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© Getty Images
La sorpresa di Fabregas all'Inter, La Roma dei consoli e la dimensione di Baroni

Cristian Chivu è il nuovo allenatore dell'Inter, in questo valzer di allenatori innescato dal gran rifiuto di Conte alla Juventus in cui quasi tutti sono seconde scelte lui è forse il più seconda scelta di tutti. Una scelta presa di fretta da Marotta dopo avere valutato in maniera clamorosamente sbagliata la volontà del Como di lasciar libero Fabregas, che dalla certezza della partenza di Inzaghi, quindi da un mese, si sentiva l'allenatore nerazzurro con un percorso da predestinato, dopo una stagione e spiccioli da allenatore di prima squadra. Fabregas ha fatto promesse che non poteva mantenere e che hanno fatto infuriare il presidente del Como Suwarso, di sicuro l'Inter riporta a casa, senza stravolgimenti tattici, uno dei suoi (7 anni da giocatore e 6 da tecnico del settore giovanile), che fino al salto sulla panchina del Parma faceva colloqui per tutte quelle pericolanti di B sentendosi bocciare dai classici direttori sportivi con pelo (quasi uno zerbino) sullo stomaco con la scusa dell'esperienza. Comunque pochi allenatori nell'era moderna con un numero di partite professionistiche inferiore alle 13 di Chivu: tolti i traghettatori alla Marini vengono in mente soltanto Invernizzi e Stramaccioni. Alle tante incognite riguardanti l'Inter dell'anno prossimo si è aggiunto quindi l'allenatore, che magari sarà un genio del calcio ma oggi nessuno può saperlo. Male Marotta, così ansioso di preparare il dopo Inzaghi da non avere una soluzione pronta al 100%.   

Quanto durerà la luna di miele fra Gasperini e la Roma? Quelli bravi invitano ad aspettare i risultati, prima di giudicare, ma così sarebbe troppo facile. Fuori dai giochi di parole, arrivare dopo il quasi miracolo di Ranieri sarebbe difficolissimo per chiunque, a maggior ragione per un allenatore che nei 9 anni a Bergamo è stato trattato come una divinità, nonostante le ultime versioni dell'Atalanta fossero da lotta per lo scudetto con qualunque allenatore, forse anche con l'ex allievo Juric. Se il motivo del no alla Juventus, da sempre inseguita, è stato l'incertezza societaria, non è che sotto questo profilo le cose alla Roma siano migliori: dall'avere sopra come dirigente un collega di grande fama come Ranieri, il cui ritorno in panchina sarà invocato allla prima sconfitta, ai reali obbiettivi dei Friedkin in una realtà in cui gli impediscono di fare lo stadio e tutto il resto. Magari però la struttura a due consoli, che richiama un'epoca gloriosa, funzionerà: la scommessa è proprio questa.

La parabola di Marco Baroni, dopo stagioni in cui ha portato le sue squadre vicine al limite, dal Lecce al Verona alla Lazio fino a poche settimane dalla fine, ha incrociato il Torino di Cairo e forse la sua giusta dimensione è questa, a meno che il presidente granata per celebrare il suo triste ventennio non gli chieda l'Europa o cose del genere, magari dopo avere ceduto Ricci. Certo avere Zapata e Schuurs sani sarebbe un bel punto di partenza, per quella che dopo l'Udinese diventata americana (mancano le firme) ormai è l'unica realtà dichiaratamente di centroclassifica della Serie A, anche se Cairo, non sappiamo su quale base, sta parlando di lotta per l'Europa.