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Il terzo Mondiale di fila

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© LAPRESSE
Perdendo 3-0 in Norvegia, con una prestazione imbarazzante sotto ogni profilo, l'Italia di Spalletti ha compromesso la qualificazione diretta...

L’Italia è sulla buona strada per fallire la terza qualificazione consecutiva al Mondiale. Della trasferta a Oslo non si può infatti salvare niente, a partire dal risultato che di fatto, a meno di un ribaltamento clamoroso nel ritorno in Italia il 16 novembre, e ipotizzando che l’Italia vada bene con Estonia, Israele e Moldova, costringerà gli azzurri ai rischiosissimi playoff che già con Svezia e Macedonia hanno detto male. Questa era la partita chiave del girone e la squadra di Spalletti l’ha fallita sotto ogni profilo, senza fare un tiro in porta (anzi uno solo, un fiacco colpo di testa di Lucca al 92') e perdendo ogni duello. Sembrava di rivedere le squadre italiane da trasferta degli anni Settanta e Ottanta, sovrastate da avversari mitizzati e che sembravano grandi il doppio, ma senza la capacità di difendersi di quelle squadre italiane di una volta (che, va detto, sfruttavano le regole di una volta).

Il linciaggio dell’allenatore è sbagliato perché tardivo, visto che Spalletti avrebbe dovuto dimettersi nell’estate 2024 non per l’ottavo di finale europeo perso con la Svizzera, cosa che ci poteva anche stare anche se non in quel modo, ma per il cattivo ambiente che aveva creato, insieme ai dirigenti della FIGC (imbarazzante anche il lavoro di Buffon, in questo senso): ragazzi slegati fra di loro, senza certezze, senza il minimo desiderio di buttarsi nel fuoco per un compagno e meno che mai per il ct. Bastoni e Barella bollitissimi dalla finale di Champions, Retegui senza un pallone, Coppola fuori contesto non per colpa sua, Tonali superficiale, Di Lorenzo che contro Nusa sembrava un esordiente. In generale poca comunicazione in campo, forse anche fuori. Di sicuro l'ennesima partita senza domani fallita da Spalletti, con decine di indizi a fare una prova.

In un anno è insomma cambiato pochissimo, sotto la superficie di calciatori che fanno il compitino trasformando il calcio in rugby, senza nemmeno l’accenno di un dribbling. Il 3-0 è stato il peggior risultato in un primo tempo dell’Italia nella storia delle qualificazioni mondiali e non è stato seguito da una minima reazione nervosa, anche se la squadra nel secondo tempo è stata almeno decente, con la Norvegia a gestire visto che nelle gambe i suoi giocatori hanno la stessa stagione degli italiani. E adesso? L’autocritica non è la migliore qualità di Spalletti, difficile che si dimetta visto che il Mondiale si è fatto complicato ma certo non impossibile e che ci sono tanti assenti (certo non Acerbi) da recuperare. Ma in seno alla FIGC sta crescendo il partito favorevole al suo esonero, che già sta facendo circolare la saggia idea di Ranieri e la pazza idea, a pensarci bene non così pazza, del ritorno di Mancini. Discorsi prematuri ma non troppo.

stefano@indiscreto.net