Imbarazzata e imbarazzante presentazione di Gattuso nuovo commissario tecnico della Nazionale, affiancato dal suo grande sponsor Buffon, che ha parlato di scelta concertata (ma non dovrebbe essere una scelta del presidente federale?), e da un Gravina che rispondendo a una precisa domanda su Ranieri ha ammesso che Gattuso non fosse la prima scelta (se è per questo nemmeno la seconda). Non proprio un bell’inizio anche se la qualificazione al Mondiale, certo non impossibile, cancellerà tutto. Gattuso ha tenuto un atteggiamento intelligente, smarcandosi dal Gattuso giocatore che dopo 12 anni in panchina è ancora il Gattuso più conosciuto: interessante il proposito di far rimanere a Coverciano i convocati infortunati o presunti tali. Il punto più basso della conferenza stampa è stato toccato da Gravina quando si è messo a elencare le inutili medagliette delle selezioni giovanili e addirittura a ringraziare Viscidi, fra i primi colpevoli del livello tecnico medio scadente dei calciatori italiani. Poco chiara la figura di Prandelli, sorta di coordinatore del coordinatore.
Il pareggio dell’Al-Hilal con il Real Madrid è una prima risposta di Simone Inzaghi a chi non ha digerito il suo addio all’Inter e non ci riferiamo a chi scrive sotto dettatura ma ai dirigenti neroazzurri, in particolare Marotta, che dopo averlo lasciato andare con sollievo adesso quasi tifano per un suo fallimento, come a dire che a contare è la società e non chi sta in panchina. Fra l’altro non è mai stata l’idea di Marotta, che nella costruzione delle squadre è sempre partito dall’allenatore e che per il post Inzaghi aveva pensato, nell’ordine, a Italiano, Fabregas e De Zerbi, prima di farsi andare bene un Chivu con 13 partite di Serie A nel curriculum. In ogni caso la narrazione di Inzaghi che avrebbe sorpreso tutti andandosene dopo la finale di Champions è palesemente falsa. Si fa migliore figura a non parlarne più.
Dal curriculum di Chivu a quello di Carlos Cuesta, nuovo allenatore del Parma per scelta Federico Cherubini, che ha avuto modo di conoscerlo nelle giovanili della Juventus, dove è stato due anni. Bello che un trentenne abbia una chance in Serie A, ma cosa ha fatto Cuesta finora? Sempre l’assistente, anche nelle giovanili oltre che con Arteta all’Arsenal. E nemmeno ha un passato da calciatore che lo renda credibile nel rapporto con i giocatori di una realtà ambiziosa e costosa come il Parma attuale. Altra macchina di Formula 1 data in mano a un neo-patentato: una volta trovi Verstappen, ma quasi sempre no.
Altro club che dovrebbe, fra poco, diventare americano è il retrocesso Monza, con i Berlusconi che si libereranno di questa fonte di perdite fisse, senza nemmeno visibilità o altri vantaggi concreti, salvando nel contempo la posizione di Adriano Galliani, anche se l’orgoglio del vecchio campione probabilmente gli impedirà di lavorare sotto Baldissoni e a fianco di Burdisso. Fine di varie epoche, proprio nei giorni in cui il Monza piange la scomparsa di Aurelio Cazzaniga, il dirigente (e per tre anni anche presidente) del Monza che a metà anni Settanta coinvolse nella gestione della società l’emergente Galliani. Era il Monza di Alfredo Magni, che avrebbe sfiorato una Serie A che sarebbe arrivata più di quaranta anni dopo.