San Siro vivrà fino al 2032, quando lo stadio attuale sarà abbattuto per essere sostituito da quello nuovo costruito a poca distanza da Inter e Milan, che diventeranno proprietarie dell’intera area che per il resto sarà occupata dal centro commerciale più grande d’Italia, da uffici, ristoranti e alberghi di lusso. Questo almeno è il sogno di Oaktree e Redbird, senza stare a sottilizzare sulle oscure catene di comando e citando per comodità i frontman, con bonus, Marotta e Scaroni. Un sogno diventato più concreto dopo il voto del consiglio comunale di Milano lunedì scorso, che potrebbe (condizionale obbligatissimo) favorire la vendita, anzi svendita visto che avverrà a un quinto dei prezzi di mercato, dell’area a Inter e Milan entro il 10 novembre, data da cui scatterebbe il vincolo sul secondo anello, che poi non potrebbe essere più abbattuto. In realtà ci sarebbe da discutere anche sulla data, foto del 1955 alla mano (il vincolo scatta dopo i 70 anni), ma andiamo oltre.
Lasciamo stare la politica, pur decisiva nella vicenda, e la ricostruzione di un caso di cui sul Guerin Sportivo abbiamo scritto tante volte e che adesso sta attirando l’interesse del mondo, e rimaniamo sul presente. Acquistare l’area è solo l’inizio di un iter che con grande ottimismo potrebbe portare all’inizio dei lavori per il nuovo stadio da 71.500 posti nella prima parte del 2027 e alla disputa della prima partita nel 2031, quindi in tempo per il mitologico Europeo 2032 con finale probabilmente a Istanbul. Sempre che la magistratura non si interessi in maniera più approfondita a questa operazione, che dal punto di vista delle attuali proprietà e staff dirigenziali di Inter e Milan non ha certo bisogno di noiosi dettagli come le partite. Per vendere al massimo possibile del loro valore di mercato i club sarà sufficiente una vendita con manleva (traduzione: nel caso l’atto venisse impugnato o annullato il Comune dovrebbe addirittura pagare i danni a Inter e Milan) e un progetto approvato, poi accada quello che deve accadere. Difficile pensare che nel 2031 nerazzurri e rossoneri, per entrambi quattro proprietà diverse (in alcuni casi questa diversità era formale) negli ultimi 12 anni, abbiano lo stesso azionariato di oggi.
Rimanendo nell'orticello calcistico, è interessante notare che dei 197 milioni di euro totali della (s)vendita soltanto 73 riguardano lo stadio propriamente detto, soltanto sette volte l'affitto annuale pagato da Inter e Milan. Pagato oltretutto a metà, visto che dal 2019 manca quasi totalmente la manutenzione concordata. Non siamo esperti di finanza, nemmeno al livello di quelli della mutua che negli ultimi tempi vengono schierati insieme a ex calciatori folgorati dall'architettura di Norman Foster, però riusciamo lo stesso ad inituire che se un immobile viene lasciato andare in malora la situazione avvantaggia i potenziali compratori e non certo il venditore. Rimanendo sempre sul calcio, si sta facendo credere ai tifosi, molti dei quali verranno sbattuti fuori dai prezzi esorbitanti, da turisti, che lo stadio di proprietà (facciamo comproprietà, quindi già si parte male) permetterà di prendere Yamal e Bellingham in scioltezza. Vediamo la Juventus 2024-25, che dallo Stadium ha ricavato 65,4 milioni, di cui 33,2 da abbonamenti e soltanto 32,2 da incassi da matchday, quindi biglietti singoli, merchandising, annessi e connessi. Incassi non molto lontani da quelli che ci sarebbero stati in ogni caso. E comunque in totale per un club come quello bianconero, il cui stadio è anch'esso costruito su un'area venduta a prezzi stracciati, i ricavi da stadio rappresentano il 12,3% del fatturato. Non si capisce il vantaggio calcistico di Inter e Milan, che da abbonamenti e biglietti ricavano molto di più a fronte di un affitto modesto.
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