia, come era bello il caldo di una volta', ma anche una diversa strutturazione dei calendari, sulla falsariga di quanto è stato fatto per Qatar 2022. Infantino intende iniziare dal 2034, con l'edizione in Arabia, ma forse anche nel 2030 se gli riuscirà (e gli riuscirà) il colpo di mano delle 64 squadre. Di base il cambio di collocazione, in novembre-dicembre invece che in giugno-luglio, a prescindere dal clima, non sembra una cattiva idea se pensiamo alle condizioni in cui i calciatori top arrivano all'estate. A novembre non ci sarebbe questo problema e per la qualità del gioco del Mondiale sarebbe un gran bene. Poi è chiaro che tutto è business, ma lo è (era) anche il Mondiale in estate.  

San Siro sta proseguendo la lunga marcia verso la sua svendita a non si sa bene chi (certo la faccia è quella di Inter e Milan), con la comunicazione più o meno indirizzata che non riesce a nascondere le figuracce quasi quotidiane dei protagonisti, politici e non, di questa operazione. Impressionante che siano passate soltanto due settimane dalla sentenza del TAR che di fatto avrebbe reso difficilissima la costruzione dello stadio del Milan a San Donato, cioè il piano B del club rossonero che per qualche tempo era stato spacciato per piano A, e che in pochi ne abbiano parlato su media mainsteram. Se consideriamo che l'Inter un piano B nemmeno ha mai finto di averlo, il mitologico scenario di San Siro lasciato vuoto in caso di mancata svendita, buono solo per Vasco Rossi e Elodie, si è confermato quella bufala che era sembrato fin dal primo momento. 

stefano@indiscreto.net