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La Nazionale che brucia

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© LAPRESSE
Il futuro di Spalletti, Pirlo a Dubai, l'Inter da Serie C e il campionato delle donne

Quale futuro per Luciano Spalletti? In due anni passato da genio del calcio, dopo lo scudetto stravinto con il Napoli, a ennesimo allenatore bruciato dalla Nazionale, ambiente che quasi sempre chiude le carriere ad alto livello sia di chi fa bene sia di chi fa male, al di là di soldi poi raccattati di pura fama. Unica eccezione da Valcareggi ai giorni nostri è stato Antonio Conte, che non a caso in azzurro è stato a metà strada: un buon Europeo 2016 prima di salutare per il Chelsea. Venendo a Spalletti, che nella recente intervista a Repubblica è sembrato un uomo distrutto, dopo il ritorno in pista di Allegri e Sarri è rimasto insieme a Mancini (si torna alla Nazionale…) l’unico allenatore italiano importante senza una panchina, ma a differenza di Mancini sembra proprio avere dato tutto. 

Se Spalletti rimane comunque un maestro di calcio, questa qualifica è ancora in sospeso per Andrea Pirlo, nominato tale sulla fiducia a reti unificate nell’estate 2020, dopo che Agnelli lo aveva messo al posto di Sarri senza che avesse mai guidato nemmeno una squadra di Pulcini. Con il senno di poi Pirlo fece anche discretamente: quarto posto (la sfortuna fu che fosse dopo 9 scudetti consecutivi), vittorie in Coppa Italia e Supercoppa, un buon rapporto con i giocatori. Poi l’esperienza in Turchia e e quella alla Sampdoria non hanno certo fatto decollare la sua seconda carriera, ma la sua nuova destinazione desta comunque sorpresa. Pirlo tornerà infatti ad allenare negli Emirati Arabi, nella locale First Division, in pratica la Serie B, nello United FC che ha sede a Dubai. La Serie B della Serie B, viene da dire, visto che l’Arabia Saudita ormai attira il meglio degli emigranti di lusso, più o meno bolliti. Magari Pirlo non è un misto di Happel e Michels, ma di puro nome avrebbe potuto ambire a qualcosa in più.

Retrocesso Milan Futuro, arriva in Serie C l’Inter Under 23 anche se non c’è alcun automatismo visto che il progetto era in piedi da tempo e adesso partirà sul campo, con le stesse logiche di Juventus, Atalanta, Milan e prossimamente Roma: un parcheggio per chi dopo la Primavera non ha richieste almeno in Serie B, uno strumento di pubbliche relazioni con gli addetti ai lavori del calcio italiano, un plusvalenzificio perché mettere il marchio Inter a un giocatore di Serie C lo rende un po’ meno di Serie C. Questo non toglie che a qualcuno (Fagioli, Iling, Soulé, Jimenez, Liberali) la mini-esperienza in C sia stata utile: per come sono messi i club ‘veri’ di questa categoria, non è fantacalcio ipotizzare fra qualche anno un girone tutto di seconde squadre della A (attualmente limitate a quattro, al di là del fatto che ora in C ce ne siano tre) visto che pur con budget importanti, da 10 milioni a stagione, i conti tornano. Finora la delusione, e crediamo sarà così anche per l’Inter allenata da Stefano Vecchi che giocherà le sue partite casalinghe a Monza, è stata la risposta del pubblico: pochi tifosi delle squadre per così dire vere seguono quelle B (mai oltre le mille presenze, raramente oltre le 500), anche solo per sapere i risultati, e senza un’identificazione territoriale non è stato intercettato alcuno di nuovo.

Dopo l’entusiasmante Europeo della Nazionale il calcio femminile torna alla sua realtà quotidiana, piuttosto triste se vogliamo uscire dal giornalisticamente corretto. La presentazione dei calendari non è quest’anno stata banale, visto il cambio di formula, di cui si sentiva il bisogno, e la coppa di Lega (Serie A Women’s Cup), in aggiunta alla Coppa Italia, di cui invece nessuno sentiva il bisogno, così come del cambio di nome esterofilo del campionato, come se Women attirasse più di Donne. Per il campionato 12 squadre, 2 in più dell’anno scorso, e partite di andata e ritorno purtroppo senza playoff, occasione di visibilità persa. Ma a prescindere dal tifo azzurro qualcosa si sta muovendo, la passione cresce per gradi e non può essere imposta per legge.

stefano@indiscreto.net